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Domenica, 31 Dicembre 2017 16:26

Sermone di domenica 31 dicembre 2017 (Esodo 13,20-22)

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Testo della predicazione: Esodo 13,20-22

Gli Israeliti, partiti da Succot, si accamparono a Etam, all'estremità del deserto. Il Signore andava davanti a loro: di giorno, in una colonna di nuvola per guidarli lungo il cammino; di notte, in una colonna di fuoco per illuminarli, perché potessero camminare giorno e notte. Egli non allontanava la colonna di nuvola durante il giorno, né la colonna di fuoco durante la notte, dal cospetto del popolo.

Sermone

Care sorelle e cari fratelli, questo racconto ci riporta all’epoca in cui Israele è stato appena lasciato libero di andarsene dall’Egitto. Le dieci piaghe d’Egitto hanno piegato il faraone che si sente ora costretto a liberare un popolo che teneva in schiavitù per costruire i suoi palazzi e le sue città.

Israele marcia verso una terra ignota, ha un lungo cammino da percorrere; la Bibbia ci parla di 40 anni di viaggio attraverso il deserto; certo, 40 è un numero simbolico che rappresenta la preparazione del popolo alla salvezza di Dio, ma non saranno stati certo 40 giorni.

Questo popolo dovrà affrontare pericoli di ogni sorta, prima di raggiungere la Terra promessa; e il primo pericolo è in agguato, accadrà a breve distanza da questa partenza, infatti il Faraone si mostra poco convinto di aver lasciando liberi i suoi schiavi e armerà un esercito di 600 carri da guerra per inseguirli e raggiungerli per farli tornare indietro o per farli morire.

Non si presenta dunque un futuro sereno per il popolo che pure ha trascorso 400 anni di dura schiavitù: cosa ci poteva essere di più duro da sopportare? Ci poteva essere il pericolo di popoli nomadi nel deserto, ostili e aggressivi, sete per la scarsità di acqua, fame per la scarsità di cibo.

Non solo, ma anche forze interne al popolo della discendenza di Abramo, persone contrarie che si sono sentite costrette a lasciare l’Egitto, e che indurranno il popolo a rinnegare il Dio liberatore, che non si lasciava vedere fisicamente, a favore di un idolo costruito da loro, un vitello d’oro.

Israele non conosce ancora tutte le difficoltà che dovrà attraversare, i pericoli, le prove, la sete, la fame. Ora vive la gioia della partenza dalla terra che l’ha reso schiavo, ma c’è anche l’ansia per il domani; l’ansia che tutti i cambiamenti e le nuove strade da percorrere portano.

Nel brano alla nostra attenzione, Dio si preoccupa per il suo popolo; nei versetti precedenti, indica a Mosè una strada per limitare al massimo l’incontro di forze ostili e pericolose, nel suo intervento a favore del popolo, Dio non ignora il fatto che debba tener conto degli ostacoli. Così, la guida di Dio conduce Israele su una strada che offre maggior sicurezza e un minor numero di difficoltà.

In questo brano biblico alla nostra attenzione, è Dio stesso che pianifica il cammino del popolo, il suo domani, il suo stesso futuro; Dio prende sul serio il futuro d’Israele e si mostra attento a considerare le scelte più opportune da attuare.

Dio deve pianificare anche la sicurezza per il popolo, perciò ci sarà una colonna di nuvole e di fuoco, di giorno e di notte, che accompagnerà il popolo: nessuno doveva sentirsi abbandonato da Dio che lo aveva liberato da una terra per condurlo lontano, sì, ma nella terra della promessa, dove scorre latte e miele, dove non doveva essere obbligato a piegarsi davanti a nessuno, né ad essere sfruttato e abusato.

In quella colonna di nuvole e di fuoco era nascosta la presenza di Dio; sì, non potevi vedere il suo volto come quello degli idoli, non potevi toccarlo, ma potevi avvertirne la presenza, sempre: di giorno e di notte, una presenza che non lasciava dubbi perché era legata all’amore che Dio aveva per quel popolo di schiavi, di persone inette, incapaci di riscattarsi da sole, incapaci di meritare alcun benefico da nessun Dio, o da attirare l’attenzione di un Dio.

Dopo l’alleanza che Dio stringe con Israele sul Monte Sinai, sarà costruita l’arca del patto, contenente le dieci parole che Dio stesso aveva scolpito, i dieci comandamenti, e che rappresentava la presenza di Dio fra il popolo; ecco, la colonna di nuvole e fuoco rappresenta esattamente la stessa cosa: sempre, la presenza di Dio. La Bibbia non smette mai di ricordarcelo, e Gesù stesso dirà: «Dove due o tre si incontrano nel mio nome, io sarò là, in mezzo a loro».

La Bibbia ci dice che Dio non ignora che il nostro cammino è fatto di tanti ostacoli da superare e che le prove che la vita ci riserva sono davvero tante. Come Israele, possiamo sentirci imprigionati in qualche forma di schiavitù egiziana che potrebbe essere una malattia, un dolore, dei dispiaceri, incomprensioni in famiglia o con amici; ma possiamo talvolta sentirci di attraversare un deserto senza fine, una aridità dell’anima estrema perché le prove ci hanno reso duri, insensibili, rudi.

Ogni volta che giunge un nuovo anno, speriamo e preghiamo che sia diverso da quello precedente, migliore, che tutto cambi ed è giusto pregare e ricercare un futuro migliore, una terra promessa dove potremo stare meglio, più sereni, in pace e rilassati.

La Bibbia non ci illude sulle difficoltà della vita e ci invita a viverla pienamente per quella che è, per quello che ci porta, senza scappare, senza fuggire via, senza arrenderci, senza rinunciare a guardare avanti con speranza e con fiducia. Allora ci dice che non soltanto noi, ma anche Dio è in ansia e si preoccupa per noi e ci pianifica il cammino perché possiamo incontrare meno ostacoli.

Come allora, anche per noi oggi sono valide le parole del versetto 21 di questo brano che dicono: «Il Signore andava avanti a loro, di giorno per guidarli e di notte per illuminarli».

Tutto questo è stato scritto per noi, per dire a ciascuno di noi: «Se guardi bene, ti accorgerai che davvero la presenza di Dio è tangibile lungo il tuo cammino; è davanti a te per guidarti di giorno e per illuminarti quando si fa notte. Nel cammino verso il tuo domani, in questo nuovo anno che verrà, incontrerai tanti ostacoli, ma incontrerai anche il Signore che ti custodisce nel suo amore e si prende cura di te». Amen!

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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