Culto domenicale:
ore 10,00 Tempio dei Bellonatti

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Lezione 2 - Il tempo di risvegliarsi

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La grande speranza d’Israele consisteva nel fatto che il popolo, seme di Abramo, Isacco e Giacobbe, si moltiplicasse e prosperasse. Perfino nella caduta, la speranza è rivolta nella procreazione:

Alla donna disse: «Io moltiplicherò grandemente le tue pene e i dolori della tua gravidanza; con dolore partorirai figli». (Genesi 3,16)

I figli, e dopi i nipotini, sono la maggiore benedizione divina, e il vivere abbastanza a lungo da vederli è una delle cose migliori in cui sperare.

Ecco, i figli sono un dono che viene dal Signore; il frutto del grembo materno è un premio. Come frecce nelle mani di un prode, così sono i figli della giovinezza.
Beati coloro che ne hanno piena la faretra! Non saranno confusi quando discuteranno con i loro nemici alla porta.
(Salmo 127,3-5)

Tua moglie sarà come vigna fruttifera, nell'intimità della tua casa; i tuoi figli come piante d'olivo intorno alla tua tavola. Ecco così sarà benedetto l'uomo che teme il Signore. (Salmo 128,3-4)

Vedere i propri figli morire era, al contrario, la più grave sciagura immaginabile. Far crescere la nazione e la propria famiglia era, quindi, una responsabilità sacra di ciascuno che esigeva perfino leggi specifiche che la salvaguardassero.

Per il pio israelita, la discendenza non era semplicemente il modo per tenere vivo il nome, ma il modo in cui si sarebbero adempiute le promesse di Dio, per Israele e per il mondo. Per questo la Bibbia dà molta importanza alle genealogie che alla nostra sensibilità sembrano noiose e addirittura lontane dalla religione.

Oltre alla famiglia, anche la terra, quella che Dio aveva promesso ad Abramo, faceva parte della speranza del futuro.

Questo era il motivo per il quale anche i profeti si concentravano sulla pace e sulla prosperità della terra (il paese dove scorre latte e miele). E se una persona può vedere che il popolo e il paese fioriscono, allora può anche andarsene in pace nella tomba.

Alcuni autori biblici, oltre alla terra, concentrarono la speranza del popolo sulla famiglia reale, perciò la speranza divenne per loro collegata alle sorti di Gerusalemme. Da Davide in poi, Gerusalemme fu la città reale e, poi, con Salomone, fu la sede del tempio di Dio.

Avverrà, negli ultimi giorni, che il monte della casa del Signore si ergerà sulla vetta dei monti, e sarà elevato al di sopra dei colli; e tutte le nazioni affluiranno a esso. Molti popoli vi accorreranno, e diranno: «Venite, saliamo al monte del Signore, alla casa del Dio di Giacobbe; egli ci insegnerà le sue vie, e noi cammineremo per i suoi sentieri». Da Sion, infatti, uscirà la legge, e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli giudicherà tra nazione e nazione e sarà l'arbitro fra molti popoli; ed essi trasformeranno le loro spade in vomeri d'aratro, e le loro lance, in falci; una nazione non alzerà più la spada contro un'altra, e non impareranno più la guerra. (Isaia 2,2-4)

Poi un ramo uscirà dal tronco d'Isai, e un rampollo spunterà dalle sue radici. Lo Spirito del Signore riposerà su di lui: Spirito di saggezza e d'intelligenza, Spirito di consiglio e di forza, Spirito di conoscenza e di timore del Signore. Respirerà come profumo il timore del Signore, non giudicherà dall'apparenza, non darà sentenze stando al sentito dire, ma giudicherà i poveri con giustizia, pronuncerà sentenze eque per gli umili del paese. Colpirà il paese con la verga della sua bocca, e con il soffio delle sue labbra farà morire l'empio. La giustizia sarà la cintura delle sue reni, e la fedeltà la cintura dei suoi fianchi. Il lupo abiterà con l'agnello, e il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello, il leoncello e il bestiame ingrassato staranno assieme, e un bambino li condurrà. La mucca pascolerà con l'orsa, i loro piccoli si sdraieranno assieme, e il leone mangerà il foraggio come il bue. Il lattante giocherà sul nido della vipera, e il bambino divezzato stenderà la mano nella buca del serpente. Non si farà né male né danno su tutto il mio monte santo, poiché la conoscenza del Signore riempirà la terra, come le acque coprono il fondo del mare. (Isaia 11,1-9)

O Dio, da' i tuoi giudizi al re e la tua giustizia al figlio del re; ed egli giudicherà il tuo popolo con giustizia e i tuoi poveri con equità! Portino i monti pace al popolo, e le colline giustizia! Egli garantirà il diritto ai miseri del popolo, salverà i figli del bisognoso, e annienterà l'oppressore!
Egli dominerà da un mare all'altro e dal fiume fino all'estremità della terra.
Davanti a lui s'inchineranno gli abitanti del deserto, i suoi nemici morderanno la polvere. I re di Tarsis e delle isole gli pagheranno il tributo, i re di Seba e di Saba gli offriranno doni; tutti i re gli si prostreranno davanti, tutte le nazioni lo serviranno. Poich'egli libererà il bisognoso che grida e il misero che non ha chi l'aiuti.
(Salmo 72,1-4. 8.12)

Una cosa ho giurato per la mia santità, e non mentirò a Davide:
la sua discendenza durerà in eterno
e il suo trono sarà davanti a me come il sole,
sarà stabile per sempre come la luna;
e il testimone ch'è nei cieli è fedele».
(Salmo 89,35-37)

Queste e altre promesse sono ben note e vanno ricordate per evitare che l’assenza di affermazioni della vita umana oltre la tomba crei l’impressione che il popolo ebraico restasse senza alcuna vivida e robusta speranza.

