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Lunedì, 29 Febbraio 2016 23:58

Sermone di domenica 28 gennaio 2016 (Efesini 5,1-8a)

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Testo della predicazione: Efesini 5,1-8a

Siate dunque imitatori di Dio, perché siete figli da lui amati; e camminate nell’amore come anche Cristo vi ha amati e ha dato se stesso per noi in offerta e sacrificio a Dio quale profumo di odore soave.
Come si addice ai santi, né fornicazione, né impurità, né avarizia, sia neppure nominata tra di voi; né oscenità, né parole sciocche o volgari, che sono cose sconvenienti; ma piuttosto abbondi il ringraziamento. Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore o impuro o avaro (che è un idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi seduca con vani ragionamenti; infatti è per queste cose che l’ira di Dio viene sugli uomini ribelli. Non siate dunque loro compagni; perché in passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore.

Sermone

Care sorelle e cari fratelli, la lettera agli Efesini, sulla quale vogliamo riflettere oggi, si propone di affrontare il tema dell’unità della chiesa, unità che è messa in pericolo dalla diversità dei convertiti al cristianesimo: quelli provenienti dal paganesimo e quelli di origine ebraica.

L’intenzione dell’autore è chiara, la chiesa con le sue diversità spirituali, teologiche, umane, non può che essere una, unita, e questa unità deve essere chiara, evidente, deve essere mantenuta, vissuta. Perciò abbondano delle norme che diano la testimonianza di credenti autentici, di una chiesa unita nella testimonianza; per questo troviamo una serie di regole per le mogli, i mariti, i figli, i padri, i padroni, i servi ai quali è domandato di essere imitatori di Dio.

Imitatori di Dio. Un po’ forte per noi protestanti, pensare che possiamo imitare Dio eticamente o in qualche altro modo. Per l’autore però non ci sono dubbi: si può essere imitatori di Dio. In che senso? Bisogna ricorrere al versetto che precede il nostro brano per capirlo. Questo versetto (4,32) dice: «Perdonatevi a vicenda come Dio ci ha perdonati». E nel nostro brano l’autore aggiunge: «Perché siete figli da lui amati». Dunque l’amore di Dio permette il perdono e l’amore di cui siamo amati ci dà la possibilità di amare, quindi di perdonare a nostra volta.

Per l’autore biblico non ci sono scuse, non ci chiede di essere come Dio, ma ci spiega soltanto che l’amore di Dio è un fatto divino che irrompe nella nostra vita e ci rinnova. Questo significa che riceviamo una possibilità nuova che prima non avevamo, la possibilità di amare e il primo frutto dell’amore è la capacità di perdonare. Non si può amare senza perdonare e, viceversa, non si può perdonare senza amare.

Siamo creature nuove, persone con una nuova identità.

Per questo l’autore biblico parla di un prima e un dopo, di un passato e di un presente: «In passato eravate tenebre, ora siete luce nel Signore».

«Siate imitatori di Dio»: entrate cioè in una dimensione nuova, entrate nella dimensione della gratuità, della riconoscenza, del fatto che nulla è dovuto, nella dimensione dell’accoglienza senza secondi fini, del dare senza ricevere nulla in cambio.

Oppure, perché no: guarite le ferite dell’anima del vostro prossimo per sentirvi guariti dentro, accogliete spassionatamente per sentirvi accolti, perdonate con convinzione per scoprire in voi la gioia dell’essere perdonati, servite con dedizione per sentirvi utili, amate per sentirvi amati e sentire palpitare in voi l’amore di Dio, aprite le vostre mani per veder sparire la vostra aridità, aprite le braccia per stringere qualcuno e veder scomparire il vostro risentimento, accelerate i vostri passi per presentarvi nel luogo in cui avevate promesso a voi stessi di non ritornare mai più per vedere dissolversi in voi la paura dell’altro, guardate ogni persona come se fosse la prima volta che la vedete per entrare nel suo cuore e riscoprire in voi il desiderio di conoscere e di sentirvi conosciuti da Dio, aprite i vostri occhi per vedere col cuore e andare oltre le apparenze.

Questo è Dio! Questi siete voi all’interno della dimensione di gratuità a cui siete chiamati. Questa è la chiesa che potrà salvarsi dal mondo che divide, disperde e consuma.

«Siate imitatori di Dio»: imitare Dio, non significa sentirsi superiori, più importanti, più capaci di altri, no! Significa che ci è data la capacità di portare l’amore di Dio agli altri, il perdono di Dio agli altri, la gratuità della sua grazia.

«Siate imitatori di Dio». Molti pensano che imitare Dio significhi “non reagire” porgere cioè l’altra guancia, nel senso di non rendere “occhio per occhio”. Senz’altro questo è tutto vero, ma essere imitatori di Dio, non significa starsene zitti, far finta di non vedere ingiustizie e soprusi, prevaricazioni e prepotenze. L’amore non passa sopra a tutto ciò come se non avesse visto niente: l’amore è attivo, perdona, ma denuncia anche, propone alternative, lancia progetti, si espone alla derisione o al pericolo, senza calcolo, senza interessi personali.

Gesù è colui che ama quando non condanna la donna adultera, ed è colui che ama quando rovescia i tavoli e colpisce i venditori presso il tempio.

Molti pensano che l’amore sia sciocco, come lo sarebbero la non-violenza, la delicatezza, la tenerezza, l’affetto. Queste persone pensano così perché ritengono che l’amore si limiti a non reagire, lo vedono come qualcosa di immobile, che non produce nulla, che imbalsama il tempo e induce alla non riflessione.

«Siate imitatori di Dio» significa essere attivi come Dio lo è a partire dalla creazione, fino al suo camminare in mezzo a noi in Cristo, fino a pagare a caro prezzo il suo amore per l’umanità; passando per la liberazione che ha voluto per Israele e per tutto il mondo. Tutto ciò dobbiamo imitare, cioè l’opera di Dio per il mondo è il nostro modello, il nostro riferimento, la nostra attività primaria di credenti.

Dunque l’amore si guarda attorno, per vedere le realtà profonde del mondo, delle persone a cui veniamo in contatto, e reagisce, diventa attivo, si mette in moto per produrre effetti che costruiscano la libertà, la giustizia, la pace, la riconciliazione, il perdono, la guarigione…

Fratelli e sorelle, «Siate, dunque, imitatori di Dio». Amen!

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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