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Lezione 4 - Karl Barth: Dio sceglie di amare - 9 dicembre 2014

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Karl Barth tratta il tema dell'«elezione gratuita» nel volume II/2 della sua Dogmatica ecclesiale. Tratta il tema della predestinazione non più in riferimento alla salvezza, come si era fatto dalla Riforma in poi, ma lo inserisce nel capitolo su Dio, dopo la Trinità e prima della creazione. Per Barth, l'elezione è un problema che riguarda Dio e non l'uomo. Ritiene sia un errore credere che la dottrina della predestinazione sia la dottrina dei predestinati, anziché la dottrina di Dio che «predestina»; Barth ritiene sia un errore fare della predestinazione una dottrina antropologica perché la ritiene solo teologica.

Per Barth, parlare dell'elezione di Dio come di un essere supremo che elegge in virtù della sua libertà, significa parlare non del Dio biblico; l'elezione non è infatti la decisione oscura, insindacabile di una divinità misteriosa che resta avvolta nell'oscurità, ma è l'atto di amore di Dio che riconcilia con sé l'umanità.

«La dottrina dell'elezione deve insegnarci anzitutto che Dio ha scelto di volgersi verso la sua creatura, decidendo di essere per lei un amico e un benefattore. Questa è la sostanza dell'elezione. L'annunzio di questa decisione divina è dunque, una buona novella...»

L'elezione quindi esprime il mistero di Dio nella sua realtà più profonda, esprime il fatto che Dio può qualificarsi soltanto come colui che ama e che elegge.

La scelta di Dio fondamentale consiste nell'essere liberamente ciò che è: amore, non per sé... Dio sceglie di amare, liberamente... per essere amato lui stesso, liberamente, volontariamente dalla sua creatura.

Dio è quindi amore e grazia, parlare dell'amore di Dio e della riconciliazione significa però parlare di Gesù Cristo, egli rappresenta la garanzia della nostra elezione.

La predestinazione divina è l'elezione di Gesù Cristo... Nel termine elezione sono contenuti due fatti: eleggere ed essere eletto. Parlare di Gesù Cristo, implica parlare di una doppia realtà: Gesù vero Dio e vero uomo. Questo significa che... il dogma della predestinazione deve essere definito mediante queste due tesi: Gesù Cristo è Dio che elegge, Gesù Cristo è l'uomo eletto.

In quanto Dio, Gesù Cristo ha una funzione attiva: quella di eleggere...

In quanto uomo, Gesù Cristo ha una funzione passiva: quella di essere eletto... è il Figlio di Dio eletto nella sua unità con l'uomo per adempiere il patto di Dio con l'uomo...

Gesù Cristo ci fa conoscere e ci rappresenta la nostra elezione: ci rivela che la nostra elezione è compiuta da lui in virtù della sua volontà.

Noi conosciamo Dio solo in Cristo, non ci sono altri modi in cui Dio si sia rivelato a noi. Gesù, dunque, è colui che elegge.

Gesù è però anche l'uomo eletto. Lo è anzitutto perché ha risposto all'elezione divina, questo dimostra che l'opera di Dio non è meccanica, autoritaria, ma richiede una nostra risposta. Ogni nostra risposta alla vocazione e all'elezione è l'eco della risposta obbediente che Gesù ha dato. Nella vita di Gesù è stata manifestata non solo la grazia divina, ma anche la condanna sul peccato.

Gesù non è eletto in sé, ma per noi tutti, non in favore suo ma dell'uomo.

Dio condanna, ma a portare la sua sentenza non è l'uomo peccatore bensì Cristo, cioè Dio stesso.

Per Karl Barth, tutto, nella fede cristiana, non può che essere ricollegato a Gesù Cristo. Dunque nella rivelazione di Gesù Cristo il mistero diventa trasparente, diventa messaggio; la predestinazione non è un rebus da risolvere, ma è un annunzio da accogliere.

Il duplice aspetto della rivelazione

Esiste certo un duplice aspetto della rivelazione di Dio: la grazia e il giudizio, la salvezza e la condanna, ma questi due aspetti non sono oggettivati in due categorie di uomini; i «salvati» e i «dannati». L'amore e la giustizia di Dio sono presenti, reali, attivi, ma uniti in Gesù Cristo; egli è l'uomo eletto, ma anche l'uomo reietto, è colui in cui si è manifestata la grazia e nello stesso tempo è colui in cui si è attuata la condanna.

Giustamente si è sempre visto nella predestinazione un duplice aspetto e si è parlato di elezione e condanna, di salvezza e perdizione, di vita e d morte; possiamo dire che nell'elezione di Gesù Cristo, Dio ha destinato il , cioè la vita, la salvezza all'uomo e ha riservato per sé il NO, cioè la condanna e la morte.

La predestinazione di Cristo, e di conseguenza la nostra in lui, diventa vocazione a vivere, a credere, a rispondere alla chiamata dell'amore di Dio. Per Barth l'elezione non concerne in primo luogo il singolo individuo, ma la comunità.

La comunità non è eletta per se stessa..., è stata scelta nel mondo per rendergli il servizio di cui ha maggiormente bisogno: la testimonianza a  Gesù Cristo.

La predestinazione è una dottrina che espone un pensiero limite. Innanzitutto esprime sempre, in modo inequivocabile la signoria di Dio e la libertà del suo intervento nella storia. È pensiero limite nel senso che porta il ragionamento all'estremo, esclude le mezze tinte, non tiene conto delle sfumature, non è conciliante, ma radicale.

Come abbiamo visto finora, la predestinazione non è sempre stata letta ed espressa allo stesso modo. In Agostino si tratta della salvezza di un nucleo credente dalla massa di perduti, in Calvino è l'incrollabile certezza della presenza attiva di Dio, in Barth è la centralità della persona di Gesù Cristo.

Si può dunque affermare che non esiste una dottrina della predestinazione in sé, sempre eguale, statica, che si trasmette di generazione in generazione; esiste invece una impostazione del discorso cristiano che deve essere ripreso e reimpostato ad ogni generazione.

Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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