Culto domenicale:
ore 10,00 Tempio dei Bellonatti

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Domenica, 02 Febbraio 2014 14:34

Sermone di domenica 2 febbraio 2014 - I muri (Gruppo Giovani "Il Grappolo")

Culto a cura del gruppo giovani "Il Grappolo".

Simona: Che cos'è un muro?

Monica: Mah, cercando sul dizionario la prima voce è quella del termine edilizio, cioè un insieme di mattoni che è fondamento strutturale di edifici. In latino, per esempio, il "murus" indica una costruzione per difendere, come una muraglia che difende una città. In contrapposizione al vocabolo "pàries", la parete di una casa. Il termine inglese invece, WALL, deriva dal VALLUM, il Vallo di Adriano, che oltre ad essere un elemento difensivo, segnava un netto confine tra due zone di dominio.

Simona: Dunque i muri sono di mattoni, pietre, calce...?

Monica: No! Ci sono muri di filo spinato, di barili...

Sara: Sì, però non tutti i muri sono materiali. Spesso ci costruiamo barriere che ci alterano la percezione della realtà esterna, che ci impediscono di riconoscere le cose come sono realmente.

Simona: Ah, mi fai degli esempi?

Sara: Beh, non hai mai sentito parlare del muro dell'indifferenza? È l'espressione con cui si intende quell'atteggiamento di omertà che incontriamo con la Mafia, con la Zona Grigia di cui Levi parlava ne "I sommersi e i salvati", quelli che sanno, sono a conoscenza dei fatti, ma preferiscono tacere, per paura, per vergogna, per disinteresse, ma anche perché finché questa cosa non li tocca direttamente, non si sentono chiamati in causa, in dovere di intervenire o agire.

Monica: Beh, allora mi stai facendo venire in mente quei muri che ci creiamo per nascondere una parte di noi di cui ci vergogniamo, di cui siamo insicuri. È vero, magari sono paturnie, ma sempre muri sono!

Simona: Beh, ma persino qua davanti al nostro Tempio dei Bellonatti c'era un muro nel 1800! Pareva che i 40 parrocchiani della chiesa cattolica venissero disturbati dalla vista dei valdesi che venivano al culto!

Sara: Ah beh, ma se allora vogliamo addentrarci in questioni spinose si può parlare dei muri che si erigono per paura dell'altro, del diverso, per diffidenza, ma anche per odio. Nel mondo, il muro di Berlino è quello più conosciuto, ma dopo la sua caduta, si sono costruiti molti altri muri, di cui generalmente non si parla, ma che hanno un forte peso per le comunità che dividono.

 

 

Valentina: Il muro di Berlino è forse il più conosciuto, ma non è né il primo né l'ultimo. Un po' in tutto il mondo e in tutti i luoghi, come abbiamo appena visto, le nazioni, per risolvere delle tensioni, decidono di costruire un muro che tenga distante da loro quello che causa dei problemi. Certo, è la soluzione più semplice. Non serve molto - solo qualche mattone e un paio di operai - e il gioco è fatto. In questo modo il problema non viene risolto, ma soltanto allontanato. Attorno al muro vengono a crearsi ancora più tensioni, paure e odio. Per i governi il muro è la soluzione più semplice, ma dovrebbero impegnarsi per trovare delle alternative migliori che creino condivisione e confronto, non odio e paura. Questo è quello che ognuno di noi dovrebbe fare tutti i giorni, non soltanto i governi; infatti, guardandoci intorno, è facile notare come i muri fatti di mattoni non siano gli unici e i più impenetrabili.

Simona: Ma in ogni muro - di cemento, mattoni o filo spinato - ci sono fessure che ci permettono di guardare dall'altra parte, osservare e comprendere la realtà che sta oltre; permette di affacciarsi alla realtà che in alcuni casi è sconosciuta e quindi ci può spaventare, ma che si può rivelare molto vicina e anche interessante. Diceva il bambino nel testo letto in precedenza: "se questa metà del cielo è così bella, chissà come sarà bella e meravigliosa l'altra parte!". Sta a noi allargare quelle fessure, renderle fertili per far germogliare relazioni che sono la base, la calce dei nuovi ponti che dobbiamo costruire per oltrepassare il muro. Ma non temiamo di far sgretolare i muri! Anzi, distruggiamo i muri proprio a partire da quelle fessure, quelle screpolature che ci sono in ognuno di essi. Tutti i muri vacillano. Cominciamo noi a togliere mattone per mattone, e usiamo quei pezzi per costruire nuovi ponti. E i nostri ponti, siano l'amore e la fede in Cristo. Come abbiamo letto nella lettera di Paolo agli Efesini, "noi tutti possiamo presentarci a Dio padre uniti dallo stesso spirito santo". Non ci sono più stranieri e ospiti, non c'è più un "di qua" e un "di là da", ma apparteniamo tutti alla famiglia di Dio. Siamo tutti parte dello stesso edificio che è l'umanità ed è una sola. Per quanto possa sembrare banale, il muro di Cipro, quello delle Coree e tutti gli altri, ci dimostrano quanto siamo lontani da questa idea di umanità, così come Gesù è venuto a insegnarci.

Sara: Tuttavia è comprensibile che, nonostante ci sia la volontà, è per noi individualmente impossibile abbatterli. Possiamo però, come singoli, impegnarci nella distruzione dei NOSTRI MURI, quelli del pregiudizio, della paura, dell'indifferenza, della vergogna… Solo così possiamo avvicinarci agli altri, rispettare la loro libertà e guardarli senza sospetto, per quello che sono realmente. E magari scoprire anche qualcosa di noi: immaginiamo una noce di cocco, decisamente poco invitante dall'esterno. A chi verrebbe voglia di aprirla? Eppure è solo così che se ne può apprezzare la polpa candida, gustosa e dissetante. Se ci fossimo lasciati frenare da quel guscio e dai pregiudizi esteriori, certamente non l'avremmo mai scoperto. A questo proposito, ci viene in mente questo versetto nel Vangelo di Matteo (5, 15) dove, nel suo sermone sul Monte, Gesù dice "non si accende una lampada per metterla sotto un secchio, ma piuttosto per metterla in alto, perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa". I muri infatti impediscono di vedere la luce che risplende in ognuno di noi, quella luce che vale la pena mettere in alto, scoprire dal muro, così come dal dal secchio. Certo, non mancano eccezioni: nel 2011 le immagini dei Tg nazionali, ci hanno mostrato come anche i corpi umani possono fare da schermo ad altre persone: durante gli scontri di piazza Tahrir in Egitto, i cristiani circondavano i musulmani in preghiera affinché fossero al riparo dalle violenze, e questi ultimi ricambiavano il gesto. Un altro esempio, come abbiamo visto dalle immagini, è ciò che rimane del Muro di Berlino, diventato una vera e propria galleria d'arte di artisti provenienti da tutto il mondo, venuti a creare un luogo di incontro e memoria, a partire da un elemento di divisione. Anche le mura sacre del Tempio di Gerusalemme, cioè il muro del Pianto, sono metà di pellegrinaggi e incontro.

Che tutti i muri, visibili e non, possano essere abbattuti o che, meglio ancora, possano diventare monumenti e occasioni di incontro fra popoli e culture, per far germogliare quei fiori di libertà, che immancabilmente - e per fortuna - radicano nella terra che si ferma nelle fessure.
Amen!

 

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