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Domenica, 22 Marzo 2015 19:59

Sermone di domenica 22 marzo 2015 (Marco 10, 35-38. 42-45)

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Testo della predicazione: Marco 10, 35-38. 42-45

«Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, si avvicinarono a lui, dicendogli: «Maestro concedici di sedere uno alla tua destra e l’altro alla tua sinistra nella tua gloria». Ma Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete (...) Voi sapete che quelli che son reputati principi delle nazioni le signoreggiano e che i loro grandi le sottomettono al loro dominio. Ma non è così tra di voi; anzi, chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore; e chiunque, tra di voi, vorrà essere primo sarà servo di tutti. Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti».

Sermone

Care sorelle e cari fratelli, il brano biblico alla nostra attenzione si pone tra l’annuncio della morte di Gesù, il terzo, e il senso della morte di Gesù, del perché è venuto Gesù al mondo e perché è morto.

Due fratelli, Giacomo e Giovanni, discepoli di Gesù, gli chiedono di sedere, uno a destra e uno a sinistra della sua gloria, quando sarà manifestato il Regno di Dio. Gesù risponde con una frase che oggi tradurremmo così: «Voi non avete capito niente».

In realtà l’evangelista Marco sta mettendo a confronto quelli che sono i pensieri umani e quelli di Dio; si contrappongono, partono da una logica diversa, da cui però si può guarire; il cambiamento è possibile, infatti è la conversione quella che è annunciata nel vangelo di Marco.

Il lettore del vangelo di Marco è continuamente confrontato con l’esigenza della conversione: il fraintendimento dei discepoli e il “non aver capito nulla”, sono le condizioni in cui si trova il lettore, cioè noi, che viene così interrogato dalla Parola di Gesù e risponde chiedendogli di essere soccorso nella sua incredulità.

I due fratelli Giacomo e Giovanni, chiedono di diventare i primi, non nel presente ma nel futuro. Chiedono di sedere sui troni sui quali siederanno coloro che saranno deputati a giudicare. Non chiedono di partecipare alla gloria di Gesù, ma di occupare i primi posti, fregandosene di tutti gli altri compagni, discepoli, come loro, dello stesso maestro. Ovviamente, la loro richiesta fa scoppiare l’indignazione degli altri compagni e rompe la comunione all’interno del gruppo dei discepoli.

Gesù risponde “voi non avete capito nulla”.

Che cosa non avevano capito?

Non avevano capito che i troni sono un dono, non sono in vendita, non cercano proprietari raccomandati da Gesù, non seguono la logica dello scambio, non sono per i migliori o per i più fedeli. La logica di Dio è quella della gratuità: i troni sono per tutti, non c’è un potere, conferito a chi siede sui troni, che sovrasta gli altri senza trono. La logica di Dio è semmai quella per la quale è conferito a tutti un potere! La logica umana, invece, considera il potere come qualcosa da esercitare sopra altri senza potere.

Per questo Gesù dice: «Voi non sapete quello che chiedete», non avete idea della cantonata che avete preso, non avete capito nulla, non siete in sintonia con la logica di Dio.

I governanti osservano questa logica, esercitano un potere credendo che questo potere conferisca loro superiorità, supremazia, egemonia, preminenza, per alcuni anche tirannia; essi ritengono che il potere debba conferire loro onori, prestigio e privilegi. Ma tra voi non è così dice Gesù in modo perentorio, contraddicendo Giacomo e Giovanni che portano all’interno dei dodici questa logica.

Tra voi non è così: il regime dei governi non può funzionare all’interno della cerchia dei discepoli che sono al seguito di un Messia che sarà crocifisso, che darà la sua vita senza tradire mai la logica della gratuità, del perdono e del servizio.

Gesù non nega l’esercizio del potere, non dice che è inutile, non dice che va abolito, ma spiega in che cosa consiste il potere. E l’unico potere che Gesù ammette è il potere che si esercita nel servire gli altri, gli ultimi, gli indigenti.

«Chiunque, tra di voi, vorrà essere primo sarà servo di tutti»: ecco il vero potere, la vera grandezza; il vero leader è quello che si pone al servizio di tutti, che diventa servo, ministro, che nel suo orizzonte vede gli altri come persone da riconoscere nella loro dignità e onorabilità; il ministro è colui orienta il proprio servizio verso il bene comune, non pensa neppure di avvantaggiarsi della propria posizione, ma di usare ogni potere per alleviare le sofferenze di chi vive nel disagio, per accogliere chi è respinto, per permettere l’eguale trattamento di tutte le persone, senza favoritismi, la libertà di ogni essere umano di ogni etnia, religione, cultura.

Per Gesù questo è colui che esercita il potere, è un servitore, un ministro. Come Gesù stesso ha fatto dandone l’esempio.

Per questo dice: «Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita». Gesù è stato il ministro per eccellenza perché ha servito permettendo ai malati di guarire, alle persone schiave di ogni forma di pregiudizio di essere liberate; ha insegnato la logica dell’amore e della gratuità attraverso i quali il mondo potrà essere salvato da se stesso e dalle sue logiche che generano ingiustizia, illegalità, prepotenza, prevaricazione, diseguaglianze.

Se pensiamo al modello di ministro proposto da Gesù e lo confrontiamo poi con quello che sono oggi i nostri ministri, scopriamo uno stridore che ci fa accapponare la pelle.

In questi giorni abbiamo scoperto quello che tanti temevano da tempo e cioè la corruzione anche nelle più alte cariche dello Stato, in coloro che, come ministri, dovevano vigilare sulle infiltrazioni mafiose o di affaristi senza scrupoli, riguardo alle Grandi opere in Italia. La corruzione di persone di potere che consentiva di aggiudicare appalti e aumentare anche del 40% il costo delle Grandi opere, costo, di per sé, già più che elevato.

È terribile tutto ciò, perché genera nei cittadini un senso di impotenza e di arresa: non se ne esce, non ci si salva, tutti sono corrotti. Il profeta Isaia dice al riguardo: «Guai alla nazione che pecca, ai figli corrotti» (Iasia 1,4).

A noi, però, resta la speranza della possibilità della conversione a cui Dio ci chiama, siamo chiamati ad annunciare la logica che Gesù ci insegna, una logica che si fonda sulla gratuità e sula condivisione dei beni comuni per il vantaggio di tutti.

Questa è la nostra prospettiva, la conversione alla logica di Dio e questa è anche la nostra missione, l’adesione alla visione di Dio, la sola che potrà salvare noi stessi e il mondo. Amen!

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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