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Lezione 1: Introduzione - La violenza e il sacro

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In gran parte della Bibbia domina il tema della violenza. Uno studioso dell'Antico testamento arrivò alla seguente conclusione: 

«Nessun'altra attività o esperienza umana è menzionata così spesso come la violenza, né nel mondo del lavoro e dell'economia, né in quello della famiglia e della sessualità o della natura e della scienza». 

Marcione, il primo grande eretico della storia della chiesa, aveva detto che il Dio di Gesù e dei Vangeli sarebbe un Dio nuovo, diverso da quello che compare nell'Antico Testamento, dal momento che quest'ultimo è un desposta, eccitato, selvaggio, bellicoso, violento e iroso. Perciò Marcione aveva escluso l'Antico Testamento dalla Sacra Scrittura. Ma la chiesa ufficiale non accolse questa opinione e preferì allontanarlo dal proprio ambito. 

La tesi di René Girard

Prendendo spunto dalla inclinazione umana alla violenza, Girard formula una precisa teoria del sistema istintuale umano. La violenza è la costante minaccia distruttrice dell'uomo. Quando due individui aspirano alla stessa meta, diventano rivali, si genera un conflitto che induce alla violenza. Presto si perde di vista l'oggetto della meta e la violenza diventa cieca, essa è socialmente contagiosa e produce sempre nuova violenza. Gli esseri umani sono quindi costantemente minacciati dall'autodistruzione, perciò si costituiscono in società organizzate per tentare di dominare la violenza. Il modo più diffuso è quello di deviare la violenza indiscriminata verso forme di violenza controllata. Così assistiamo a un processo di convergenza della violenza di tutti contro tutti che si concentra e si sfoga verso una singola vittima, che viene annientata e considerata responsabile della situazione.

Sul suo cadavere tutti gli altri fanno la pace. Si tratta di un "capro espiatorio".

Il sacrificio è un'operazione di transfert collettivo in cui la vittima è investita di tutte le rivalità, le tensioni, i rancori, le aggressioni in seno alla comunità. Si tratta di un "inganna-violenza"

Ogni colpa è proiettata sulla vittima della violenza la quale, da una parte incute terrore dal momento che là vi è concentrata tutta l'aggressività e la cattiveria umane e, dall'altra è ciò che salva dal momento che, grazie a lei, è stata ottenuta la libertà. La nuova concordia tra i sopravvissuti assume un riflesso religioso.

Le società primitive hanno trovato solo un modo per prevenire lo scoppio di rivalità e della violenza generale. Questo modo consiste nel ripetere nel tempo il sacrificio del capro espiatorio per perpetuarne i benefici. La crisi violenta viene così anticipata dal rito del sacrificio. Il rituale sacrificale è un meccanismo per deviare in un'altra direzione la violenza.

Dobbiamo tener sempre presente che in queste società primitive non può esserci la distinzione tra religione e società.

Le vittime della violenza rituale sono originariamente esseri umani, in seguito anche animali. Solo successivamente, con le culture superiori si verificano nuovi metodi per assoggettare la violenza, il più importante potrebbe essere quella forma della giustizia che si serve di sanzioni violente. Qui la violenza è socialmente permessa, ma nelle mani di determinati detentori a precise condizioni (carcere, multa, lavori forzati e varie pene). In questi sistemi sociali è possibile demolire a poco a poco il culto sacrificale. 

Nei testi dell'Antico Testamento è evidente con quale tipo di società abbiamo a che fare. Il credente fa l'esperienza di Dio all'interno di questi processi culturali, che sono d'importanza vitale per il singolo individuo. È qui che avviene l'esperienza di Dio, non fuori di quei processi culturali e sociali: Dio diventa quindi la concretizzazione dell'esperienza di ciò che incute terrore e che, al tempo stesso, salva. Dio viene, cioè, vissuto all'interno del meccanismo del capro espiatorio, del rituale sacrificale, della «guerra giusta». Perciò apparirà sia come idolo assetato di sangue e imprevedibile, sia come divinità benevola e benefica. 

Tutta la colpa viene scaricata sulla vittima. Qui è la menzogna! Tale menzogna, però, non deve essere scoperta, altrimenti la fragile concordia ottenuta grazie alla vittima si spezzerebbe. 

Anche l'Antico Testamento, in un primo momento, conobbe tutto ciò. Così si spiegano molti dei miti in esso contenuti e i rituali cruenti; così si spiega il Dio crudele e violento e si spiega la violenza incredibilmente feroce che domina la storia d'Israele.

Tuttavia, già nell'Antico Testamento i profeti cominciano a denunciare l'inefficacia del sacrificio e di tutto il rituale; sono profeti come Amos, Isaia, Geremia, Osea, Michea. Ma non si può toccare il sacrificio senza intaccare i principi fondamentali dell'equilibrio e dell'armonia della comunità. I profeti cominciano a denunciare la violenza come peccato. Osea 4,1-2 riassume la lista di accuse dicendo che «sangue si aggiunge a sangue» (cfr 12,2; Ezechiele 16,1-63; 23,1-49). 

Se mi offrite i vostri olocausti e le vostre offerte, io non le gradisco; e non tengo conto delle bestie grasse che mi offrite in sacrifici di riconoscenza (Amos 5,22). 

«Che m'importa dei vostri numerosi sacrifici?» dice il Signore; «io sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di bestie ingrassate; il sangue dei tori, degli agnelli e dei capri, io non lo gradisco» (Isaia 1,11). 

«Io desidero bontà, non sacrifici, e la conoscenza di Dio più degli olocausti» (Osea 6,6). 

«Così parla il Signore: Esercitate il diritto e la giustizia; liberate dalla mano dell'oppressore colui al quale è tolto il suo; non fate torto né violenza allo straniero, all'orfano e alla vedova; non spargete sangue innocente, in questo luogo» (Geremia 22,3). 

Gradirà il Signore le migliaia di montoni, le miriadi di fiumi d'olio? Dovrò offrire il mio primogenito per la mia trasgressione, il frutto delle mie viscere per il mio peccato?

O uomo, Egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; che altro richiede da te il Signore, se non che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio? (Michea 6,7-8). 

Dall'Antico al Nuovo Testamento avviene un fenomeno che non si riscontra nelle altre religioni e società. Il meccanismo della violenza viene messo a nudo e viene aperta la possibilità di fondare e sostenere la società umana senza ricorrere necessariamente alla violenza. Così l'immagine di Dio perde quei tratti deformanti derivanti da proiezioni e diviene visibile il vero Dio. 

 

Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

Indirizzo: Via Beckwith 49, Luserna San Giovanni (TO), 10062, ITALIA

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