Culto domenicale:
ore 10,00 Tempio dei Bellonatti

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Introduzione
LA TEOLOGIA CRISTIANA

            Per i cristiani vi è una norma su cui si fonda la Chiesa, questa norma è la Parola di Dio contenuta nella Scrittura. La Chiesa si rende conto del contenuto della sua predicazione attraverso una scienza che si chiama teologia. Tutto ciò che è scienza è solamente un tentativo dell'intelligenza umana per spiegare dei contenuti; nessuna attività umana può essere più che un tentativo, dunque nella scienza rileviamo la sua provvisorietà e limitatezza. La teologia cristiana è il tentativo di appurare determinati fatti, presentandoli in forma di teologia. La teologia è quindi una ricerca e, allo stesso tempo, un insegnamento.

            Il soggetto della teologia è la Chiesa. La Chiesa opera proporzionalmente allo stato in cui, di volta in volta, si trova la sua conoscenza. Dunque la teologia non è una cosa caduta dal cielo, ma è umana e terrestre, quindi sempre passibile di errori, infatti, la Chiesa cristiana non esiste in cielo, ma sulla terra e nel tempo. Noi usiamo la conoscenza così come oggi ci viene donata ben sapendo che dopo di noi altri penseranno e diranno meglio e in modo più profondo quanto noi abbiamo tentato di dire.

            La teologia come scienza è chiamata a rendersi conto del contenuto della predicazione della chiesa. Non esisterebbe alcuna teologia senza il compito della Chiesa di annunciare l'Evangelo e testimoniare la Parola di Dio.

La teologia confronta il contenuto della predicazione con la Sacra Scrittura che rimane il documento fondamentale della vita della Chiesa. Il confronto, quindi dovrà essere continuo. La Sacra Scrittura e le professioni di fede non stanno sullo stesso piano. La Scrittura possiede una autorità vincolante che le professioni di fede non hanno. La teologia si rende conto del contenuto della predicazione, del rapporto fra ciò che viene predicato e ciò che nella Chiesa deve essere considerato come la riproduzione più fedele della Parola di Dio data alla Chiesa.

Per il nostro studio ci baseremo sulla professione di fede più semplice della Chiesa: il "simbolo apostolico" che è stato scritto nel III secolo che risale a una formula antichissima riconosciuta e accolta dalla comunità di Roma. Essa prevalse in seguito nella Chiesa cristiana come formula fondamentale.

Postulato

La fede cristiana è la decisione che dà agli esseri umani la libertà di testimoniare pubblicamente la loro fiducia nella parola di Dio, con azioni e condotta coerenti con la fede.

La fede cristiana

La fede cristiana è una decisione.

La fede è il mistero di Dio (il Dio nascosto) che si palesa; è la libertà di Dio e dell’essere umano in azione. Se non avvenisse nulla vuol dire che la fede non c'è. Nel momento in cui si crede nasce un fenomeno storico: una comunità. E dove esiste tale comunità, dove esiste la fede cristiana, si giunge a una predicazione, ad un annuncio rivolto anche al mondo, al di fuori di questa comunità.

Come si realizza tale Storia?

Mediante l'obbedienza.

La fede è obbedienza, non una adesione passiva.

«La fede cristiana è la decisione che dà agli esseri umani la libertà…».

Si tratta sempre di una concessione fatta all'essere umano, è una porta che viene aperta. Questo significa libertà.

Si tratta della libertà di andare incontro all'altro per rendere pubblica la propria fiducia e conoscenza di Dio. Dio stesso infatti è colui che non volle starsene nascosto, che non volle, né vuole essere Dio per sé; egli, dalla sua maestà regale, scende fino alla bassezza del cosmo da lui creato.

Quando si crede, avviene necessariamente che si proclami la gloria di Dio.

Postulato

La potenza di Dio supera le altre potenze, si oppone vittoriosamente alla potenza in sé in quanto è la potenza del diritto che deriva dal suo amore manifestato in Gesù Cristo.

