Stampa questa pagina
Lunedì, 17 Aprile 2017 09:26

Sermone di Pasqua 2017 (Matteo 28,1-10)

Scritto da

Testo della predicazione: Matteo 28,1-10

Dopo il sabato, verso l'alba del primo giorno della settimana, Maria Maddalena e l'altra Maria andarono a vedere il sepolcro. Ed ecco si fece un gran terremoto; perché un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e vi sedette sopra. Il suo aspetto era come di folgore e la sua veste bianca come neve. E, per lo spavento che ne ebbero, le guardie tremarono e rimasero come morte. Ma l'angelo si rivolse alle donne e disse: «Voi, non temete; perché io so che cercate Gesù, che è stato crocifisso. Egli non è qui, perché è risuscitato come aveva detto; venite a vedere il luogo dove giaceva. E andate presto a dire ai suoi discepoli: "Egli è risuscitato dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete". Ecco, ve l'ho detto». E quelle se ne andarono in fretta dal sepolcro con spavento e grande gioia e corsero ad annunciarlo ai suoi discepoli. Quand'ecco, Gesù si fece loro incontro, dicendo: «Vi saluto!» Ed esse, avvicinatesi, gli strinsero i piedi e l'adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea; là mi vedranno».

Sermone

Cari fratelli e care sorelle, le donne vanno al sepolcro dove è custodito il corpo di Gesù, morto da tre giorni, vanno per ispezionare il sepolcro e assicurarsi che Gesù sia davvero morto.

Nel vangelo è raccontato che la tomba è vuota: un angelo rotola la pietra e vi si siede sopra e dice alle donne: «Non temete, Gesù che è stato crocifisso e che voi cercate non è qui perché è risuscitato».

L’angelo si siede sulla pietra rotolata. Il messaggio è chiaro, significa che la risurrezione di Gesù è definitiva, è per tutte le epoche, per tutte le persone di ogni del globo.

Le donne saranno pure spaventate, sì, ma le guardie svengono: quando si dice delle donne “il sesso debole”. A loro l’angelo dice: «Non temete». La stessa parola detta ai pastori quando Gesù nasce a Betlemme.

Questo racconto non vuole raccontarci un miracolo spettacolare come quello di una risurrezione, ma rivelarci il senso della croce di Cristo per noi.

Alle donne è data una missione: andate e dite che Gesù è risuscitato. Ora i discepoli possono finalmente capire che la morte di Gesù non è stata una tragedia che ha annullato le loro speranze e distrutto il futuro!

La croce, è vero, ha il potere di distruggere un corpo, di porre fine a un ideale, a una eresia. Per i discepoli, la croce aveva anche distrutto la loro speranza, aveva annientato l’orizzonte del regno di Dio che Gesù aveva annunciato, e aveva fatto piombare, di nuovo, le fitte tenebre nel cuore dell’umanità e scolorito la gioia dell’anima che Gesù era venuto a ridestare e a illuminare.

I discepoli, e con loro anche noi, possono ora invece comprendere che proprio la morte di Gesù in croce ha aperto una nuova speranza; le braccia di Gesù aperte sulla croce hanno allargato un orizzonte piccolo e ottuso, hanno steso e dilatato verso il mondo l’amore di Dio confinato dentro un piccolo popolo come Israele.

Questo ci racconta Pasqua, ci dice che, per tutti noi, per il mondo, per l’umanità, c’è speranza. Ci dice che la speranza non muore, che dalle sue ceneri risorge Colui che ha inaugurato un nuovo mondo, non più fondato sul proprio tornaconto, sul propri interessi, e sull’egoismo, ma sull’amore di cui siamo amati, sulla solidarietà, la condivisione della nostra storia, delle nostre vite, delle risorse della terra.

Tutto questo è percepito attraverso gli occhi della fede, occhi che vedono oltre le pietre che tengono chiusi i nostri sepolcri dell’incredulità. Gli occhi della fede guardano dentro le nostre tombe per scoprire che la morte non ha nessun potere di distruggere la speranza.

La persona incredula vede solo una tomba vuota, che non dice nulla, che non racconta nulla. La tomba vuota non è una prova, ma è solo un segno che va letto, capito, interpretato con la fede.

Pasqua è il segno di Dio, è il segno del suo donarsi a noi. Pasqua è il segno che ci è dato e che ci parla del Dio che ama fino a farsi annientare, tradire, rinnegare, dalle sue creature.

Pasqua è la storia del Dio viene a noi e si presenta, non per distruggerci, ma per prenderci per mano perché camminassimo attraversando l’inconsistenza dell’esistere, sorretti da lui, guidati da lui, accompagnati dal suo amore che dà a tutti una prospettiva nuova di vita, nella quale tutti ritrovano il proprio senso.

Pasqua ci dice che Dio è Colui che ci permette di vedere oltre le nostre miserie.

Sorella, fratello, Pasqua ti indica quella croce che ti dice che hai la possibilità di non arrenderti, ma chiudere gli occhi e guardare più lontano, oltre la croce, la risurrezione, oltre i tuoi limiti e la tua disperazione, la vita e la speranza.

Ecco Pasqua. È la risurrezione di ciò che avevi seppellito, perché era morto. Ti era stata tolta la possibilità di guardare oltre te stesso/a, di vedere l’altro, l’altra, il mondo, la storia, tua e degli altri, la vita, Dio stesso.

Pasqua, la risurrezione, è una storia che inizia, là è possibile vivere le contraddizioni della vita e i limiti non come un destino inesorabile che dobbiamo subire, ma come l’opportunità di essere non spettatori, ma attori del nostro destino.

Il senso è: non sei più solo, non sei più sola, non sei solo/a e senza forze, ma le tue ginocchia vacillanti possono riprendere a camminare, la tua anima ferita può guarire, puoi ricominciare, puoi riconciliarti con te stesso/a, con gli altri, con la vita.

Pasqua è la possibilità di ricostruire rapporti distrutti, rimettere in moto il dialogo, il confronto che avevi seppellito.

Pasqua è la possibilità di diventare costruttori del nostro presente e del nostro futuro: costruttori di pace, di giustizia, di nuovi rapporti umani, di solidarietà.

Gesù è risuscitato perché non si uccida più, perché non sia più seppellita la voce scomoda, di chi grida il suo dolore, la sua sofferenza, di chi cerca una patria, di chi fugge dalla guerra e dalla morte, dalla povertà e dalla disperazione.

Gesù è risuscitato perché non ci siano più cimiteri, sulla terra o nel mare, di esseri umani respinti o abbandonati. La risurrezione di Gesù è speranza per tutti.

Credere nel Signore risorto, significa ricevere l’incarico, come le donne al sepolcro: «Andate a dirlo». Che cosa? Che la speranza non muore. Ditelo a voi stessi, ditelo al mondo.

Buona Pasqua a tutti e tutte. Amen.

Letto 2679 volte
Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

Indirizzo: Via Beckwith 49, Luserna San Giovanni (TO), 10062, ITALIA

Tel/Fax: (+39) 0121/30.28.50

Mail: Per contattare il pastore via mail, clicca qui

 

Ultimi da Pastore Giuseppe Ficara