Culto domenicale:
ore 10,00 Tempio dei Bellonatti
Numero di telefono del presbiterio: 0121.30.28.50
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Nel ricostruire gli elementi che strutturano la guerra santa, il teologo Gerard von Rad ha scoperto che questi elementi sono ricorrenti nelle guerre riportate dai libri di Giosuè, Giudici e I Samuele e che hanno uno svolgimento stereotipato, fisso.
Si inizia con la chiamata alle armi. I guerrieri osservano quindi le prescrizioni: praticano l'astinenza sessuale, fanno voti, si sottomettono al precetto della purezza rituale; anche le armi vengono consacrate. Seguono i sacrifici e la consultazione di Dio: Dio risponde che ha messo il nemico nelle mani d'Israele. La guerra viene definita "guerra del Signore", cioè che Dio combatte per il suo popolo la cui forza non conta. La guerra ha inizio con la "terûeah" il «grido di guerra» il cui segnale veniva dato dallo "šôpâr", un corno d'ariete. I nemici sono allora assaliti dal terrore di Dio, la vittoria d'Israele è garantita. Il bottino viene interdetto (herem) e offerto al Signore, uomini e animali vengono uccisi, l'oro e altro materiale di valore vengono immessi nel tesoro del Signore. Ottenuta la vittoria, l'esercito viene congedato.
Giosuè 6,2
E il Signore disse a Giosuè: «Vedi, io do in tua mano Gerico, il suo re, i suoi prodi guerrieri».
Giosuè 10,12-15
Allora Giosuè parlò al Signore, il giorno che il Signore diede gli Amorei in mano ai figli d'Israele, e disse in presenza d'Israele: «Sole, fermati su Gabaon, e tu, luna, sulla valle d'Aialon!» E il sole si fermò, e la luna rimase al suo posto, finché la nazione si fu vendicata dei suoi nemici.
Questo non sta forse scritto nel libro del Giusto?
E il sole si fermò in mezzo al cielo e non si affrettò a tramontare per quasi un giorno intero.
E mai, né prima né poi c'è stato un giorno simile a quello, nel quale il Signore abbia esaudito la voce di un uomo; perché il Signore combatteva per Israele. Poi Giosuè, con tutto Israele, tornò all'accampamento di Ghilgal.
Giosuè 10,42
Giosuè prese in una volta sola tutti quei re e i loro paesi, perché il Signore, il Dio d'Israele, combatteva per Israele.
I racconti delle guerre
Bisogna tener presente che la ricostruzione delle guerre si fonda su cronache scritte molti secoli dopo lo svolgimento dei fatti, per cui è lecito pensare che non sempre si tratti di una ricostruzione fedele. Tuttavia ciò che conta è come il fatto è stato interpretato e tramandato da Israele, cosa poteva significare e a cosa poteva riferirsi. Per cui non è importante discutere se quelle guerre hanno avuto luogo così come sono raccontate o in modo diverso, importante è invece capire quali concezioni hanno motivato quel particolare modo di rappresentarle.
Bisogna riconoscere che alla base dei racconti vi è la concezione di Dio e dell'essere umano.
Il Dio dell'Antico Testamento è un Dio legato personalmente a Israele, Egli è colui che lo accompagna nella sua storia, che lo salva e che resta fedele alle sue promesse.
La concezione biblica dal libro di Giosuè a quello dei Re (deuteronomistica) è relativa al rapporto stretto che vi è fra Israele e il suo Dio, è evidente perché le guerre d'Israele siano state definite «guerre sante». Ma bisogna tener presente che mai nella Bibbia appare il termine «guerra santa», anche se è evidente che la guerra appartiene a un ambito sacro, ma la sua sacralità non distingue la guerra dagli altri ambiti della vita. La guerra è una dimensione che include la sacralità nella realtà che il Signore Dio d'Israele determina.
«Come ogni altra cosa della vita, così anche la guerra era intessuta di concezioni religiose e accompagnata da riti religiosi. Eppure non diventa per questo una "guerra santa" né una istituzione sacra» (G. Fohrer).
Nella vita di un israelita, come in quella dei popoli vicini, la guerra faceva parte dei casi della vita, perciò non diventa mai «guerra santa», ma «guerra del Signore» dal momento che è Egli stesso a combattere le guerra da cui dipende la salvezza di Israele.
