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Lezione 5: Gli strati del pentateuco e la guerra

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Il Pentateuco è una composizione dove convergono più tradizioni a raccontare i fatti accaduti nella storia d'Israele. Così accade anche per quanto riguarda la composizione di altri libri dell'Antico Testamento. Nel caso nostro della guerra, un esempio può essere quello relativo all'insediamento di Israele nella terra donatagli da Dio, attraverso un'occupazione violenza che, appare come un principio ovvio. Non così per il libro delle Cronache che contraddice questo articolo di fede per mezzo di omissioni e affermazioni positive. Nel Primo libro delle Cronache al cap. 7 è spiegato che Efraim e Manasse, i figli di Giuseppe nati e morti in Egitto, non vissero là, ma nella terra di Canaan e Giosuè stesso dista solo 10 generazioni dai suoi avi. 

7,24Efraim ebbe per figlia Seera, che costruì Bet-Oron, la inferiore e la superiore, e Uzzen-Seera. 25Ebbe ancora per figli: Refa e Resef; tra questi Refa ebbe per figlio Tela, che ebbe per figlio Taan, 26 che ebbe per figlio Ladan, che ebbe per figlio Ammiud, che ebbe per figlio Elisama, 27che ebbe per figlio Nun, che ebbe per figlio Giosuè. 28 Le loro proprietà e abitazioni furono Betel e le città che ne dipendevano: dalla parte d'oriente, Naaran; da occidente, Ghezer con i villaggi vicini, Sichem con le città che ne dipendevano, fino a Gaza con le città che ne dipendevano (I Cronache 7,24-28). 

Lo scopo che intendono raggiungere gli autori del libro delle Cronache è quello di dimostrare che un ingresso violento di Israele nella propria terra non ha mai avuto luogo.

Questo è potuto accadere perché nella Bibbia sono contenute più fonti, cioè diverse tradizioni che hanno raccontato la storia dal proprio punto di vista. Il redattore finale dei testi biblici non ha fatto una scelta, ma ha mantenuto le diverse tradizioni.

Emergono chiaramente tre fonti che prendono i seguenti nomi:

  1. Jahvista (J)
  2. Elohista (E)
  3. Sacerdotale (P) 

Il redattore finale è detto Deuteronomista (Dtr), da cui il libro del Deuteronomio (da deuteros e nomos, cioè seconda legge) che, ovviamente, è uno scritto quasi interamente tardivo.

Una particolarità, che ci interessa, riguarda la fonte Sacerdotale che rifiuta la guerra e trasmette i suoi racconti senza l'ausilio della violenza, come l'esempio di I Cronache 7. 

La storia Jahvista e la guerra 

Tuttavia, può essere vera la tesi secondo la quale l'ingresso degli israeliti in Canaan possa essere stato più bellicoso e guerresco, e quindi meno graduale, di quanto non si sia ritenuto pensando a inermi pastori di pecore e capre. Certo è che l'epoca dei Giudici non fu assolutamente pacifica, così come all'epoca di Saul e Davide, epoca in cui la guerra era una faccenda quotidiana.

Come fonti anteriori al Pentateuco possiamo già stabilire con precisione che all'epoca davidico-salomonica si poteva disporre di molto materiale della tradizione in cui la battaglia e la guerra giocavano un ruolo importante in cui Dio (Jahvè) veniva celebrato come il Dio che combatte e vince per Israele. Vi erano già dei gruppi di testi come per esempio i canti di vittoria, il canto di Miriam e di Debora, contenuti nel «Libro delle guerre di Jahvè» e nel «Libro del giusto»: 

14 Per questo è detto nel libro delle guerre del Signore: «...Vaeb in Sufa e gli affluenti dell'Arnon 15e i letti dei torrenti che scendono verso le dimore di Ar e si appoggiano alla frontiera di Moab» Numeri 21, 14-15).

13 E il sole si fermò, e la luna rimase al suo posto, finché la nazione si fu vendicata dei suoi nemici. Questo non sta forse scritto nel libro del Giusto? E il sole si fermò in mezzo al cielo e non si affrettò a tramontare per quasi un giorno intero (Giosuè 10, 13; cfr anche 2 Sam. 1, 18). 

