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Domenica, 20 Novembre 2016 23:52

Sermone di domenica 20 novembre 2016 (Apocalisse 21,1-7)

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Testo della predicazione: Apocalisse 21,1-7

Vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c’era più. E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scender giù dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii una gran voce dal trono, che diceva: «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate». E colui che siede sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». Poi mi disse: «Scrivi, perché queste parole sono fedeli e veritiere», e aggiunse: «Ogni cosa è compiuta. Io sono l’alfa e l’omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell’acqua della vita. Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio.

Sermone

Care sorelle e cari fratelli, l’apocalisse è un libro scritto durante le difficili persecuzioni della chiesa da parte dei romani e in particolare dell’imperatore Domiziano. Ci sono scritte parole di conforto e di consolazione per poter superare tempi difficili e duri; si poteva morire per la propria fede, solo per il fatto di essere cristiani, come accade ancora oggi, in alcune parti del mondo dove le chiese sono incendiate e i credenti uccisi.

L’autore dell’Apocalisse, allora, vede un tempo nuovo, addirittura un nuovo mondo, una nuova terra, una nuova città da abitare, una nuova città santa, Gerusalemme, un mondo dove non ci sarà più il dolore, la sofferenza, il piano e il lutto.

Per certi versi, qui ci è detto che ci sarà una fine del mondo, ma che dopo non ci sarà il nulla, ma un mondo nuovo, finalmente felice.

     Nel Medioevo si credeva che l’anno 1000 sarebbe stato il limite del tempo, oltre il quale ci sarebbe stata la fine. Tutti si preoccupavano e si domandavano: “Cosa succederà, alla fine dei tempi?” È una grande domanda che, ancora oggi, molti si pongono. Alcuni credono perfino di avere la risposta. Da sempre, in tutti i tempi e in tutte le culture, questa domanda ha suscitato angoscia e turbamento e sono state date risposte estremamente diversificate.

     Anche la Bibbia si pone la stessa domanda e ci dà una risposta: dopo la fine di questo mondo ci sarà un nuovo cielo e una nuova terra dove quelli che sono stati perseguitati e condannati ingiustamente per la loro fede vivranno felici: non ci sarà più la sofferenza, il dolore, il pianto e neppure la morte.

     Diciamolo pure, quando leggiamo i giornali o ascoltiamo i telegiornali ci accorgiamo di essere inquieti, vorremmo che il mondo fosse diverso: c’è troppa violenza, guerre, troppa sofferenza, troppo dolore, troppe ingiustizie: non riusciamo a dare una spiegazione al male e non sappiamo reagire concretamente, siamo troppo pochi, piccoli e insignificanti per incidere solo un poco.

     Allora sogniamo un mondo diverso, migliore, fuggiamo e ci rifugiamo negli idealismi. Speso pensiamo che neppure la Chiesa funzioni perché dovrebbe essere pura e perfetta e invece non lo è; così come la nostra società umana che non funziona perché dovrebbe essere onesta e solidale, e invece è fondata sull’egoismo e sulla difesa di ciascuno del proprio interesse.

     Ci costruiamo un mondo ideale, perché la realtà ci spaventa ed è lontana da come la vorremmo. E restiamo fermi, immobili aspettando tempi migliori. Ma così saremo prigionieri di modelli che non esistono e, allo stesso tempo, di una realtà che non ci piace.

     Chiediamo spiegazioni alla Bibbia ed essa ci dice che c’è Uno che siede sul trono che decide di agire per cambiare le cose; ci parla e ci dice: “Io faccio nuove tutte le cose”. È la risposta che aspettavamo? Magari ci dice che ci sarà una sorta di nuovo diluvio universale che spazzerà via tutto il male e fonderà nuovi cieli e nuova terra? Quello che aspettavamo si realizzerà davvero con tutto il nostro compiacimento anche se non abbiamo fatto nulla?

     Ma non sembra anche a voi una specie di programma elettorale, di quelli talmente deliranti da sembrare verosimile? Ma crediamo davvero che il Signore sia un politico di bassa categoria, che si riempie la bocca di promesse vuote ed irrealizzabili? È tutto qui, il Dio in cui crediamo? Un mercante di sogni?

     Dio dice nella Bibbia: «Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine»; alfa e omega sono la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco. Con queste parole ci rivela una promessa e con questa promessa chiude il cerchio e tutte le domande rimaste aperte, tutti i nostri sogni rimasti incompiuti, le ansie non guarite.

     Dio promette di vivere insieme agli esseri umani e ci coinvolge nel suo progetto di umanità. Non siamo soltanto l’oggetto del cambiamento promesso (nuovi cieli e nuova terra!), non siamo soltanto l’oggetto della nuova creazione, l’oggetto del suo amore, ma ci fa attori protagonisti di una nuova realtà che già sta nascendo ed è presente nel nostro mondo colpito dal male e dalla violenza.

     Siamo coinvolti in questa novità, sarà una nuova Genesi, scritta però in modo diverso, non si leggerà: «Nel principio non c’era nulla» perciò Dio creò tutto. Ma si leggerà: «Un mondo di sofferenza e dolore, egoista ed egocentrico, Dio lo ha trasformato in un mondo umano e solidale, fraterno, disponibile e generoso».

     È la nuova Gerusalemme che scende dal cielo. È il “nuovo” di Dio che irrompe nel nostro vecchio presente, ci coinvolge e ci fa sperare in un futuro migliore. Gerusalemme, infatti, è il luogo della presenza di Dio, il luogo dove Dio incontra gli esseri umani, è luogo del dialogo tra i popoli, il luogo della riconciliazione.

     «Dio abiterà con noi» non più lontano. Noi saremo suoi popoli e lui il nostro Dio e asciugherà ogni lacrima: non ci sarà più il dolore e il male.

     Ogni cosa si compie.

     I nostri sogni si realizzano.

     Dio prende in mano il nostro futuro e ci coinvolge in un progetto di fraternità, di un mondo che può cambiare davvero. Ed è una vera speranza per noi e i nostri figli, così liberati dall’angoscia di un futuro incerto.

     Ecco l’Apocalisse, il libro che ci dice che il male ha una fine, come pure la violenza, il dolore, il pianto.

     Viviamo fin da oggi proiettati verso questo futuro, come se già ce lo avessimo, e vedremo cambiare immediatamente anche il nostro presente, la nostra realtà attorno a noi. Se ci crediamo davvero e agiamo di conseguenza, vedremo il lupo abitare con l’agnello, il leopardo sdraiarsi accanto al capretto e un bambino condurli (Isaia 11,6) per mano.

Amen!

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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