Culto domenicale:
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Domenica, 10 Novembre 2019 19:32

Sermone di domenica 10 novembre 2019 (Luca 6,27-38)

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Testo della predicazione: Luca 6,27-38

«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici; fate del bene a quelli che vi odiano; benedite quelli che vi maledicono, pregate per quelli che vi oltraggiano. A chi ti percuote su una guancia, porgigli anche l’altra; e a chi ti toglie il mantello non impedire di prenderti anche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede; e a chi ti toglie il tuo, non glielo ridomandare. E come volete che gli uomini facciano a voi, fate voi pure a loro. Se amate quelli che vi amano, quale grazia ve ne viene? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a quelli che vi fanno del bene, quale grazia ve ne viene? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a quelli dai quali sperate di ricevere, qual grazia ne avete? Anche i peccatori prestano ai peccatori per riceverne altrettanto. Ma amate i vostri nemici, fate del bene, prestate senza sperarne nulla e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; poiché egli è buono verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate, e non sarete giudicati; non condannate, e non sarete condannati; perdonate, e vi sarà perdonato. Date, e vi sarà dato; vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante; perché con la misura con cui misurate, sarà rimisurato a voi.».

Sermone

            Care sorelle e cari fratelli, l’evangelista Luca colloca questo il discorso programmatico di Gesù su un pianoro, perché il pianoro rappresenta il luogo della riflessione e della preghiera. Come ricorderete, l’evangelista Matteo, invece, lo colloca su un Monte perché rappresenti il Sinai, dove Mosè ricevette le tavole della legge, affinché Gesù sia presentato come come il nuovo Mosè che annuncia la nuova legge di Dio, la legge dell’amore per la quale Dio non chiede nulla in cambio. Così in Luca troviamo lo stesso Gesù che ci parla dell’amore che permette di rasserenarci basandoci sulla sua Parola che ispira la nostra meditazione e la nostra preghiera.

         Il brano di Luca alla nostra attenzione parte dal comandamento dell’amore contenuto nel libro del Levitico che dice: «Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il prossimo tuo come te stesso» (Lev. 18,19). In questo brano, il prossimo è rappresentato, comunque, dai “figli del tuo popolo”, non certo i tuoi nemici che diventa invece una vera novità nella predicazione di Gesù.

Così il nostro brano esordisce affermando con forza: «Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, …pregate per quelli che vi oltraggiano» (v. 27). Quindi, Gesù va oltre il concetto dell’amore rivolto verso il prossimo che era ristretto e non includeva coloro che ci vogliono male, o addirittura annientare. Gesù afferma che è perfino vitale amarli, che fa parte della nostra fede.

Perché? E cosa ne sarebbe stato di Israele se non avesse combattuto, con l’aiuto di Dio, per la sua sopravvivenza contro coloro che volevano il suo annientamento?

D’altra parte, dobbiamo anche fare una differenza, perché un conto è che il nostro nemico si trovi in una situazione di debolezza come quella ipotizzata dall’apostolo Paolo: «Se il tuo nemico ha fame dagli da mangiare, se ha sete dagli da bere» (Rom. 12,20), un altro conto è amare un nemico che mi perseguita, mi minaccia, mi uccide. Nel primo caso posso anche aiutarlo, ma nel secondo caso rischio perfino la morte!

Cosa intende dire dunque Gesù con queste parole che riteniamo davvero impossibili da applicare alla nostra realtà quotidiana, senza tener conto delle nostre incapacità o limitatezze in cui ci troviamo come persone umane?

Eppure Gesù sembra davvero risoluto, come risoluti sono stati tutti coloro che si sono ispirati a questo discorso di Gesù per proporre il loro ideale di nonviolenza come il Mahatma Gandhi, il pastore battista afroamericano Martin Luther King e altri ancora per lottare contro lo strapotere che rendeva intere popolazioni sottomesse o addirittura schiave. A ben guardare, i risultati sono stati davvero sorprendenti. Così Martin Luther King poteva affermare nel suo sermone di Natale nel 1967:

