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Domenica, 22 Maggio 2016 19:41

Sermone di domenica 22 maggio 2016 (Romani 11,32-36)

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Testo della predicazione: Romani 11,32-36

Dio ha rinchiuso tutti nella disubbidienza per far misericordia a tutti. Oh, profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza dì Dio! Quanto inscrutabili sono i suoi giudizi e ininvestigabili le sue vie! Infatti, "chi ha conosciu­to il pensiero del Signore? O chi è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo, sì da riceverne il contraccambio?". Perché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen.

Sermone

     Care sorelle e cari fratelli, è un inno quello che abbiamo letto, un inno di lode! E chi sta parlando è un animo entusiasta, un animo che ha scritto con l'ardore del fuoco. Si tratta dell’apice di un discorso che l'apostolo Paolo ha iniziato alcuni capitoli prima, un discorso che comincia molto pacatamente, in modo tiepido, ma che si ravviva e prende sempre più forza, terminan­do, qui al capito 11, in una splendida poesia che scaturisce dal profondo dell’anima.

     Si tratta di un ardore senza pari che la fede ha suscitato in lui. Spesso è proprio questo entusiasmo per Dio che ci manca perché ci siamo assuefatti alla parola “misericordia”, al messaggio dell’amore di Dio; ma qui l’apostolo vuole trasmettere anche noi oggi la sua gioia incontenibile, come incontenibile è l’amore di Dio e la sua bontà.

Ma cos'è che ci può infiammare, entusiasmare, cosa ci può scio­gliere la lingua, al punto da farci cantare e scrivere poesie come l’apostolo?

     L’inno di Paolo comincia con una espressione eloquente: «Oh!». Ma cosa dobbiamo dire per far sì che quelli che ci ascolta­no, e noi stessi, arriviamo ad esclamare questo «Oh!»?

L'entusia­smo dell’apostolo Paolo ha dato le ali al suo pensiero.

     Perché Paolo canta? Perché è entusiasta? Cosa gli è successo?

L'apostolo, dalla libera grazia di Dio ha ricavato un segreto e ce lo rivela. Paolo presenta la buona volontà di Dio di ricon­ciliare con sé tutti gli esseri umani. Egli spiega, a partire dal capitolo 9, che Dio ha fatto un patto con gli antichi padri di Israele e adesso ha deciso di allargare il suo patto nei confronti di tutto il mondo. Israele è rappresentato da un albero d’ulivo e su quell’albero Dio ha voluto innestare noi che non facciamo parte dell’antico Patto.

Ecco realizzate le promesse di Dio fatte attraverso i profeti: «Io chiamerò "mio popolo" coloro che non sono mio popolo, e "nazione amata" quella che non era amata. Nel luogo stesso dove fu detto loro "voi non siete mio popolo" lì saranno chiamati "figli del Dio vivente"».

     Ecco cosa è successo all’apostolo Paolo: è riuscito a percorrere, per un piccolo tratto, le vie sconosciute di Dio; dalle sue profondità è riuscito a pescare un filo rosso e a capire il disegno di Dio. Perciò Paolo loda l'irraggiungibile, imprendibile grandezza di Dio. Una gran­dezza che l'apostolo vede come profondità: immaginate una superfi­cie liscia di acqua attraverso la quale non si può vedere la pro­fondità, la superficie rispecchia il cielo, ma continua a nascondere ciò che vi sta sotto.

     La profondità tace, è muta! Chi può scoprire cosa c'è in lei? Ci si può tuffare, ma nessuno può ad arrivare fino al fondo. «Così è Dio!», così è la sua ric­chezza, la pienezza delle sue possibilità non si esaurisce mai, la sua saggezza è profonda, la sua bontà è grande... Quindi la domanda: «Chi può conoscere il pen­siero di Dio?» Questa domanda rivolge Giobbe a Dio che gli risponde (41,3): «C'è forse qualcuno che mi ha anticipato qualcosa perché io debba rendergliela?».

     Dio non dà nessuna spiegazione.

     Dio rimanda colui che gli fa le domande a suo posto, per questo l’apostolo afferma: «Quanto inscrutabili sono i suoi giudizi e ininvestigabili le sue vie».

     Tuttavia, Paolo esalta il Dio nascosto. Perché?

Perché Dio non è rimasto nascosto, ma si è rivelato. Come?

Come? In Gesù che è la sua rivelazione di Dio, la sua presenza tra noi, la sua parola pronunciata: Dio si è rivelato, ecco il giubilo dell'apostolo, ecco l'Evangelo e il suo invito alla gioia.      Cosa ci dice questa rivelazione? Cosa rivela Dio nella persona di Gesù in mezzo a noi?

Ci rivela la sua volontà di amarci, senza riserve, di un amore sovrabbondante; ci rivela che il nostro peccato non ci separa più da lui perché ci accoglie così come siamo e permette la riconciliazione; ci rivela che non ci ama perché lo meritiamo, ma semplicemente perché ci considera suoi figli e sue figlie. Gesù ci ha parla di una Dio non più lontano, ma vicino; non di un Dio che punisce e castiga, ma un Dio che accompagna e sostiene e ci cerca come fa il pastore per la pecora smarrita.

Gesù è venuto a dirci che Dio ci è vicino come un amico che non ci abbandona nel momento del bisogno, con lui possiamo confidarci, è affidabile.

Così sì che posso sopportare il Dio lontano e inscrutabile, trascendente, irraggiungibile, perché ne posso fare l’esperienza.

     Invece tante volte, fratello, sorella, ti sei arreso/a perché hai sentito Dio distante, muto, sordo: non rispondeva al grido della tua anima ferita. Forse avresti avuto solo bisogno di parlare e di essere ascoltato/a. Quante volte hai pensato che Dio aveva altre priorità piuttosto che dedicarsi a una persona di così piccola e insignificante, come te.

     Anche l’apostolo Paolo, aveva vissuto difficoltà estreme, per le quali aveva perfino desiderato di morire. Aveva pensato così fino a quando il suo orizzonte non divenne più ampio e potette vedere l’opera di Dio non soltanto ristretta l’interno del suo piccolo confine umano, ma al di là di esso. Quando l’apostolo percepisce l’infinito amore di Dio per tutti, allora scatta una scintilla, un tassello si mette a posto, ed esclama un “Oh!”.

     Il Dio nascosto, quello che non riusciva a vedere dentro la sua sofferenza e dentro il suo piccolo confine, è invece un Dio che si è rivelato a lui, a noi, un Dio che vuole amarci se solo glielo permettiamo. Profondo è l’amore di Dio; incommensurabile e grande è il suo disegno di misericordia, di bontà, di perdono per tutti.

Ecco il dono di Dio, ecco la rivelazione di Dio: Dio dona se stesso per noi, fino al suo sacrificio sulla croce.

Per noi! Per tutti!

Non per coloro che pensano di meritarlo, ma per coloro che non ne sono degni. Oh, profondità della ricchezza di Dio, quanto è difficile per noi comprendere la gratuità del suo amore che non chiede nulla in cambio. Ciò che ci resta da dire è: grazie! A lui sia la gloria per sempre. Amen!

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

Indirizzo: Via Beckwith 49, Luserna San Giovanni (TO), 10062, ITALIA

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