Il giorno di YHWH, predicato da alcuni profeti, era quello in cui Dio realizzava tutte le sue promesse. A un certo punto, fu annunciata una parola nuova che prometteva la vita oltre la tomba. Tuttavia, l’autentica speranza, per Israele, rimase quella robusta speranza fondata sul Dio dell’alleanza che attendeva da YHWH una benedizione di giustizia, di prosperità e di pace per il popolo, per il paese e per la terra intera.

E dopo?

L’amore di Dio non è stato mai solo un dogma teologico in Israele, ma una esperienza di vita di quell’amore. Fu tale esperienza che fece sorgere l’idea che la fedeltà di Dio si sarebbe potuta conoscere non soltanto in questa vita, ma anche in quella oltre la tomba.

Infatti vi sono dei brani che sembrano offrire la speranza sul fatto che Dio libererà i suoi fedeli dallo Sheol. Bisogna capire, però, cosa essi intendano: se intendono la liberazione dalla tomba oppure quella oltre la morte oppure dalla morte stessa per vedere prolungata la vita piuttosto che interrotta prematuramente.

Io ho sempre posto il Signore davanti agli occhi miei; poiché egli è alla mia destra, io non sarò affatto smosso. Perciò il mio cuore si rallegra, l'anima mia esulta; anche la mia carne dimorerà al sicuro; poiché tu non abbandonerai l'anima mia in potere della morte, né permetterai che il tuo santo subisca la decomposizione.
Tu m'insegni la via della vita; vi son gioie a sazietà in tua presenza; alla tua destra vi son delizie in eterno.
(Salmo 16,8-11)

La speranza qui sembra quella di essere salvati da una morte violenta, piuttosto che una liberazione oltre la tomba.

Tu nascondi la tua faccia, e sono smarriti; tu ritiri il loro fiato e muoiono,
ritornano nella loro polvere.
Tu mandi il tuo Spirito e sono creati, e tu rinnovi la faccia della terra.
(Salmo 104,29-30)

L’A.T. a un certo punto parla chiaramente della risurrezione dei morti, gli studiosi dibattono ancora oggi se tale risurrezione sia un’innovazione esplosa improvvisamente oppure il momento culminante dell’antica speranza ebraica.

In realtà, la risurrezione non è un altro modo di parlare dello Sheol dopo la morte fisica. Essa parla di qualcosa che accadrà ancora oltre lo Sheol.

Risurrezione significa vita fisica dopo la «vita dopo la morte», ovvero una vita fisica dopo lo stato di morte. È fuorviante, dunque, ritenere che nell’A.T. si parli di una «risurrezione in cielo».

Il testo basilare è Daniele 12,2-3:

Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno; gli uni per la vita eterna, gli altri per la vergogna e per una eterna infamia. I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento e quelli che avranno insegnato a molti la giustizia risplenderanno come le stelle in eterno. (Daniele 12,2-3)

Il libro di Daniele parla della risurrezione del corpo nel II secolo a.C. La metafora del sonno, per parlare dei morti, era diffusissima ed era dunque naturale portare avanti la metafora parlando del «risveglio» per indicare la risurrezione del corpo.

In realtà il brano di Daniele, non ha la pretesa di proporre una teoria sul destino ultimo dell’intera umanità, ma si limita ad affermare che Dio darà ad alcuni, in una vita fisica rinnovata, una vita eterna, e ad altri un eterno disprezzo. Qui si parla, da un lato, dei giusti che hanno sofferto il martirio e, dall’altro, di torturatori e assassini. Di coloro che non sono stati né torturati, né torturatori non se ne parla affatto.

I saggi brilleranno come le stelle in eterno. Il loro destino non è certo quello di diventare delle stelle, ma i giusti diventeranno come le stelle. Sembra che si intenda dire che saranno capi e dirigenti della nuova creazione di Dio. Queste immagini suggeriscono uno scenario di regalità, re e governanti mandati da Dio danno luce al mondo come le stelle del cielo.

Si tratta del martirio che subiscono i credenti durante il governo di Antioco IV Epifane, il quale morirà nel 164 a.C. È in questo periodo che è scritto il libro, e qui è annunciato, in un periodo di angosce senza precedenti, che Michele, principe degli angeli, sorgerà e combatterà per gli ebrei e li libererà.

Questo è il contesto in cui si predice la risurrezione.

La predizione della risurrezione non è una speculazione sul destino ultimo degli esseri umani, ma è una promessa riferita a una situazione specifica. Il Dio d’Israele ribalterà le azioni dei malvagi e farà risorgere i martiri per vivere una vita gloriosa. Al tempo stesso, Dio farà risorgere i persecutori i quali, invece di rimanere nella decente oscurità dello Sheol o della polvere, dovranno far fronte a una eterna e pubblica infamia.

Tutta la scena ha gli elementi di un tribunale, si tratta di una scena di giudizio nella quale il giusto giudice, Dio, raddrizza i torti, punisce i malvagi e difende i giusti.

Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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