Stampa questa pagina
Domenica, 15 Marzo 2015 12:18

Sermone della Giornata Mondiale di Preghiera (Giovanni 13,1-17)

Testo della predicazione: Giovanni 13,1-17

Era ormai vicina la festa ebraica della Pasqua. Gesù sapeva che era venuto per lui il momento di lasciare questo mondo e tornare al Padre. Egli aveva sempre amato i suoi discepoli che erano nel mondo, e li amò sino alla fine. All’ora della cena, il diavolo aveva già convinto Giuda (il fi glio di Simone Iscariota) a tradire Gesù. Gesù sapeva di aver avuto dal Padre ogni potere; sapeva pure che era venuto da Dio e che a Dio ritornava. Allora si alzò da tavola, si tolse la veste e si legò un asciugamano intorno ai fi anchi, versò l’acqua in un catino, e cominciò a lavare i piedi ai suoi discepoli. Poi li asciugava con il panno che aveva intorno ai fianchi. Quando arrivò il suo turno, Simon Pietro gli disse: Signore, tu vuoi lavare i piedi a me? Gesù rispose: Ora tu non capisci quello che io faccio; lo capirai dopo. Pietro replicò: No, tu non mi laverai mai i piedi! Gesù ribatté: Se io non ti lavo, tu non sarai veramente unito a me. Simon Pietro gli disse: Signore, non lavarmi soltanto i piedi, ma anche le mani e il capo. Gesù rispose: Chi è già lavato non ha bisogno di lavarsi altro che i piedi. È completamente puro. Anche voi siete puri, ma non tutti. Infatti, sapeva già chi lo avrebbe tradito. Per questo disse: ‘Non tutti siete puri’. Gesù terminò di lavare i piedi ai discepoli, riprese la sua veste e si mise di nuovo a tavola. Poi disse: ‘Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate Maestro e Signore, e fate bene perché lo sono. Dunque, se io, Signore e Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Io vi ho dato un esempio perché facciate come io ho fatto a voi. Certamente un servo non è più importante del suo padrone e un ambasciatore non è più grande di chi lo ha mandato. Ora sapete queste cose; ma sarete beati quando le metterete in pratica

Sermone

Cari fratelli, care sorelle,

Abbiamo letto quest’episodio che ha luogo all’inizio delle celebrazioni della Pasqua Ebraica. Ci può sembrare strano che solo Giovanni  ne parla, mente gli altri tre evangelisti raccontano dell’istituzione di quello che noi chiamiamo come la Santa Cena.  Ci fa pensare che per Giovanni, questo atto di Gesù era qualcosa di molto importante – importante quanto condividere con lui il pane e il vino.

Era abitudine di un servo o di una serva quella di lavare i piedi del padrone di casa e dei suoi invitati; tale lavaggio era sempre necessario a causa delle strade piene di polvere nel tempo bello e di fango nella stagione delle piogge.  I poveri, ai tempi di Gesù, andavano spesso a piedi nudi e comunque neppure i sandali, (una  semplice suola con 2 o 3 cinghie) proteggevano molto!

Ma  noi abbiamo letto che Gesù, durante la cena «...si alzò da tavola, si tolse la veste e si legò un asciugamano intorno ai fianchi, versò l’acqua in un catino, e cominciò a lavare i piedi ai suoi discepoli..». Allora, viene da pensare che Gesù non lavasse i piedi solo perché erano impolverati o infangati.

Perché questo gesto?

In un mondo che non aveva i mezzi visivi di comunicazione che abbiamo noi, spesso troviamo nella Bibbia che i profeti o i maestri usavano un gesto o un oggetto per farsi capire o per dare un messaggio importante da parte di Dio. E anche Gesù fa così – anche Gesù, come i profeti che usavano "l’animazione teologica"!

Quando Gesù, dunque, si toglie la veste e si lega intorno ai fianchi un asciugamano, si pone nella veste di uno schiavo, e lo fa, prima di tutto, come gesto d’amore oltre che come necessità dovuta ai piedi sporchi di polvere o di fango.

Vi ricordate le prime parole che abbiamo letto? «Egli (Gesù) aveva sempre amato i suoi discepoli che erano nel mondo, e li amò sino alla fine»?

La lavanda dei piedi è stata, dunque, prima di tutto, un segno d’amore sincero di Gesù per i suoi discepoli.

Gesù sapeva che poco dopo li avrebbe dovuti lasciare, orfani spiritualmente; sapeva che loro avrebbero avuto paura, tanta paura da tradirlo e abbandonarlo; sarebbero stati dispersi, confusi davanti alla sua sofferenza e alla morte. Gesù voleva che i discepoli fossero sicuri del suo amore. Giovanni non lo dice chiaramente, ma lascia intendere che Gesù  lava anche i piedi di Giuda, prima che lo tradisca, e di Pietro, che prima protesta ma poi lo rinnegherà. In quel momento, il gesto di amore di Gesù era più forte di qualsiasi parola.

Ma il gesto di Gesù, credo abbia anche un altro significato! Gesù dice ai discepoli che sono stati con lui per tre anni e che ancora non hanno capito, che la vera grandezza sta nel servizio.  Loro lo riconoscono come Signore e Maestro , ma non come un servo!  Anzi, aspettano che egli diventi Signore di tutti nel regno che deve venire! «No, tu non mi laverai mai i piedi», gli dice Pietro. «Tu sei il nostro Signore!». Ma Gesù non dice di non essere il loro Signore, lo è e rimane tale, «Voi mi chiamate Signore e Maestro , e fate bene perché lo sono…», ma la sua potenza non si manifesta come i potenti di questa terra, e questo i discepoli fanno molto fatica a capirlo. Poco tempo prima, forse proprio quel giorno, litigavano fra di loro… «Fra i discepoli sorse una discussione per stabilire chi, tra di essi, doveva essere considerato il più importante. Ma Gesù disse loro: "I re  e quelli che hanno il potere comandano, voi però non dovete agire così. Anzi, chi tra di voi è più importante diventi come il più piccolo; chi comanda diventi come quello che serve".» (Luca 22,24 s.).

Ma è difficile per i discepoli capire il significato spirituale del gesto di Gesù, e Gesù lo sa: dice a Pietro, «Ora tu non capisci quello che io faccio; lo capirai dopo».  Il figlio di Dio deve umiliarsi fino alla morte, perché il Regno di Dio non è fatto di quella potenza materiale, di gloria e di ricchezza come i potenti dei regni di questo mondo pensano.  Chi vuole seguire Gesù deve  far parte delle sue scelte; camminare nelle sue orme significa servire, non essere serviti.  Lavarsi i piedi gli uni degli altri vuole dire partecipare con amore, con pazienza, con solidarietà alla vita degli altri e delle altre che incontriamo, segni del Regno di Dio che Gesù è venuto a instaurare.

«Io vi ho dato un esempio perché facciate come io ho fatto a voi»
«…Ora sapete queste cose; ma sarete beati quando le metterete i pratica».
«La chiesa è chiesa solo se e in quanto esiste per gli altri»  (Dietrich Bonhoeffer).

Letto 2860 volte