«Ho visto troppo odio per non desiderare di odiare… Non so come faremo, ma dovremo riuscire a rizzarci di fronte ai nostri nemici e dovremo saper dire: “Noi contrasteremo la vostra capacità di infliggere sofferenza con la nostra capacità di sopportare la sofferenza… Fateci ciò che volete, noi continueremo ad amarvi… Gettateci in prigione e noi continueremo ad amarvi, gettate bombe nelle nostre case, minacciate i nostri figli, e anche se sarà difficile, noi continueremo ad amarvi. Mandate i vostri incappucciati, ministri di violenza, nelle nostre chiese, trascinateci in qualche viuzza deserta e lasciateci mezzi morti, e noi vi ameremo ancora. …Ma siate certi che noi supereremo la vostra capacità di male con la nostra capacità di soffrire, e verrà il giorno in cui conquisteremo la nostra libertà. Ma non soltanto per noi… vinceremo anche voi, conquisteremo il vostro cuore e la vostra coscienza e la nostra vittoria sarà doppia”».

Ma Gandhi, che non era cristiano doveva invece affermare:

«I cristiani sono come delle pietre lungo un fiume: si lasciano accarezzare dall’acqua, ma non si lasciano attraversare».

Gandhi si riferiva certo alla risposta che il cristianesimo ha dato alla predicazione di Gesù, non certo in modo coerente, perché la storia ci insegna quanta violenza, odio e crudeltà è stata perpetrata in nome di quel Cristo che aveva insegnato tutto il contrario.

Ma perché Gesù pronuncia una predicazione che ci dà delle indicazioni così difficili da portare, se non impossibili? Sappiamo bene che un conto è predicare, un altro conto è praticare.

In realtà, qui Gesù pone il fondamento per una nuova forma di reciprocità che mai era stata presa in considerazione prima di allora. Gesù non ci vuole indicare delle nuove regole da seguire, non ci chiede semplicemente di rinunciare a odiare il nostro nemico, ma ci chiede di agire in modo positivo contro il male: «A chi ti toglie il mantello, dagli anche la tunica; a chi ti toglie ciò che è tuo non glielo ridomandare; come volete che gli altri facciano a voi, così voi fate pure a loro; prestate senza sperarne nulla e sarete figli dell’Altissimo perché egli è buono verso gli ingrati e i malvagi».

Gesù stravolge la nostra logica andando oltre essa. Quando dice «amate i vostri nemici», Gesù sta affermando certo che il nemico esiste davvero, o che possiamo essere noi ritenuti nemici di qualcuno, ma Gesù ci chiede di agire in modo da costringere il nostro nemico a non essere più nemico. In che modo? La risposta di Gesù è questa: non comportarti come nemico di nessuno, mai; perché se non ti comporti come suo nemico, egli si sentirà smarrito perché perde il bersaglio da colpire e le sue frecce andranno a vuoto o addirittura rinuncerà a lanciarle.

In questo modo, non trattando il nemico come tale, i meccanismi del male sono scardinati, e si toglie al nemico il “potere” di compiere il male.

Così, a questo punto Gesù aggiunge: «…perché con la misura con cui misurate sarà misurato a voi». Chi tratta gli altri con misericordia, riceverà misericordia; chi perdona, riceverà perdono: date e vi sarà dato abbondantemente: «vi sarà versata in seno buona misura pigiata, scossa, traboccante», era la grande tasca contenuta nei vestiti di allora, un capiente contenitore che non sarebbe stato sufficiente a contenere le continue benedizioni, pigiate, scosse, traboccanti che riceveranno, ogni giorno, coloro che agiscono con misericordia partendo dal comandamento dell’amore. Per questo Agostino d’Ippona poteva dire: «Ama, e fa’ ciò che vuoi».

         Questa conseguenza è ricavata semplicemente dall’atteggiamento di Dio verso di noi, egli ci offre la sua grazia all’interno di una logica di gratuità e non di tornaconto.

Questo è Dio, da questo ha conseguenza l’agire di Dio.

E così è anche per noi che, certo, non siamo Dio, ma riceviamo il suo amore che ci dà la possibilità di amare, anzi, ci impegna ad amare, con il suo aiuto e il suo sostegno; perché il suo perdono, ci impegna a perdonare, la sua misericordia a essere misericordiosi, la sua gratuità a dare gratuitamente ciò che gratuitamente abbiamo ricevuto. Amen!

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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