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Domenica, 31 Agosto 2014 09:28

Sermone di domenica 31 agosto 2014 (Romani 12,1-2)

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Testo della predicazione: Romani 12,1-2

Vi esorto, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.

Sermone

Care sorelle e cari fratelli, nei due versetti che abbiamo udito dalla lettera ai Romani, l'apostolo Paolo opera una rivoluzione copernicana all'interno del Cristianesimo.

L'apostolo incoraggia la comunità dei credenti di Roma e, sebbene l'esortazione abbia una sapore autorevole, è fatta in nome della "misericordia di Dio"; perciò l'apostolo invita i credenti a «offrire i loro corpi in sacrificio vivente ...quale culto spirituale a Dio». Ed è proprio il caso di sottolinearlo "culto spirituale" perché, in effetti, l’apostolo sta operando un’abolizione di antiche concezioni che separavano nettamente il sacro dal profano. Gli antichi riti erano eseguiti proprio a motivo di questa netta divisione tra gli umani e il dio. Lo stesso rito, anche in Israele, serviva a purificare il corpo di chi si presentava al cospetto di Dio. Una persona che aveva peccato non poteva apparire davanti alla santità di Dio.

Ora, invece, Paolo invita a offrire proprio quel corpo umano come sacrificio, quel corpo che rappresentava tutto il contrario del sacro, tutta l'impurità e la corruzione umana, tutto il degrado e il peccato in cui era piombato l’essere umano per la sua disubbidienza che leggiamo fin dalle prime pagine della Bibbia.

Ora è proprio quel corpo stesso, con tutte le sue imperfezioni, che diventa sacrificio, non è più un'offerta esterna che viene presentata al Signore, ma il sacrificio di se stessi.

Il sacro e realtà umana ora non sono più scissi, per l’apostolo è abolita la separazione del sacro e del profano, è abolita da quando Dio è diventato uomo, da quando ha fatto parte della realtà umana in Gesù di Nazaret. Adesso è tutta la persona, con tutta la sua concretezza corporea che vale come dono sacrificale «vivente, santo e gradito a Dio».

Che cos’è il sacrificio spirituale di cui l’apostolo parla. È, innanzitutto, l'offerta della propria esistenza al Signore, un’esistenza nella quale fa parte anche la nostra persona con i suoi limiti e le sue contraddizioni umane che sono legati alla nostra corporeità.

Ma come possono i credenti fare di se stessi un'offerta gradita a Dio?

Nella lettera di Pietro abbiamo letto che il corpo dei credenti è paragonato a delle pietre vive che, insieme a Cristo, pietra viva, formano la costruzione di un edificio spirituale. L'apostolo Paolo invece fa un esempio diverso che è quello del corpo umano, in cui ogni credente è un membro del corpo la cui funzione è vitale e non se ne può fare a meno. Come d'altronde succede per un edificio (come dice la lettera di Pietro) che non può fare a meno di un pilastro o delle fondazioni.

L’apostolo Paolo dà una risposta alla domanda che ci siamo posti: «come possono i credenti fare di se stessi un'offerta gradita a Dio?». L'apostolo risponde: «Non conformatevi al mondo presente», è possibile, cioè, che la realtà umana non schiacci più e neppure annienti i credenti.

Infatti, i credenti non sono più schiavi della realtà umana, pur restando umani, parziali, imperfetti e peccatori; questo perché il nuovo mondo del Signore, il Regno di Dio, ha già fatto irruzione nell'oggi, nel presente, nella storia e questo nuovo mondo ci dà una nuova forza di vita e di libertà. Nella prospettiva di questo nuovo mondo la nostra vita cambia, perché possiamo vivere con la speranza davanti a noi e non come chi aspetta la fine di tutto, compresa la fine del nostro corpo. Siamo liberati dal pessimismo sul nostro futuro: non ci attende la morte, ma gioia di una nuova vita.

Noi continuiamo a vivere sempre esposti alla minaccia del mondo presente, ma riceviamo coraggio e forza da Dio che, con il suo amore, ci fa vedere il presente con occhi diversi e non solo il presente, ma anche il futuro. Dio prepara per noi un futuro, un nuovo mondo.

L'apostolo dice «Non conformatevi al presente mondo». Egli non demonizza il mondo, ma invita a non accettare quei meccanismi perversi che genera la storia. Paolo invita a non lasciarsi catturare dalla logica del mondo, ma a permettere una «trasformazione mediante il rinnovamento della mente»: Paolo parla di una metamorfosi.

L’apostolo mette in guardia i credenti dal pericolo di essere cambiati dal mondo e invita a una resistenza attiva affinché possiamo essere forti contro le forze malvagie del mondo.

Nel suo concetto di metamorfosi, Paolo intende invitare alla trasformazione, al rinnovamento delle nostre capacità di giudizio nei confronti del mondo. Paolo parla in sostanza di scelte oculate, della nostra capacità di valutare le situazioni in cui ci veniamo a trovare per prendere decisioni corrette.

Ne siamo capaci?

La vita è fatta di scelte, di valutazioni, di decisioni! Ma la domanda è: siamo capaci di fare scelte e di prendere decisioni che hanno come fondamento e fine l’amore di Dio per noi? Un amore che rende possibile il nostro amore, che rende possibile il perdono, la riconciliazione, la solidarietà, la condivisione di quello che possediamo. Questa è la prospettiva di cui parla l’apostolo, una prospettiva nuova che apre davanti a noi un mondo nuovo, un mondo fatto di fraternità e di umanità.

L’apostolo parla di questa trasformazione. Non conformarsi al mondo significa, prendere le distanze dall'egocentrismo del mondo, presentarsi con la propria identità di credenti che aprono il loro cuore, che si dispongono ad accogliere, in un mondo in cui è naturale respingere i malati, gli immigrati, chi è diverso, chi ha una religione diversa, chi ha una pelle di colore diverso.

Paolo invita a non temere, a presentare i nostri corpi, il nostro essere, il nostro servizio a Dio che dona la forza e il coraggio di essere coerenti con l'Evangelo che professiamo e che ci trasforma e permette in noi, ogni giorno, una metamorfosi che rende manifesto l’amore di Dio per tutti, un amore che guida le persone, che può sanare il corpo, guarire le ferite dell’anima e accogliere tutte le creature. Amen!

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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