Culto domenicale:
ore 10,00 Tempio dei Bellonatti
Numero di telefono del presbiterio: 0121.30.28.50
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La cristologia giovannea
Fin dai primi anni del movimento, i cristiani cercarono di giungere a visioni comuni sulla natura di Gesù di Nazareth, tale lavoro si concluse nel Concilio di Nicea nel 325 d.C. Nel Nuovo Testamento vi sono molti sforzi atti a formulare quello che i cristiani volevano dire su Gesù, sulla sua persona e sulla sua opera: essi cercano parole adeguate ad esprimere la loro fede in Cristo. Il Vangelo di Giovanni dà un contributo alla visione che i credenti del primo secolo avevano di Cristo.
La cristologia del Logos
Leggiamo di nuovo il prologo di Giovanni (1,1-18) ponendo attenzione a quanto in esso è affermato circa la natura e l’opera della “Parola”:
1 Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. 3 Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. 4 In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini. 5 La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno sopraffatta.
6 Vi fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per render testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Egli stesso non era la luce, ma venne per render testimonianza alla luce. 9 La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo. 10 Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto. 11 È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; 12 ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome; 13 i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio.
14 E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre. 15 Giovanni gli ha reso testimonianza, esclamando: «Era di lui che io dicevo: "Colui che viene dopo di me mi ha preceduto, perché era prima di me. 16 Infatti, dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia"». 17 Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè; la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo. 18 Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere.
I Vangeli di Matteo e Luca riportano il racconto della nascita di Gesù e una genealogia, quello di Marco parte dal ministero di Gesù. Il Vangelo di Giovanni inizia con un prologo teologico e con la predicazione di Giovanni Battista, non vi troviamo nessuna narrazione della natività e nessuna genealogia. L’intenzione dell’autore è dare rilievo a Gesù come Parola, Logos, che era con Dio fin dall’inizio, partecipa alla creazione e poi diventa un essere umano. In Giovanni, Gesù non nasce neppure per un intervento straordinario dello Spirito Santo, perché egli esisteva da sempre; è la manifestazione incarnata della Parola eterna.
Nei Vangeli, Gesù si rapporta a Dio chiamandolo “Padre”, nel quarto, Gesù parlando di sé dice “Io sono”, un termine che, nell’Antico Testamento, è riferito a Dio: “Io sono colui che sono” (Esodo 3,14).
Nei Vangeli, la festa di Pasqua, durante il ministero di Gesù, passa una sola volta, nel quarto viene richiamata in tre occasioni deducendone che il ministero di Gesù si sia svolto nel tempo di tre Pasque, mentre, secondo i vangeli sinottici nell’arco di un solo anno. È probabile, tuttavia che Giovanni dia un significato teologico alla Pasqua, infatti Giovanni anticipa la passione di Gesù di un giorno, rispetto agli altri vangeli, affinché la crocifissione coincida con il momento in cui gli ebrei scannavano l’agnello pasquale.
I vangeli sinottici parlano dell’ultima cena come una Cena pasquale, e questa non c’è in Giovanni che riporta, invece, la lavanda dei piedi.
Che Gesù sia crocifisso proprio mentre si uccidono gli agnelli per la Pasqua, significa che egli è davvero «L’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo» come dice il Battista in 1,29. Solo Giovanni paragona Gesù all’agnello immolato, gli altri Vangeli, no!
Nel quarto vangelo mancano i seguenti episodi: il battesimo di Gesù; le tentazioni nel deserto; la confessione di Pietro che dice: «Tu sei il Cristo, il Figlio dell’Iddio vivente»; la trasfigurazione, l’agonia nel Getsemani, l’istituzione dell’ultima cena; il grido di abbandono sulla croce. I seguenti elementi sono contenuti solo in Giovanni: le nozze di Cana, il dialogo con Nicodemo, l’incontro con la donna samaritana, la risurrezione di Lazzaro, la lavanda dei piedi ai discepoli.