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Lezione 2: Dio salvatore e Dio violento

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Fin dalle prime pagine dell'Antico Testamento, si fa menzione di guerre e di atti di violenza. Caino uccide Abele suo fratello: la storia umana inizia così con un atto di violenza. Mosè uccide un funzionario egiziano: anche la storia di liberazione d'Israele dalla schiavitù in Egitto inizia con un atto di violenza.

Guerre e atti di violenza accompagnano la storia d'Israele: dalla conquista della terra promessa di Giosuè e poi Davide fino alla guerra di liberazione del II secolo a.C. per opera dei Maccabei.

Tante volte, c'è chi fa riferimento a questi testi per accusare l'Antico Testamento di essere sanguinario, oppure per giustificare i propri atti di violenza. In realtà, rimane il problema di come spiegare la violenza biblica. Negare o rimuovere questo problema sarebbe un errore. 

Leggiamo alcuni versetti del Salmo 136 

1 Celebrate il Signore, perché egli è buono,

perché la sua bontà dura in eterno. 

2 Celebrate il Dio degli dèi,

perché la sua bontà dura in eterno.

Colui che percosse gli Egiziani nei loro primogeniti,

perché la sua bontà dura in eterno, 

11 e fece uscire Israele di mezzo a loro,

perché la sua bontà dura in eterno,

Colui che percosse re grandi,

perché la sua bontà dura in eterno, 

18 e uccise re potenti,

perché la sua bontà dura in eterno. 

Questo Salmo è una liturgia di ringraziamento interrotta dall'esclamazione di lode del ritornello: «Perché la sua bontà dura in eterno», Dio è lodato come Signore della creazione e della storia. Uno degli avvenimenti della storia d'Israele, citato come atto di salvezza di Dio, diede spunto al «cantico di Miriam» in Esodo 15,21: 

«Cantate al Signore, perché è sommamente glorioso:

ha precipitato in mare cavallo e cavaliere». 

Si tratta della salvezza d'Israele che è fuggito dai lavori forzati in Egitto e riesce ad attraversare il Mar Rosso, mentre gli inseguitori egiziani sono annientati morendo tra i flutti.

Qui è doveroso ricordare che il «miracolo del mare» divenne un importante avvenimento della nascita e dell'identità di Israele. Dio diventa il Salvatore d'Israele quando annienta gli inseguitori con la violenza: salvezza e violenza sono inscindibilmente collegate.

Certo doverosa è la domanda posta dal filosofo marxista Leszek Kolakowski che scrisse:

«Cosa ne avranno pensato gli egiziani e il Faraone della "misericordia" di Dio?... Non vi può essere contemporaneamente per tutti misericordia e carità. Se noi pronunciamo queste parole, dobbiamo specificare per chi». 

In realtà, cosa accadrebbe se al Salmo 136 aggiungessimo:

«...noi abbiamo così tanto da mangiare, mentre gli altri, nel mondo, sono affamati perché la sua misericordia dura in eterno»? 

Diremmo una bestemmia più grande di quella che diciamo se tacessimo su questi compromessi? Il nostro attuale benessere non è forse l'altra faccia della miseria degli altri?

In realtà, nel Salmo 136, Israele ringrazia Dio per la sua sopravvivenza, per la sua salvezza contro la strapotenza degli altri, per il fatto che Dio non si è messo dalla parte dell'esercito più forte.

È chiaro che il Canto di Miriam e il Salmo 136 rimangono solo un punto di vista particolare di Israele. In questo senso non si può rimproverare all'Antico Testamento di esultare con arroganza sulle sfortune degli altri. Il ringraziamento per la propria salvezza rimane valido perché essa è reale e tale a causa della violenza o della sfortuna degli altri.

Il confine è certo sottile.

Quando in Israele la sicurezza della protezione di Dio divenne presunzione, quando in Israele stesso «l'esercito più forte» pretendeva di richiamarsi a Dio e opprimeva i deboli, allora facevano la loro comparsa i profeti i quali annunciavano Dio come vendicatore anche della violenza stessa. 

Dio contro la violenza d'Israele 

Leggiamo Amos 2, 14-16: 

14L'agile non avrà modo di darsi alla fuga,

il forte non potrà servirsi della sua forza e il valoroso non scamperà; 

15chi maneggia l'arco non potrà resistere

chi ha il piede veloce non potrà scampare;

il cavaliere sul suo cavallo non si salverà, 

16il più coraggioso fra i prodi fuggirà nudo in quel giorno», dice il Signore. 

Spesso questo testo è riferito ai nemici d'Israele presi dallo spavento di Dio; invece la minaccia di Amos è contro Israele stesso! Amos (al cap. 2) parla contro le condizioni politiche e sociali allora esistenti in Israele: si tratta di violenza che regna nella società stessa d'Israele. Amos lamenta l'ingiustizia e l'oppressione sociale paragonandole alle atrocità commesse in guerra dai popoli vicini.

Per Amos, il fatto che Israele sia il popolo prescelto da Dio, non è un privilegio ma un obbligo: quando in Israele i diritti vitali dei deboli vengono calpestati, quando la solidarietà è disprezzata, Dio interviene come vendicatore. 

2,6 Così parla il Signore: «Per tre misfatti d'Israele,

anzi per quattro, io non revocherò la mia sentenza, perché vendono il giusto per denaro

e il povero a causa di un paio di sandali; 

2,7 perché desiderano veder la polvere della terra sulla testa degli indifesi,

violano il diritto degli umili…

La nuova struttura sociale di Israele, dopo la monarchia, con la centralizzazione dell'amministrazione, aveva permesso l'arricchimento e l'abbondanza solo a pochi privilegiati, per gli altri vi era invece impoverimento e asservimento di contadini non più capaci di pagare i tributi, i debiti, che perdono i loro campi e che sono costretti a vendere se stessi. E tutto ciò accade nel pieno rispetto di uno stato di diritto.

Accade allora che quando in Israele i forti opprimono i deboli, la scelta di Dio cade a favore dei deboli contro i forti. Accade cioè che Dio, come aveva salvato Israele contro forze nemiche prepotenti, così si rivolge ora contro i forti d'Israele violenti e prepotenti. Così per Amos, Dio, come aveva annientato gli amorei in favore d'Israele, allo stesso modo, ora, Israele viene annientato non appena «diventa amoreo» esso stesso. 

Amos 2,9-13

9 Eppure, io ho distrutto davanti a loro l'Amoreo,

la cui statura era come l'altezza dei cedri,

e che era forte come le querce;

io ho distrutto il suo frutto in alto

e le sue radici in basso. 

10 Eppure, io vi ho condotti fuori dal paese d'Egitto,

e vi ho guidati per quarant'anni nel deserto,

per darvi il paese dell'Amoreo. 

11 ho suscitato dei profeti tra i vostri figli

e dei nazirei tra i vostri giovani.

Non è forse così, o figli d'Israele?» dice il Signore. 

12 «Ma voi avete dato da bere del vino ai nazirei

e avete ordinato ai profeti di non profetizzare! 

13 Ecco, io vi schiaccerò,

come un carro carico di covoni schiaccia la terra.

 

Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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