Il "Simbolo apostolico" conosce solo il termine «Dio Padre» come attributo divino. Più tardi si tentò di parlare di Dio descrivendone l'essenza. Si parlò della sua infinità, eternità, santità, giustizia, misericordia. Ma qualunque cosa noi intendiamo dire con simili concetti umani, si tratterà pur sempre solo di un accenno a Dio dal momento che nessuno di essi potrà esprimere la natura divina così come essa è. Dio è incomprensibile. Ciò che noi chiamiamo bontà e santità di Dio non può essere determinato dall'idea che noi esseri umani abbiamo a proposito della santità e bontà. Nel Simbolo apostolico, in luogo di tutti i possibili attributi sulla natura di Dio si dice solamente «Padre Onnipotente».

Onnipotente significa che Egli è potenza; e potenza vuol dire capacità, possibilità; nei riguardi di una realtà Dio è proclamato: egli possiede questa possibilità; Egli possiede tutto, è il fondamento di ogni realtà. Egli può ciò che vuole. La sua libertà è assoluta.

Dio non fa parte del numero delle potenze terrene e non è neppure la più eccelsa di esse, Dio le sovrasta tutte senza mai venire da loro limitato o condizionato. Egli è il Re di tutti i re.

Dio non è la potenza in sé. Si è pensato a Dio come di questa potentia, la potenza in sé, quasi a esprimere quello che c'è di più divino. La potenza in sé, in realtà è il caos, il male, il diavolo. Hitler soleva chiamare Dio l'Onnipotente, ma Dio non si può intendere partendo da un supremo concetto di forza o di potenza. In questo senso Dio non è l'onnipotente che diventa caos, il tohu wabohu (informe e vuoto, Gen. 1, 2), che il Dio della creazione lasciò dietro di sé e che non volle, allorché creò il cielo e la terra. In sé la potenza è perversa, è la fine di ogni cosa.

La Bibbia non parla mai della potenza di Dio separatamente dal diritto, la sua potenza è un potere legittimo, quindi fondato sul diritto. Dio è Padre: egli vive come Padre del Figlio ed esiste in questa comunità di vita. Quindi l'onnipotenza di Dio quale potenza legittima è quella del Dio che è amore. Ciò che si oppone a questo amore si dimostra come tale, illegittimo, è una potenza che non è vera. Dio la rinnega.

Postulato

Il cielo è quanto vi è di incomprensibile all'essere umano nella creazione, la terra invece è quanto vi è di comprensibile. L'essere umano è la creatura posta a confine tra cielo e terra. Il patto tra Dio e l'essere umano dà significato al cielo e alla terra e ne è il motivo e lo scopo.

CIELO E TERRA

"Creatore del cielo e della terra" è detto nella professione di fede. Possiamo dire che in questi due concetti, cielo e terra, si fa riferimento alla dottrina cristiana della creazione. Riguardo a ciò bisogna tener presente che la fede cristiana è libera, per principio, di fronte a tutte le cosmologie, ossia a tutti i tentativi di comprendere il creato e i criteri della cognizione scientifica che sono, di volta in volta, nel tempo, predominanti.

Ciò che fu creato, nel Credo, viene riassunto con le parole «il cielo e la terra» secondo Genesi 1,1:

Nel principio Dio creò i cieli e la terra.

Lutero pone al centro dell'universo l'essere umano, infatti commenta così il primo articolo del Credo:

«Credo che Dio ha creato me, assieme a tutte le creature…».

In realtà il cielo e la terra indicano un teatro preparato per un avvenimento nel cui centro si trova l'essere umano. Cielo e terra non sono delle cose che esistono per sé, ma per qualcuno, essi trovano la loro ragione d'esistere nell'essere umano e, insieme, provengono da Dio, appartengono a Dio e devono essere considerate in riferimento alla volontà di Dio e alla sua azione.

«Credo in Dio creatore del cielo e della terra» vuol dire che non credo nella creatura, ma in Dio creatore.

