Culto domenicale:
ore 10,00 Tempio dei Bellonatti

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Lezione 5

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v. 10: «Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il Regno dei cieli».

La beatitudine dei perseguitati fa un effetto di forte contrasto con le tre beatitudini precedenti che introducevano il tema della pace e dei figli di Dio. Essa ci ricorda che, per i discepoli di Gesù, la via della pace e della gloria è la via della croce e del martirio.

I discepoli si trovano ad avere così una profonda consapevolezza circa il loro destino, che va nella stessa linea dei giusti sofferenti le cui espressioni di dolore e di fiducia tornano molto frequentemente nei Salmi. Sono i fratelli di quei poveri, di quegli afflitti, di quegli affamati che abbiamo trovato nelle beatitudini del primo gruppo, ma con un riferimento più preciso. Questa beatitudine è comune, in parte anche a Luca, e si conclude con la stessa promessa della prima beatitudine “beati i poveri in spirito”. Questa beatitudine chiude la serie, come fa anche Luca, ripetendo la promessa della prima, vi è quindi un ritorno all'inizio.

Beati i perseguitati per motivo di giustizia: il testo greco ha il participio perfetto che significa letteralmente «quelli che sono stati e che ancora sono perseguitati». Non sappiamo perché Matteo usi il participio perfetto invece del participio presente. Ma nell'uso comune, il participio non ha tempo. Il verbo diwkw (diòko) ha il senso generale di perseguire un fine, e cioè

  • la giustizia (Romani 9,30-31):
    Che diremo dunque? Diremo che degli stranieri, i quali non ricercavano la giustizia, hanno conseguito la giustizia, però la giustizia che deriva dalla fede; mentre Israele, che ricercava una legge di giustizia, non ha raggiunto questa legge.
  • la pace (Romani 14,19):
    Cerchiamo dunque di conseguire le cose che contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione.
  • l'agápe (I Corinzi 14,1):
    Desiderate ardentemente l'amore, non tralasciando però di ricercare i doni spirituali, principalmente il dono di profezia.
  • il premio (Filemone 3,12-14):
    12Non che io abbia già ottenuto tutto questo o sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino per cercare di afferrare ciò per cui sono anche stato afferrato da Cristo Gesù. 13Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, 14corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù.

Ma più frequentemente, il verbo diwkw (diòko) ha il senso di inseguire, come a caccia, un nemico o un animale, e di accusare e far condannare in tribunale; appartiene al concetto del perseguitato, poiché egli non si difende con la forza, né ritorce l'accusa, ma invoca Dio e ripone in Lui la sua speranza (Salmo 7,2; 31,15 ecc.).

Qui la causa della persecuzione è la «giustizia».

L'espressione è equivalente alle altre, che tornano ai vv. 11-12 e in Luca 6,22: «a motivo del mio nome», «a motivo di me», «a causa del Figlio dell'uomo» (Luca), o, in un altro contesto «a motivo dell'Evangelo» (Marco 10,29).

La giustizia è il manifestarsi della forza, della consolazione, dell'autorità di Dio che rivendica i suoi e che fa irruzione nel mondo, con l'apparizione di Cristo, e che annuncia la più gloriosa manifestazione finale. Si tratta dell'annuncio stesso del Regno che viene con potenza; esso attira l’odio del mondo e la persecuzione sui seguaci di Cristo.

Ma il Regno stesso che i discepoli annunciano, sarà la loro ricompensa nella persecuzione. Quel Regno essi lo attendono come il coronamento futuro di ogni loro attesa e sofferenza; ma in qualche modo essi lo possiedono già: «di essi è il Regno», qui come al v. 3.

Con questa dichiarazione, il ciclo delle beatitudini è compiuto; esse sono 7, più una terminale che, in fondo, riprende la prima. La promessa del Regno apre e chiude l'intera serie.

Ma, a questo punto Matteo aggiunge altri due versetti, in cui l'ultima beatitudine è ripresa, approfondita e modulata con precisione.

Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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