Culto domenicale:
ore 10,00 Tempio dei Bellonatti

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Domenica, 30 Novembre 2014 18:32

Sermone di domenica 30 novembre 2014 (Genesi 19,1-8. 24-26)

Testo della predicazione: Genesi 19,1-8. 24-26

I due angeli giunsero a Sodoma verso sera. Lot stava seduto alla porta di Sodoma; come li vide, si alzò per andar loro incontro, si prostrò con la faccia a terra, e disse: «Signori miei, vi prego, venite in casa del vostro servo, fermatevi questa notte, e lavatevi i piedi; poi domattina vi alzerete per tempo e continuerete il vostro cammino». Essi risposero: «No, passeremo la notte sulla piazza». Ma egli fece loro tanta premura, che andarono da lui ed entrarono in casa sua. Egli preparò per loro un rinfresco, fece cuocere dei pani senza lievito ed essi mangiarono. Ma prima che si fossero coricati, gli uomini della città, i Sodomiti, circondarono la casa: giovani e vecchi, la popolazione intera venuta da ogni lato. Chiamarono Lot e gli dissero: «Dove sono quegli uomini che sono venuti da te questa notte? Falli uscire, perché vogliamo abusare di loro». Lot uscì verso di loro sull’ingresso della casa, si chiuse dietro la porta, e disse: «Vi prego, fratelli miei, non fate questo male! Ecco, ho due figlie che non hanno conosciuto uomo: lasciate che io ve le conduca fuori, e voi farete di loro quel che vi piacerà; ma non fate nulla a questi uomini, perché sono venuti all’ombra del mio tetto» (...) Allora il Signore fece piovere dal cielo su Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco, da parte del Signore; egli distrusse quelle città, tutta la pianura, tutti gli abitanti delle città e quanto cresceva sul suolo. Ma la moglie di Lot si volse a guardare indietro e diventò una statua di sale.

Sermone

         Cara signora Lot,

figura marginale della saga di un grande patriarca, imprigiona­ta per sempre nell'immobilità della statua di sale in cui il tuo cor­po è stato trasformato.

         Tutto perché ti sei voltata indietro.

         Ma è stato davvero questo il motivo della tua condanna?

         La storia è den­sa di silenzi, di vuoti e, dunque, di enigmi irrisolti. Come ti chia­mavi, che cosa pensavi della tua vita, di quella delle tue figlie e di Lot, tuo marito? Che immagine avevi di quel Dio che ha visitato la tua casa prima della punizione? E i tuoi occhi, rivolti verso So­doma in distruzione, che cosa hanno visto di così agghiacciante da trasformarti per sempre in una statua di sale? Quale visione ti ha raggelato, paralizzato?

         Quanti misteri...

         Davvero eri convinta che il male abitasse totalmente in Sodo­ma e Gomorra? Pensavi che sarebbe bastato distruggere una città per redimere il mondo? E credevi veramente che, fuggendo da lì, avresti abitato in una terra più giusta? Forse hai esitato, hai dubi­tato, ti sei resa conto che il male è più carsico, che non si può se­pararlo completamente dal bene. Forse per questo ti sei voltata indietro.

         Non eri certa che lontano da Sodoma saresti stata al si­curo, tu e la tua prole. Quelle figlie trattate come carne da macel­lo dal padre. Eri stata testimone della scandalosa offerta fatta da Lot delle ragazzine per soddisfare gli istinti perversi degli assali­tori. In casa, tra gli affetti della famiglia, le donne, i bambini e le bambine dovrebbero sentirsi al sicuro, protette. E invece è proprio all'interno delle famiglie che le donne subiscono più frequentemente gli abusi. Quale protezione potevate ricevere tu e le tue figlie da quell'uomo che vi considerava merce di scambio?

         Arrivata, dunque, nella città di Zoar, forse ti è sorto un dubbio, messo a tacere per sempre. Imprigionato in mille cristalli di sale, monito pericoloso per le donne che oseranno mettere in discus­sione la "protezione" patriarcale e le sue drastiche soluzioni.

