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Lunedì, 16 Novembre 2015 12:29

Sermone di domenica 15 novembre 2015 (Marco 6,32-44)

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Testo della predicazione: Marco 6,32-44

Partirono dunque con la barca per andare in un luogo solitario in disparte. Molti li videro partire e li riconobbero; e da tutte le città accorsero a piedi e giunsero là prima di loro. Come Gesù fu sbarcato, vide una gran folla e ne ebbe compassione, perché erano come pecore che non hanno pastore; e si mise a insegnare loro molte cose.
Essendo già tardi, i discepoli gli si accostarono e gli dissero: «Questo luogo è deserto ed è già tardi; lasciali andare, affinché vadano per le campagne e per i villaggi dei dintorni e si comprino qualcosa da mangiare». Ma egli rispose: «Date loro voi da mangiare». Ed essi a lui: «Andremo noi a comprare del pane per duecento denari e daremo loro da mangiare?» Egli domandò loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Essi si accertarono e risposero: «Cinque, e due pesci». Allora egli comandò loro di farli accomodare a gruppi sull’erba verde; e si sedettero per gruppi di cento e di cinquanta.
Poi Gesù prese i cinque pani e i due pesci, e, alzati gli occhi verso il cielo, benedisse e spezzò i pani, e li dava ai discepoli, affinché li distribuissero alla gente; e divise pure i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono e furono sazi, e si portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane, ed anche i resti dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila persone.

Sermone

Cari fratelli e care sorelle, l’evangelista Marco ci racconta che dopo aver chiamato i suoi discepoli, Gesù opera miracoli: comincia a guarire, a insegnare e a predicare, le tre attività di Gesù: terapeutica, didascalica e kerigmatica. Prima della moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù compie diversi miracoli in presenza dei suoi discepoli che, addirittura, avevano assistito alla risurrezione della figlia di Iairo, oltre a ciò avevano udito i suoi insegnamenti, la sua predicazione, eppure, qui nel nostro racconto, i discepoli sembrano increduli e incapaci di affrontare un pro­blema.

Qui la loro natura umana emerge in tutta la sua spontaneità, perciò quando Gesù dirà loro: “da­te loro voi da mangiare” essi rispondono che è una cosa impossibile, perché non hanno 200 denari per comperare cibo per tutti: 200 denari era la paga annua di un lavoratore! Ai discepoli non mancava la disponibilità, ma certamente mancavano i mezzi. Le loro forze, davanti al problema di sfamare tante gente, erano esigue, insignificanti.

I discepoli avevano, forse, ciò che era appena sufficiente per loro stessi, e per nulla abbondante. Ma da lì a poco assisteranno a qualcosa di grandioso che non è la moltiplicazione dei cinque pani e dei due pesci in sé, ma qualcosa che vi sta dietro, qualcosa che ha permesso che quel poco bastasse per tutti.

C’è chi in questo miracolo sottolinea lo sbalordimento dei disce­poli, o magari del Dio che sbalordisce e che si mostra onnipotente contro la piccolezza e l’insensatezza umane; altri sottolineano la capacità miracolistica di Gesù per conferirgli la giusta autorità e il giusto ruolo di Messia.

Ma non è così, sarebbe una “diminutio” leggervi in questo brano che Dio riesce a fare miracoli mentre noi no, oppure che Dio vuole essere glorificato a motivo della sua onnipotenza, o che sia colui che può intervenire nei momenti difficili della vita quando meno ce lo aspettiamo. Certo, Dio fa anche questo, ma fermarci a questo punto significherebbe deviare la nostra attenzione dal messaggio che ci è trasmesso.

Il miracolo, nella Bibbia ha sempre lo scopo di trasmettere un messaggio nuovo e dirompente. Qual è il messaggio in questo brano? Qual è il centro vero del racconto che bisogna ricevere?

Gesù dice ai discepoli: “Date loro voi da man­giare”. I discepoli non sanno dar loro da mangiare, non possono e Gesù lo sa, perché, dunque, fa questa domanda che possiamo definire retorica?