Infatti non spetta mai a Israele, né ai suoi capi politici di decidere dell'utilità di una guerra. Nelle antiche narrazioni nulla è affidato a calcoli politici o militari: né la strategia da seguire, né il numero o il tipo di truppe, chi decide tutto è il Signore. Questo vuole indicare il fatto che la guerra non è uno strumento della politica. Essendo guerre del Signore, i censimenti del popolo d'Israele erano considerati un sacrilegio perché erano sempre una valutazione numerica degli uomini abili alla guerra e che sottintende il suo uso a scopi politici o il diritto di disporne, mentre è solo il Signore che può condurre in guerra per la salvezza d'Israele e Lui solo può ottenere la vittoria.
II Samuele 24,10
Dopo che Davide ebbe fatto il censimento del popolo, provò un rimorso al cuore, e disse al Signore: «Ho gravemente peccato in quel che ho fatto; ma ora, o Signore, perdona l'iniquità del tuo servo, perché ho agito con grande stoltezza».
Perciò la Bibbia condanna e critica l'uso politico della guerra, e quando ne parla non lo fa per esaltare la violenza, ma per testimoniare che Dio si è schierato a favore degli ultimi e li ha salvati dallo strapotere dei forti.
Il peccato di Saul
Nel I libro di Samuele al cap. 15 è riportato il racconto della battaglia contro gli amalekiti: Samuele, profeta e capo religioso d'Israele, trasmette al re Saul l'ordine del Signore di vincere e annientare gli amalekiti, nemici d'Israele nel modo dell'herem, cioè dell’interdetto. Saul, segue le direttive di Dio, ma poi non ne tiene più conto: non esegue l'ordine dell'herem, cioè di uccidere tutto ciò che vive, ma lascia in vita Agag, il re nemico e le bestie migliori. Agag viene probabilmente risparmiato per un motivo politico, forse Saul pensa alla possibilità di un accordo per spezzare la catena delle vendette. Tuttavia egli commette un errore nel comportarsi così, il suo errore consiste nel fatto di ritenere di avere motivi validi per trasgredire all'ordine del Signore, ma soprattutto perché ha creduto di poter condurre la guerra a sua piena discrezione. Mentre noi potremmo scorgere nell'atteggiamento di Saul un aspetto di umanità, egli, per la Bibbia, pecca nel momento in cui vuole disporre della guerra del Signore.
Mettere Dio a propria disposizione, nella Bibbia, è il più grave errore.
È vero che per gran parte dell'Antico Testamento non si può parlare di disprezzo della guerra, né di pacifismo, però resta comunque assodato che la guerra non è uno strumento della politica umana. I testi biblici parlano chiaramente di «guerra del Signore» per sottolineare che essa non è di nessun altro, che nessuno se ne può appropriare e che essa avviene unicamente perché il Signore intende salvare il suo popolo da un pericolo imminente, è Lui stesso che combatte per l'esistenza del suo popolo.
Guerre per la supremazia
Nell'antico oriente era comune l'idea che gli déi prendessero parte alle guerre. Basta ricordare gli assiri: il loro dio imperiale Assur rivendica per sé il dominio del mondo che i sovrani assiri devono realizzare militarmente. L'obiettivo è la conquista di città e nazioni per il riconoscimento della supremazia del dio Assur da parte dei popoli vicini.
Nella Bibbia ebraica non si trova mai il compito di dominare il mondo, né quello di diffondere nel mondo, con la forza, la fede del Signore, Dio d'Israele. Le guerre d'Israele non furono mai guerre missionarie, ma furono guerre combattute quando l'esistenza, l'identità e la fede d'Israele rischiavano di andare perdute.
È vero però che non sempre furono guerre difensive quelle di Israele, tuttavia furono considerate sempre guerre di sopravvivenza.
L'immigrazione degli israeliti in Canaan fu un processo pacifico, seguito da una graduale sedentarizzazione di gruppi seminomadi che si costituirono, a poco a poco, come popolo d'Israele, mentre tale immigrazione viene descritta come una azione unitaria di guerra da parte del popolo d'Israele. Ma gli autori dell'Antico Testamento non hanno alcun interesse a glorificare la potenza militare d'Israele, anzi questa intenzione cozza contro l'idea di «guerra del Signore». I testi non intendono dare importanza militare a Israele, ma vogliono dimostrare che la promessa della terra, fatta ad Abramo, si adempie anche contro avversari molto potenti.
In quest'ottica va letto anche il cantico vittorioso di Miriam, l'accento è posto sull'esperienza: Dio non sta dalla parte dell'esercito più forte, ma dalla parte degli ultimi.
«Cantate al Signore, perché è sommamente glorioso:
ha precipitato in mare cavallo e cavaliere» (Esodo 15,21).
Oggi possiamo dire che troppo spesso Dio è stato chiamato in causa per legittimare interessi umani e violenza politica: troppo spesso la guerra del Signore è diventata «guerra santa».
Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.
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