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Domenica, 11 Ottobre 2020 18:55

Sermone di domenica 11 ottobre 2020 (Deuteronomio 30,11-14)

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Testo della predicazione: Deuteronomio 30,11-14

Questi comandamenti, che oggi vi do, non sono incomprensibili per voi, e neppure irraggiungibili. Essi non stanno in cielo, così da dover dire: «Chi salirà in cielo e li porterà a noi, perché possiamo conoscerli e metterli in pratica?». Essi non stanno neppure al di là del mare, così da dover dire: «Chi andrà al di là del mare e li porterà a noi, perché possiamo metterli in pratica?». La Parola del Signore è molto vicina a voi, sulle vostre labbra e nel vostro cuore, affinché vi sia possibile metterla in pratica.

Sermone

Care sorelle e cari fratelli, il brano alla nostra attenzione, tratto dal libro del Deuteronomio, ci riporta indietro nel tempo in cui Dio parla a Mosè e dà i Comandamenti, offrendo al popolo un’opportunità per mantenere la libertà che aveva ricevuto fuggendo dalla schiavitù dell’Egitto. I Comandamenti, sono un riferimento anche per noi oggi e perfino una base sulla quale costituire diritti universali riconosciuti da buona parte di popoli sulla terra.

Quando una nuova legge viene emanata deve sempre fare i conti con la resistenza della gente non abituata a regole nuove: «Ma non si capisce niente, non ha senso, non sta né in cielo né in terra, è lontana mille miglia dalla realtà, è impossibile metterla in pratica» (poi noi italiani… non ci lamentiamo neppure perché tanto sappiamo che ci sono sempre gli escamotage: “fatta la legge, trovato l’inganno!”).

Ma Dio dice a Mosè qualcosa di significativo sui suoi comandamenti: «Questi comandamenti sono semplici, non incomprensibili, non si trovano in cielo, né in fondo al mare, difficili da andarli a prendere per conoscerli e metterli in pratica. Anzi ce li hai già nel cuore e nella mente».

Si parla qui di una regola, come dire, “innata”, che fa parte della natura delle cose, come “non uccidere”, “non rubare”, tutti sappiamo che è sbagliato a prescindere dalla nostra cultura, religione, etnia, realtà sociale.

Ma il messaggio importante per noi oggi è quello che Dio dice a Mosè: «La Parola del Signore è nel vostro cuore».

Questa frase vuole identificare la presenza di Dio con la sua Parola, e quando ci dice che la Parola di Dio è nel nostro cuore e nella nostra mente, vuole affermare che Dio è nel nostro cuore e nella nostra mente. Non lo dice perché sia una nostra libera scelta, una nostra prerogativa, una nostra capacità, ma il messaggio è che Dio l’ha deciso, è una sua libera scelta quella di starci vicino, più vicino di quanto pensiamo, perfino nei meandri della nostra mente, nelle nostre riflessioni, nelle nostre scelte, nelle nostre passioni; sì, vicino a noi nei sentimenti, anche nei tormenti e nelle ansie, nelle sofferenze e nel dolore. Dio partecipa, con la nostra stessa passione, alla nostra vita e alla nostra storia, a quelle di ciascuno di noi.

Possiamo dire che non siamo soli, non siamo soli nel considerare la Parola di Dio come l’humus che ci fa crescere, che ci forma una coscienza, una consapevolezza di noi stessi e di Dio, una guida che sa guardare avanti, oltre noi stessi, anche quando vediamo il nostro domani offuscato da incognite, ostacoli e avversità.

È sulla base di questo brano biblico che la chiesa chiede ai nostri ragazzi e ragazze di fare il precatechismo e il catechismo, come anche la Scuola domenicale, non certo per insegnare loro dottrine e dogmi eterni, ma perché imparino a prendere coscienza che la Parola di Dio è nel loro cuore e nella loro mente. Che possono porsi domande, porsi in ricerca, sempre, farsi venire dubbi, per non diventare bigotti, perché la fede è un dono di Dio che ci pone in relazione con gli altri, che non ci fa isolare dagli altri, perché la dimensione della fede è comunitaria, si realizza nei rapporti, nella fraternità, nell’amicizia, nella condivisione reciproca, nella solidarietà.

L’isolamento e l’interiorizzazione della fede (ognuno per sé e Dio per tutti) ci allontanano invece dagli altri, dalla comunità e da Dio stesso perché ci rendono autoreferenziali, ci fanno credere che sia possibile vivere da soli e di cavarcela da soli, senza gli altri e, magari, senza Dio.

«La Parola del Signore è molto vicina a voi, sulle vostre labbra e nel vostro cuore, affinché vi sia possibile metterla in pratica».

Questa Parola che è nel nostro cuore, ci impegna perché la mettiamo in pratica, , perché l’amore di Dio per noi, il suo perdono, la grazia che egli ci offre, gratuitamente, senza chiederci nulla in cambio, ci impegnano ad amare, a perdonare, a servire il prossimo, non certo come obbligo, ma come possibilità, opportunità che la forza dell’amore di Dio stesso mette in atto.

Come dire che non sono le nostre capacità umane a farci fare e agire, andando incontro agli altri, ma Dio stesso dal nostro cuore e dalla nostra mente.

Quante volte vi è capitato di sentivi dire: «Ma perché lo fai, che te ne viene?» quando per esempio abbiamo aiutato o soccorso qualcuno. Perché la logica umana è che non si fa niente per niente, lo logica di Dio è invece una logica di gratuità: «La Parola del Signore è nel vostro cuore affinché sia possibile metterla in pratica».

Di nuovo, qualcuno dirà: «Sì, ma non è facile!», non è facile se pensiamo che si tratti di una legge cui obbedire ciecamente e anche quando non ne abbiamo voglia. Ma la Parola del Signore è lontano mille miglia da questi concetti che ci fanno sentire obbligati e oppressi. Che la Parola di Dio sia nel nostro cuore, significa semplicemente che abbiamo a cuore il bene, la giustizia, la pace, la salvaguardia dell’ambiente; significa che abbiamo capito che possiamo desiderare il bene per noi se lo vogliamo anche per gli altri.

Mettere in pratica la Parola di Dio è un modo di essere, che ci rende amici di altri, solidali, persone che gettano ponti, che guardano al domani con speranza, che sanno ascoltare e accolgono per sentirsi accolti, perdonano per sentirsi perdonati, amano per sentirsi vivi e amati.

«La Parola del Signore è nel vostro cuore affinché sia possibile metterla in pratica» si tratta di un incoraggiamento a considerare la Parola di Dio e i suoi insegnamenti come l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, il cibo che mangiamo per poter vivere; è un fatto naturale e non qualcosa di impossibile da mettere in atto. «Dio pone la sua Parola sulle nostre labbra e nel nostro cuore» come dire che siamo tutti/e delle pianticelle cui offre l’opportunità di dare un senso alla vita, di crescere e portare frutto.

Amen!

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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