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Lezione 2 - Credere significa confessare la propria fede - 20 gennaio 2015

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Postulato

La fede cristiana è la decisione che dà agli esseri umani la libertà di testimoniare pubblicamente la loro fiducia nella parola di Dio, con azioni e condotta coerenti con la fede.

La fede cristiana

La fede cristiana è una decisione.

La fede è il mistero di Dio (il Dio nascosto) che si palesa; è la libertà di Dio e dell’essere umano in azione. Se non avvenisse nulla vuol dire che la fede non c'è. Nel momento in cui si crede nasce un fenomeno storico: una comunità. E dove esiste tale comunità, dove esiste la fede cristiana, si giunge a una predicazione, ad un annuncio rivolto anche al mondo, al di fuori di questa comunità.

Come si realizza tale Storia?

Mediante l'obbedienza.

La fede è obbedienza, non una adesione passiva.

«La fede cristiana è la decisione che dà agli esseri umani la libertà…».

Si tratta sempre di una concessione fatta all'essere umano, è una porta che viene aperta. Questo significa libertà.

Si tratta della libertà di andare incontro all'altro per rendere pubblica la propria fiducia e conoscenza di Dio. Dio stesso infatti è colui che non volle starsene nascosto, che non volle, né vuole essere Dio per sé; egli, dalla sua maestà regale, scende fino alla bassezza del cosmo da lui creato.

Quando si crede, avviene necessariamente che si proclami la gloria di Dio.

Confessare la propria fede vuol dire dunque rispondere pubblicamente, ma anche prendere posizioni coerenti con la fede in mezzo al mondo.

Quando la chiesa professa la propria fede lo fa a partire dalla sua storia particolare, a partire dal suo contesto storico concreto. La chiesa si rifà anche al linguaggio della Bibbia e delle sue traduzioni, al linguaggio e alle forme di pensiero della tradizione cristiana.

È così, ed è giusto che sia così, ma la testimonianza cristiana, in tutta la sua interezza, va al di là. Il linguaggio della Chiesa non deve essere fine a se stesso, ma bisogna che diventi manifesto il fatto che la Chiesa deve esistere per il mondo come luce che risplende fra le tenebre. Allo stesso modo come Cristo non è venuto per farsi servire, così non è lecito ai cristiani rinchiudersi nella propria fede come se esistessero per loro conto.

La professione di fede deve essere sempre tradotta nella lingua della persona qualunque, dell'uomo della strada, nel modo di parlare di coloro che non sono soliti leggere la Bibbia. È questo il mondo nel quale Cristo inviò i suoi discepoli e nel quale anche noi ci troviamo. Nessuno di noi è solamente un cristiano, ma tutti noi siamo una porzione di mondo.

La professione di fede cristiana nella sua primitiva forma sarà sempre esposta al malinteso. Il mondo vive nell'equivoco di ritenere tutto il cristianesimo come un «amabile incantesimo» il quale va rispettato e non toccato.

Il rapporto fra fede e mondo è stato spesso concepito come una questione di confini, in cui ciascuno rimane al sicuro dentro le proprie barriere. La chiesa non può considerare esaurito il suo compito dentro i propri confini, ma deve far risuonare la propria professione di fede nella cerchia del mondo.

Una chiesa che non si rende conto di avere una missione nel mondo, che preferisce far passare sotto silenzio le ingiustizie verso gli ultimi, è condannata alla sterilità, si incammina verso la propria sepoltura.

La fede è azione, e l’azione è una condotta coerente con la fede.

La fede agisce attraverso l’amore. Che cosa gioverebbe al cristiano parlare e professare la fede con un linguaggio ricco di risorse, se gli mancasse poi l'amore?

Colui che crede è chiamato a pagare di persona. La fede impegna il credente a una coerenza senza pari, a un rigore autentico, ad una onestà profonda con se stesso e con il prossimo, perché là si concretizza la sua fedeltà a Dio che gli è fedele.

Postulato

Dio è colui che, secondo la Sacra Scrittura, è presente, vive, agisce e si fa conoscere a noi nell'opera del suo amore libero, decisa e portata a compimento in Gesù Cristo.

Dio nell’alto dei cieli

Io credo in Dio. Dunque Dio è l'oggetto della fede. Egli è il contenuto della predicazione della comunità cristiana. In realtà, l'idea di Dio è nota ad ogni storia delle religioni e della filosofia, perciò dobbiamo domandarci in che rapporto sta il Dio della fede cristiana con quello della storia religiosa degli altri popoli. Ma chiariamo prima a noi stessi che cosa si intende chiamare «Dio» al di fuori della fede cristiana. Quando si parla di Dio si intende, in genere, un essere concepito come l'ente supremo, come l'ente che determina e sovrasta tutto ciò che esiste. Ma si tratta di una inventiva umana di un arbitrio dell'uomo verso il concetto di Dio, da qui viene fuori un quadro di una grande diversità di risultati che l'essere umano sembra avere in mano.

Dobbiamo capire che Dio non va inteso come un ampliamento dei concetti e delle idee di Dio che ha il pensiero religioso in generale; Dio non si trova nel pantheon delle divinità della fantasia umana; Dio non appartiene a nulla e a nessuno.

Il Dio della fede cristiana non è stato escogitato dagli esseri umani; non si tratta della miglior composizione di ciò che gli umani cercavano. Al contrario, Dio è Colui che, in maniera assoluta, prende il posto di tutto ciò che siamo soliti chiamare Dio; egli elimina ed esclude tutto, fa valere il suo diritto di essere la sola verità.