Postulato

Quando dei credenti sono uniti a Gesù Cristo, al punto da ritenere

  • la libertà di conoscere la sua Parola come rivolta anche a loro,
  • la sua opera come compiuta anche per essi,
  • il suo messaggio come riguardante loro,
  • di sperare il meglio anche per gli altri uomini e donne,

tutto ciò è esperienza e azione umana, ma ciò non avviene in forza della capacità umana, della decisione e dello sforzo di uomini e donne: ciò avviene unicamente per opera del libero dono di Dio, mediante il quale è loro elargito tutto questo. Dio, in tale elargizione e in tale dono, è lo Spirito Santo.

Nel Credo apostolico abbiamo visto che il primo articolo parla di Dio, il secondo di Dio-uomo, ed ecco che il terzo si occupa dello Spirito Santo e dell'essere umano. Si parla dell'essere umano in quanto partecipe dell'opera di Dio, di una partecipazione attiva. L'essere umano ha un posto nel Credo. Esiste una fede nell'essere umano che è liberamente e attivamente partecipe dell'opera di Dio. Che ciò avvenga dipende dallo Spirito Santo, l'opera di Dio sulla terra; essa corrisponde all'opera misteriosa e nascosta in Dio.

In che modo può partecipare+all’opera di Dio, con la sua libera e attiva cooperazione, l'essere umano?

C'è un rapporto universale fra tutti gli esseri umani e Cristo, egli è fratello di ciascuno. Cristo morì per tutti gli umani e risuscitò per tutti, di modo che ognuno fosse il destinatario dell'opera di Gesù Cristo. C'è qui la promessa per tutta l'umanità. Colui che è giunto alla convinzione che Dio si è fatto uomo, non può parlare né agire in modo disumano.

Postulato

Sotto l'azione dello Spirito Santo, è possibile che qua e là delle persone si uniscano a Cristo e in tal modo anche tra di loro, sorge così una visibile comunità cristiana. Essa è un'immagine dell'unico, santo e universale popolo di Dio, e una comunità di santi e di sante opere: perché essa intende vivere facendosi governare solo da Gesù Cristo, nel quale ha il proprio fondamento; e intende compiere unicamente il proprio servizio d'araldo della sua Parola; essa non ha altro scopo al di fuori della propria speranza, che determina i suoi limiti.

Ekklésia vuol dire comunità, adunanza sorta da una chiamata, da un richiamo. È il raduno di popolo, il quale si ritrova insieme per il richiamo d'un messaggero oppure anche al suono della tromba dell'araldo.

La comunità è il luogo e il convegno di coloro che appartengono a Gesù Cristo per mezzo dello Spirito Santo. È un’appartenenza speciale che lega a Gesù Cristo. Tale appartenenza diventa avvenimento là dove delle persone sono chiamate a partecipare alla Parola e all'opera di Cristo. Questa appartenenza a Cristo produce una relazione vicendevole delle persone fra loro. Lo Spirito Santo, permette l'incontro fra queste persone. Non si può parlare della Chiesa senza riconoscere che essa ha il suo totale fondamento nell'opera dello Spirito Santo!

La comunità cristiana nasce e si stabilisce non per sua natura o per sua decisione, ma come una convocatio divina. Lo Spirito Santo convoca i credenti che così si raccolgono assieme all'appello del loro sovrano.

Per il fatto che vi sono, qua e là, persone che si riuniscono sotto l'azione dello Spirito Santo, qua e là sorge la comunità cristiana visibile. Non è bene parlare di Chiesa invisibile, quella di una città immaginaria, in cui i cristiani sarebbero uniti interiormente ed invisibilmente, perché ciò facendo sottovalutiamo il valore di una Chiesa visibile.

La Chiesa non deve essere intesa come una realtà invisibile, ma come un visibilissimo adunarsi, il quale trae origine dai dodici apostoli. Infatti, la prima comunità era una schiera ben visibile di persone che provocava attorno a sé un’agitazione visibile. Qualora la Chiesa mancasse d'una tale visibilità, non sarebbe nemmeno più Chiesa.