Culto domenicale:
ore 10,00 Tempio dei Bellonatti
Numero di telefono del presbiterio: 0121.30.28.50
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v. 8: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio».
Chi sono i «puri di cuore» che Gesù dichiara «beati»? In tanti brani del Nuovo Testamento si parla di coloro che sono semplici, cioè che non sono dediti a calcoli e a pensieri oscuri; che sono sinceri, cioè che non conoscono infingimenti e ipocrisie; che sono leali, cioè che non ricorrono a raggiri o furbizie; che sono chiari e trasparenti, cioè che possono essere esaminati alla luce del sole mostrando tutta la loro chiarezza cristallina. Si tratta di coloro che mantengono questo stesso atteggiamento in ogni circostanza: quando parlano, dicono solo: «Sì, sì; no, no» (Mt. 5,37); quando guardano, il loro occhio rimane limpido, non ottenebrato da cattivi pensieri, sia nei confronti della donna (Mt. 5,28), sia nei confronti del denaro e delle ricchezze (Mt. 6,19-22). Ovviamente, puri di cuore sono anche coloro che non hanno la coscienza sporca, che sono senza macchia, irreprensibili e integri (Fil. 2,15); coloro che hanno non solo il cuore pulito, ma anche le mani pulite (Giac. 4,8).
Questo concetto di lealtà, di chiarezza, di sincerità e di semplicità è chiamato da Matteo «purezza di cuore», con un'espressione tratta dall'Antico Testamento. Infatti, nel Salmo 51,10 troviamo l'invocazione:
«O Dio, crea in me un cuore puro».
Nel Salmo 24,3-5 la purezza di cuore è un requisito essenziale per avere accesso al santuario del Signore.
Chi salirà al monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo?
L'uomo innocente di mani e puro di cuore, che non eleva l'animo a vanità
e non giura con il proposito di ingannare.
Egli riceverà benedizione dal Signore, giustizia dal Dio della sua salvezza.
L'uomo puro di cuore è colui che non eleva l'animo a vanità o, secondo la TIILC, che non serve la menzogna, e che non giura con il proposito di ingannare. In maniera ben più radicale, il profeta Geremia parla addirittura di circoncisione dei cuori (Ger. 4,4).
Circoncidetevi per il Signore, circoncidete i vostri cuori,
uomini di Giuda e abitanti di Gerusalemme,
affinché il mio furore non scoppi come un fuoco.
Così, anche l'apostolo Paolo in Romani 2,29.
La circoncisione è quella del cuore, nello spirito, non nella lettera.
In effetti, anche in Gesù è presente una punta polemica nei riguardi dei Farisei che si limitano solo alla purezza esteriore trascurando completamente quella interiore (Mt. 23,25-27):
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere e del piatto, affinché anche l'esterno diventi pulito.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di morti e d'ogni immondizia.
La legge mosaica insisteva molto sul concetto di purezza, tanto che tutta la morale giudaica era basata sulla meticolosa distinzione tra ciò che era considerato puro e ciò che era considerato impuro: interi capitoli del libro del Levitico trattano del problema della purificazione. Addirittura il concetto di impurità era contrapposto a quello di santità: così come «santo» è ciò che appartiene a Dio, «impuro» è ciò che appartiene alle potenze demoniache che si oppongono a Dio. Da qui la necessità della santificazione, che però si limitava ad una purificazione esteriore che non toccava la profondità dell'essere umano, cioè il cuore che il cuore non era considerato soltanto la sede dei sentimenti e degli affetti, ma anche della mente, della coscienza, della volontà, cioè dell'intera personalità umana. Quindi puri di cuore sono coloro che sono semplici, leali, sinceri, trasparenti in tutti gli aspetti della vita: nei loro rapporti con Dio e nei rapporti col prossimo.
Quello che conta veramente non è la purezza di cuore degli esseri umani, ma il fatto che essi, secondo la promessa di Gesù, vedranno Dio. Vedere Dio non è una facoltà naturale umana, anzi, nessuno può vedere Dio «e vivere» (Es. 33,20). Perciò essa rimane una speranza che non può essere realizzata da noi, vedere Dio è una realtà escatologica:
Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo.