         Dimmi che non è così! Dimmi, piuttosto, che ti ha pietrificato il terrore per aver visto dal cielo piovere il fuoco. Che ti ha para­lizzato l'ira divina, la distruzione di Sodoma. Ho bisogno di sen­tirtelo dire, poiché un dubbio si insinua in chi legge tra le righe di questa storia narrata.

         Tanti aspetti della vicenda della tua famiglia rimangono enigmatici.

         A partire dall'ultimo tragico atto: non è per niente chiara quella punizione così pesante che tu hai ricevuto, dopo aver dato ospitalità ai messaggeri del Signore, dopo averli nutriti e serviti. Dopo che avevi subìto il trauma di avere come partner uno che, invece di dare la propria vita per proteggere le proprie figlie, le ha offerte in pasto agli squali.

         Non è chiara nem­meno la storia che segue per spiegare quelle strane gravidanze di due ragazze nubili, senza altri uomini attorno se non il padre. La storia ci dice che furono loro a sedurre Lot per rimanere gravide, che lo ubriacarono. Egli si unì alle sue figlie senza essere consa­pevole di quello che faceva.

         Mi piacerebbe credere a questa strana avventura, coglierne almeno un aspetto positivo: che per una vol­ta nella vita le tue figlie abbiano trovato il coraggio di prendere l'iniziativa, di non subire passivamente il volere maschile.

         Maga­ri è andata proprio così: le due ragazze, quando la città fu distrut­ta, scoprirono che il vecchio ordine del mondo si era ormai sgre­tolato, che Dio lo aveva giudicato e condannato attraverso l'esem­pio di Sodoma. E allora smisero di subire, si fecero coraggio e, da passive, diventarono attive, presero la loro vita tra le mani e giu­rarono a loro stesse che mai più sarebbe accaduto loro di correre il rischio di essere trascinate fuori dal padre. Nessuno può smen­tire questa versione dei fatti.

         Tu, la madre, sei di pietra: immobile, paralizzata, muta. Come tante madri di figlie abusate.

         Sai qual è la cosa che fa più male alle ragazze quando subiscono una violen­za sessuale in famiglia? È di non essere credute persino dalla pro­pria madre. Questo filo spezzato, questo tradimento, pesa su di loro tanto quanto l'abuso perpetrato dal maschio in famiglia.

         Non trovare solidarietà nella madre, crea una ferita difficilmen­te rimarginabile. «Se almeno mia madre mi avesse creduto... E invece ha finto di non vedere, mi ha schiaffeggiato e ordinato di tacere...». Tu sai di che cosa parlo. Hai forse chiuso la bocca di fronte all'abuso fatto alle tue figlie? Hai forse preferito non vede­re? Quale terrore ti ha pietrificato? Quello del cielo o quello che avveniva nel chiuso della tua casa? Che cosa hanno visto i tuoi occhi che non dovevano vedere? È davvero il Dio distruttore il re­sponsabile della tua paralisi?

         Oppure le lacrime salate si sono tra­sformate in una tomba, da cui non filtra alcuna luce per gli occhi, quando hai capito che da nessuna parte c'era salvezza, che il mon­do è tutto irredento e che persino il Dio che hai ospitato in casa, nutrito con il cibo preparato dalle tue mani, non offre scampo?

         Si­gnora Lot, statua di lacrime pietrificate, di singhiozzi che non sono fluiti, tu celi il mistero di un dolore comune a tante donne.

         Parla, denuncia, urla!

         Ma tu non puoi parlare, racchiudi l'enigma della tua vicenda cristallizzato in granelli di sale. Tu sei il tempio della pietà delle don­ne per tutto ciò che subiscono nel segreto e che mai sapremo; sei il luogo dove si condensano le loro lacrime nascoste dalle pareti domestiche. Amen!

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