Gesù dà un ordine perentorio ai discepoli e agli ascoltatori del Vangelo di Marco, a noi oggi, che leggiamo la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ci dice: “Date loro voi da mangiare”. Quest’ordine di Gesù ci priva di quello che possediamo in modo radicale perché radicale è il messaggio di Gesù: a noi è dato di moltiplicare il pane e i pesci.

“Date loro voi da mangiare” è il messaggio di Gesù alla chiesa, a ciascuno di noi che siamo la chiesa. E tu non puoi solo annunciare la Parola di Dio, ma Gesù esige da te l’impegno e la disponibilità della tua vita in modo totale, a te affida il compito di “molti­plicare il pane e i pesci”. Questo compito adesso è delegato a noi. Dio lo delega alla sua chiesa, che non può solo parlare, ma anche agire... e Gesù lo ha dimostrato moltiplicando il pane e i pesci.

Non ci è chiesto l’impossibile, ciò che non possiamo dare perché non l’abbiamo, ci viene semplicemente chiesto di condividere quello che abbiamo con chi non ce l’ha. Di condividere il pane di coloro che non ce l’hanno perché è stato loro preso, rubato, predato, arraffato in vari modi da coloro che il pane ce l’hanno.

Certo, sappiamo bene che, come discepoli di Gesù, ci è chiesto di non vergognarci di credere in lui, di non arrossire quando ci sentiamo interpellati ad annunciare la sua Parola, ma il testo di oggi, ci invita ad aprire gli occhi per quanto riguarda le necessità del nostro prossimo, della sorella, del fratello che abbiamo vicino o lontano; siamo chiamati a condividere quel poco o quel tanto che abbiamo, a non tenercelo tutto per sé.

Sappiamo bene che, nella società umana, alcuni vivono una situazione di privilegio e altri di povertà e schiavitù. Ecco, è di fronte a queste situazioni che siamo chiamati a moltiplicare i pani e i pesci. Il pane che si moltiplica è il pane che viene spezzato per essere condiviso con l’altro, con l’altra.

Questo racconto ci chiama a fare di ogni momento della nostra vita un dono di noi stessi, di vivere nella dimensione del dono, della gratuità. La vita è un servizio continuo, verso Dio e il prossimo, la nostra vita che è un dono del Signore, un talento che deve portare frutto attraverso il nostro ser­vizio nei del mondo.

Solo questo potrà trasformare veramente la nostra società. È come un seme che viene gettato e che produce frutto, anche negli altri, anche gli altri crederanno che la vita ha senso se viene vissuta nel servizio reciproco, nel dono di sé e non nella dimensione egoistica che tutto chiede e nulla dà, una dimensione che produce solo solitudine, oppressione e disperazione.

“Chiunque è capace di dare se stesso è ricco” scri­ve Eric Fromm, è una ricchezza che ci permette di dare, di muoverci verso l’altro/a, di andare incontro a chi è nella necessità.

Certo, come i discepoli, anche noi restiamo increduli di fronte a tanti bisogni e a tanta pochezza da parte nostra, ma non sono i grandi numeri e le grandi ricchezze a salvare noi e il mondo, ma la nostra disponibilità a condividere ciò che abbiamo, ciò che siamo. Neppure noi abbiamo 200 denari di fronte a una folla di cinquemila persone affamate, di fronte ai gravi problemi che si presentano ai nostri occhi, davanti ai migranti in cerca di una nuova patria, davanti alle stragi dell’Isis.

Gesù ci dice di non tenere per noi quel poco che può produrre la nostra piccola disponibilità, ma di offrirlo, di condividerlo e Dio compirà il miracolo: quel poco sarà sufficiente per tutti, anzi abbondante, che produrrà perfino degli avanzi, perché il poco di tutti diventa tanto, diventa ricchezza, quando condiviso.

Ecco il messaggio di Gesù ai suoi discepoli e a noi oggi. Egli ci insegna cosa significhi “moltiplicazione”: significa condivisione, dono di sé, servizio, offerta, disponibilità e impegno totali, senza riserve, perché la nostra vita e quella di tutti abbia un senso e un valore. Amen.

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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