Quando il cristiano parla di «Dio nell'alto dei cieli» significa semplicemente: Dio è colui che si trova al di fuori di noi. Dio nell'alto dei cieli non vuol dire essere completamente a noi estraneo, ma che egli è Colui che, dall'alto dei cieli, si china verso di noi, che ci è venuto incontro, che è diventato nostro Dio. Questo è il Dio che solo merita di essere chiamato Dio. Secondo la Scrittura egli è presente, vive agisce e si manifesta.

Dio è Colui che si presenta nell'Antico e nel Nuovo Testamento. Qui si parla di Dio. Chi dobbiamo vedere e udire nella Bibbia è Dio. In tutta la Bibbia, non troviamo mai il tentativo di dimostrare Dio. Un tentativo è stato fatto sempre fuori dalla visuale biblica: che tentativo può essere mai quello di dimostrare, accanto a esseri imperfetti:

- l'esistenza di un essere perfetto? (prova ontologica);

- o di dimostrare Dio a partire dall'esistenza del mondo? (prova cosmologica);

- o la potenza ordinatrice nel presunto ordine del mondo? (prova teleologica);

- o di vederne la prova morale attraverso l'esistenza della coscienza dell'essere umano? (prova morale).

Tali dimostrazioni sono sempre fragili se non ridicole. Nella Bibbia si parla di Dio come di Colui che non ha bisogno di dimostrazioni. Nella Bibbia si parla di un Dio che dice: eccomi, dal momento che ci sono, vivo e agisco, diventa superfluo che io venga dimostrato.

Nella chiesa non si può parlare di Dio in altro modo. Dio è imperscrutabile, cioè non è stato scoperto da alcun essere umano. Quando di lui si parla come di qualcuno conosciuto, ciò avviene non perché si è in grado di scrutare la sua essenza, ma perché colui che ci è nascosto sì è svelato.

Dio è imperscrutabile e indimostrabile, ma è anche incomprensibile

Nella Bibbia non ci sono definizioni di Dio che lo racchiudono dentro concetti umani. La Bibbia narra di Dio, ci rende consapevoli della portata del suo agire.

  1. La Bibbia descrive l'opera della creazione. Dio si pone vicino a un altro, un essere differente da lui, la propria creatura, senza averne alcun bisogno; e lo fa con la forza della sua onnipotenza, cioè nel suo amore traboccante.
  2. Viene stretto un patto fra Dio e l'essere umano, fra Dio e una delle sue creature. Egli si presta a diventare il Dio d'Israele, un piccolo popolo disprezzato dell'Asia Minore. E si presta fino al punto di diventare un membro di quel popolo in Gesù Cristo.

3. Tutto ciò costituisce un'opera sola, si tratta dell'opera della redenzione, della rivelazione del disegno dell'amore libero di Dio verso l'essere umano. Si tratta di una nuova via posta sotto il segno di Gesù Cristo in cui Dio stesso si è reso visibile sulla terra. In Gesù Cristo, prende vita l'intera opera di Dio. Chi dice “Dio” dovrà pur sempre dire “Gesù Cristo”.

Quest'opera della creazione, del patto e della redenzione è la realtà in cui Dio è presente, vive, agisce e si rende palese nel mondo. Qui egli dimostra di essere Colui che ama, in lui sperimentiamo che cosa è l'amore: il desiderio dell'altro, per cui il Dio unico cessa di essere solo. Questo è l'amore libero di Dio. L'altezza di Dio sta nell'abbassarsi. Questa è la sua natura, questo è il suo amore libero.

Dio Padre

Il Dio uno, è per natura Padre, origine del proprio Figlio e, unicamente a questo, fonte dello Spirito Santo. In virtù di questo suo modo di essere egli è, per grazia, il Padre di tutti gli uomini e le donne, che, nel tempo, chiama a diventare suoi figli nel Figlio, mediante lo Spirito Santo.

Il Dio uno, il Dio nell'alto dei cieli è Padre

Ecco il Dio uno. Non tre dèi, non un Dio frantumato e diviso. La Trinità non parla di tre dèi; la Trinità parla con esattezza del Dio uno e unico. Si tratta di una sola opera dell'unico Dio; un'opera che è tutta movimento.

La Bibbia chiama Dio “Padre”. Il nome di Padre non è per Dio un soprannome dato a lui da noi, partendo dall'esperienza umana. Le cose non stanno in modo che partendo dalla paternità umana si possa parlare di quella divina. Al contrario, la paternità divina è l'origine di ogni paternità naturale. La lettera agli Efesini sostiene che «Ogni paternità in cielo e sulla terra viene da lui» (Ef. 3,15). Dio Padre è il modo di essere di Dio. Dio è Padre nel proprio Figlio, il quale sussiste, e a sua volta è Dio per se stesso. Questo rapporto tra Padre e Figlio non esaurisce la natura divina: essi confermano la divina unità mediante lo Spirito Santo. Dio Padre e Dio Figlio sono assieme l'origine dello Spirito Santo. Vi è un unico Dio nei suoi tre «modi di essere». Infatti «persona» nell'uso della lingua latina e greca voleva dire esattamente «modo di essere». Quando la chiesa cristiana parla di Dio uno e trino, intende che Dio non è in un modo solo, ma egli è Padre, come è Figlio e come è Spirito Santo.

Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

Indirizzo: Via Beckwith 49, Luserna San Giovanni (TO), 10062, ITALIA

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