Culto domenicale:
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Domenica, 22 Ottobre 2017 17:40

Sermone di domenica 22 ottobre 2017 (Marco 2,1-12)

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Testo della predicazione: Marco 2,1-12

Dopo alcuni giorni, Gesù entrò di nuovo in Capernaum. Si seppe che era in casa, e si radunò tanta gente che neppure lo spazio davanti alla porta la poteva contenere. Egli annunciava loro la parola. E vennero a lui alcuni con un paralitico portato da quattro uomini. Non potendo farlo giungere fino a lui a causa della folla, scoperchiarono il tetto dalla parte dov'era Gesù; e, fattavi un'apertura, calarono il lettuccio sul quale giaceva il paralitico. Gesù, veduta la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati». Erano seduti là alcuni scribi e ragionavano così in cuor loro: «Perché costui parla in questa maniera? Egli bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non uno solo, cioè Dio?» Ma Gesù capì subito, con il suo spirito, che essi ragionavano così dentro di loro, e disse: «Perché fate questi ragionamenti nei vostri cuori? Che cosa è più facile, dire al paralitico: "I tuoi peccati ti sono perdonati", oppure dirgli: "Àlzati, prendi il tuo lettuccio e cammina"?  Ma, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha sulla terra autorità di perdonare i peccati, io ti dico», disse al paralitico, «àlzati, prendi il tuo lettuccio, e vattene a casa tua». Ed egli si alzò e, preso subito il lettuccio, se ne andò via in presenza di tutti; sicché tutti si stupivano e glorificavano Dio, dicendo: «Una cosa così non l'abbiamo mai vista».

Sermone

Care sorelle e fratelli, quando si sparge la voce che Gesù è in casa, allora le folle si presentano. Vogliono ascoltare cosa ha da dire di interessante, ne avevano solo sentito parlare, ma altri avevano sentito dire che Gesù non parla soltanto, come tanti ciarlatani, ma mette in pratica quello che dice. E di cosa parlava Gesù? Di amore, di pace, di perdono, di giustizia e poi di guarigione del corpo e dell’anima.

Quella degli amici del paralitico non è soltanto curiosità, ma è fede, secondo Gesù, e d’altra parte è anche vero che se fosse stata solo curiosità, non avrebbero portato il loro amico fin là, da Gesù, facendolo illudere circa la sua guarigione, quando poi non sarebbe successo nulla. Potevano certo essere delle persone semplici, ma la loro azione, la loro fatica, la loro determinatezza nell’arrivare fino a Gesù, ci rivela una fede profonda in lui.

L’azione di questi amici è la prova della loro fede in Gesù, la loro intercessione, la loro preghiera per l’amico. 

In realtà, il testo biblico non ci parla della fede del paralitico, che possiamo solo intuire che ce l’abbia e che non sia portato da Gesù contro la sua volontà, ma il racconto fa emergere il fatto che la fede di questi amici, giochi un ruolo importante per la guarigione del paralitico.

Il racconto mette in risalto una fede che non si arrende davanti all’impossibilità di arrivare a Gesù; forse, a gomitate, qualcuno sarebbe potuto entrare e arrivare a Gesù, ma per quattro amici con una barella, era del tutto impossibile. E dobbiamo anche riconoscere che la fede di questi amici li ispira molto con gesti davvero fantasiosi, ma anche costosi, perché oltre all’impegno di aprire un varco sul tetto (letteralmente: scavano attraverso) provocano un danno al proprietario della casa, sebbene si trattasse comunque di un tetto fatto di fango e canne.

Chissà se mai, noi, faremmo un gesto come questo per un nostro amico o amica, gesto che potrebbe costarci imbarazzo, delusione, vergogna o attirarsi l’ira di tante persone.

Ma si sa, gli amici veri non si arrendono, anche nelle circostanze difficili non mollano, ma insistono fino a raggiungere lo scopo di aiutare l’amico. «L’amico certo si vede nelle circostanze incerte» dice il proverbio. Nel nostro racconto, questi amici del paralitico, in fondo, rivolgono a Dio la loro preghiera per il loro amico, cui tengono tanto e che amano.

Così, fatto un buco sul tetto calano l'amico, proprio nella stanza dov'era Gesù.

Gesù non può che riconoscere che la loro azione è dettata dalla loro fede, e si rivolge al paralitico dicendogli che Dio perdona i suoi peccati.

Questo racconto ci dice che Gesù non è interessato soltanto alla nostra salvezza spirituale, ma anche al nostro benessere fisico e psichico. Ricevere il perdono significa ricevere una liberazione da qualcosa che ci tiene bloccati; è sempre pesante e paralizzante vivere con il rimorso di avere sbagliato contro qualcuno, di averlo danneggiato e sapere di non essere perdonati, ma giudicati e condannati per questo.

Gesù, innanzitutto, parla di perdono perché il peccato, nostro e degli altri, insieme al rimorso, sono la prima causa che ci pietrifica, ci paralizza, ci fa star male, fisicamente e psicologicamente, che causa molte delle nostre malattie e delle nostre sofferenze; abbatte ponti con le persone e distrugge rapporti, legami, affetti, amicizie.

Non solo, ma Gesù vuole sgomberare il campo da quella concezione antica secondo la quale, le malattie sono la conseguenza del proprio peccato.  

Perché, sì, Gesù è venuto a guarire le malattie del corpo, e con la guarigione del corpo ha voluto portare un messaggio potente dicendoci che vuole guarirci da malattie ben più profonde e gravi, causate dalla violenza umana, dalla malvagità e dal nostro peccato. Per questo dice all'uomo ancora nella sua lettiga: «I tuoi peccati ti sono perdonati».

Quando diamo prova della nostra fede, a noi stessi e agli altri, come gli amici del paralitico, allora significa che crediamo davvero che Gesù ha questa autorità, e affermiamo che i miracoli possono ancora avvenire: quando perdoniamo, come Gesù ci ha perdonati, allora la nostra fede più essere vista e riconosciuta anche da noi stessi; quando accettiamo il perdono degli altri riconosciamo, in questo modo, la nostra malattia e le nostre incapacità, allora riconosciamo anche il perdono di Dio e uscire dalla nostra paralisi.

Riconoscere i propri limiti e confessarsi mancanti non è segno di debolezza, ma è fede, una che ci permette di ricevere il perdono e, con il perdono, la guarigione.

Nell’ebraismo all’epoca di Gesù, il perdono dei peccati si poteva ricevere solo tramite i sacrifici compiuti dai sacerdoti nel Tempio in alcuni periodi dell’anno; ma Gesù qui vuole sottolineare con forza che il perdono si riceve attraverso il dono della fede, e che Dio è sempre disposto a perdonarci, ogniqualvolta ci presentiamo e andiamo a lui con la nostra lettiga, con le nostre paure, i nostri tabù, le nostre angosce, le nostre malattie.

Dio è là, pronto a dirci: «I tuoi peccati ti sono perdonati», prendi la tua lettiga e va in giro per le tue strade, riappropriati della tua vita, delle tue relazioni.

E con il perdono ci è donata la pace e il senso di fraternità che ci permette di amare, di agire e di essere solleciti per il nostro prossimo, e di fare anche delle stranezze come scoperchiare i tetti, per i nostri amici, per gli altri. Proprio come gli amici paralitico. Amen!

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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