All'epoca erano anche disponibili racconti di guerre e di conquiste contenenti spesso anche indicazioni intorno all'interdetto (herem); motti delle tribù contenenti racconti di successi in guerra; testi cultuali che legavano il rapporto di Dio con la conquista del paese.

10Il Signore rispose: «Ecco, io faccio un patto: farò davanti a tutto il tuo popolo meraviglie, quali non sono mai state fatte su tutta la terra né in alcuna nazione; tutto il popolo in mezzo al quale ti trovi vedrà l'opera del Signore, perché tremendo è quello che io sto per fare per mezzo di te. 11Osserva quello che oggi ti comando: Ecco, io scaccerò davanti a te gli Amorei, i Cananei, gli Ittiti, i Ferezei, gli Ivvei e i Gebusei (Esodo 34, 10-11). 

La teologizzazione delle guerre e delle vittorie non è un'invenzione di Israele, è un retaggio comune all'Oriente antico. Tuttavia, nella Bibbia manca una mitologia della lotta tra le divinità o contro il caos, che nell'antico Oriente legittimava le guerre degli uomini. 

Il Deuteronomio e la guerra

Il racconto deuteronomistico dell'insediamento ha due temi: l'insediamento e la legge. Questi interessi erano quelli del re Giosia negli ultimi anni del suo regno. Egli voleva rinnovare interiormente il suo Stato per mezzo di una legge che ripristinasse l'Israele delle origini. Secondo gli studiosi questa coincidenza non è un caso, ma pare che sia stato lo stesso re Giosia a commissionare una nuova sintesi chiarificatrice delle più importanti tradizioni d'Israele riguardo alla struttura sociale e ai suoi diritti territoriali. Ciò, in realtà era un programma strategico del re e una specie di scritto di propaganda in funzione delle sue intenzioni per legittimare le sue azioni. 

Lo scritto sacerdotale e la guerra

Nella storia sacerdotale la guerra non c'è. Qui il tema della guerra viene toccato solo sporadicamente. Tuttavia è sviluppato il tema della «contesa»: nella storia di Caino, nella storia di Giacobbe e nel racconto di Giuseppe. Nella storia sacerdotale, Caino non interviene. La storia di Giacobbe è modificata in modo tale che non c'è più alcuna contesa tra Giacobbe ed Esaù o tra Giacobbe e Labano. 

Questa è la motivazione sacerdotale del viaggio di Giacobbe da Labano:

Rebecca disse a Isacco: «Sono disgustata a causa di queste donne ittite. Se Giacobbe prende in moglie, tra le Ittite, tra le abitanti del paese, una come quelle, che mi giova la vita?» Genesi 27,46. 

Allora Isacco chiamò Giacobbe, lo benedisse e gli diede quest'ordine: «Non prendere moglie tra le donne di Canaan. Parti, va' a Paddan-Aram, alla casa di Betuel, padre di tua madre, e prendi moglie là, tra le figlie di Labano, fratello di tua madre. Il Dio onnipotente ti benedica, ti renda fecondo e ti moltiplichi, in modo che tu diventi un'assemblea di popoli, e ti dia la benedizione d'Abraamo: a te e alla tua discendenza con te, perché tu possieda il paese dove sei andato peregrinando, che Dio donò ad Abraamo». Isacco fece partire Giacobbe, il quale andò a Paddan-Aram da Labano, figlio di Betuel, l'Arameo, fratello di Rebecca, madre di Giacobbe e di Esaù. (Genesi 28, 1-5) 

Il commiato pacifico di Giacobbe dopo il suo ritorno a casa:

Esaù prese le sue mogli, i suoi figli, le sue figlie, tutte le persone della sua casa, le sue greggi, tutto il suo bestiame e tutti i beni che aveva messi insieme nel paese di Canaan, se ne andò in un altro paese, lontano da Giacobbe suo fratello, poiché il loro bestiame era troppo numeroso perché essi potessero abitare insieme; il paese nel quale soggiornavano non era loro sufficiente a causa del loro bestiame. Così Esaù abitò sulla montagna di Seir. Esaù è Edom (Genesi 36:6-8)

La storia di Giuseppe risulta molto abbreviata. La storia raccontata dalla fonte Sacerdotale allontana la guerra dalla storia delle origini del mondo, dell'umanità e del popolo di Dio. Non accade che venga citata la guerra per condannarla, essa non esiste neppure. Il mondo della Storia sacerdotale non conosce la guerra.

 

Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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