Sappiamo che quand'egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com'egli è. E chiunque ha questa speranza in lui, si purifica com'egli è puro. (I Giov. 3,2)
Oggi è necessario riflettere sulla difficoltà di conservare un cuore puro in un mondo dove impera la furbizia, l'ipocrisia e la menzogna.
v. 9: «Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio».
Quelli che Gesù proclama beati non sono i pacifici, quelli che vivono in pace, che coltivano interiormente l'amore per la pace; quanto piuttosto quelli che promuovono la pace, che Gesù chiama «facitori di pace». Si tratta di una parola usata solo in questo caso in tutto il Nuovo Testamento e indica che l'azione di pacificazione nel mondo si realizza solo per opera di Dio; anzi, esprime una delle più alte qualità di Dio che è, appunto «il Dio della pace», il solo che può dare la pace, come insegnano tutte le invocazioni di benedizione della Bibbia (Num. 6,26; Rom. 1,7- Filip. 4,7-9; Rom. 15,33).
Ma che cosa è la pace di cui si parla nella Bibbia?
I testi profetici di Isaia e Michea presentano la pace come una condizione positiva di benessere e di prosperità, frutto della riconciliazione dell'umanità e dell'intera creazione: la guerra sparisce e le armi sono convertite in strumenti di lavoro, gli esseri umani possono convivere anche con le bestie feroci (Michea 4,3; Isaia 11,6-9).
Di riconciliazione si parla anche nel testo di Col. 1,19-20, dove riconciliazione e pace sono sinonimi che indicano la grande azione di salvezza realizzata da Dio mediante il sacrificio di Gesù sulla croce:
Al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce.
Dio è, dunque, il grande facitore di pace, cioè di salvezza, e questa opera di Dio si manifesta proprio nell’opera del Messia che è chiamato «Principe di pace» (Isaia 9,5-6). Infatti, tutte le profezie messianiche parlano di pace e anche gli angeli che annunziano la nascita di Gesù dicono: «pace in terra» (Luca 2,14). La pace è dunque una promessa e, al tempo stesso, un dono di Dio, perciò i facitori di pace sono i portatori di questo dono e di questa promessa, sono quelli che si impegnano attivamente a stabilire la pace tra le persone (Matt. 5,24) e la riconciliazione tra i popoli (Efes. 2,13-18).
L'azione dei facitori di pace si svolge all'interno della comunità nella riconciliazione, comprensione, tolleranza e solidarietà, ma anche all'esterno, nel mondo, come annunzio del messaggio di salvezza per tutta l'umanità, per tutto il creato, operata da Dio per mezzo di Gesù Cristo.
Certo, la pace può essere attuata dai facitori di pace quando se possibile, altrimenti può essere solo annunziata:
Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. (Rom. 12,18)
Gesù promette a coloro che si adoperano per la pace che saranno chiamati «figli di Dio», cioè riceveranno la nuova dignità di «figli di Dio».
È probabile che Luca pensi alla realizzazione di questa promessa al momento della risurrezione, perciò la promessa di questa beatitudine ha un significato escatologico, riferito cioè agli ultimi tempi. Lo stesso significato escatologico lo troviamo in Apoc. 21,7:
Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio.
Tuttavia la promessa si riflette anche sulla vita di oggi, per cui questi facitori di pace, così come questi poveri, questi mansueti, questi misericordiosi possono essere beati perché già da ora sono chiamati «figli di Dio»:
Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito di servitù per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: «Abbà! Padre!» Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio. (Romani 8,14-16)
Questa realtà è dunque futura e presente ad un tempo, anche se sarà manifestata pienamente solo nel Regno di Dio:
Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quand'egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com'egli è. (I Giov. 3,2)
Quali vie occorre oggi seguire per giungere alla pace nella sfera della vita politica e sociale?
È utile esaminare la teoria, in base alla quale per realizzare la pace è necessario preparare la guerra («si vis pacem, para bellum»), così come è affermata da noti esponenti politici del mondo occidentale e cristiano?
Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.
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