Culto domenicale:
ore 10,00 Tempio dei Bellonatti
Numero di telefono del presbiterio: 0121.30.28.50
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Testo della predicazione: Marco 16,1-8
«Passato il sabato, Maria Maddalena, Maria, madre di Giacomo, e Salome comprarono degli aromi per andare a ungere Gesù. La mattina del primo giorno della settimana, molto presto, vennero al sepolcro al levar del sole. E dicevano tra di loro: «Chi ci rotolerà la pietra dall’apertura del sepolcro?» Ma, alzati gli occhi, videro che la pietra era stata rotolata; ed era pure molto grande. Entrate nel sepolcro, videro un giovane seduto a destra, vestito di una veste bianca, e furono spaventate. Ma egli disse loro: «Non vi spaventate! Voi cercate Gesù il Nazareno che è stato crocifisso; egli è risuscitato; non è qui; ecco il luogo dove l’avevano messo. Ma andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea; là lo vedrete, come vi ha detto». Esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro, perché erano prese da tremito e da stupore; e non dissero nulla a nessuno, perché avevano paura».
Sermone
Cari fratelli e care sorelle, le donne del racconto biblico hanno paura e fuggono via. La paura impedisce loro di parlare. Ma a queste donne, il giovane dentro il sepolcro vuoto dice: «Non vi spaventate! Gesù è risorto!».
Risurrezione, dunque, significa non avere più paura.
Eppure, le donne del racconto sono prese da paura e non riescono a uscire dal loro orizzonte di morte. Gesù è morto, e per loro è crollato tutto un mondo nel quale avevano creduto quando ascoltavano Gesù che parlava di un nuovo regno; sarebbe stato un regno di solidarietà, di giustizia, di speranza, d’amore. Per quelle donne, sulla croce era morta la speranza, l’amore, la solidarietà. Perciò quelle donne sono ferite nel profondo della loro anima, e non riescono a vedere oltre il loro dolore.
D’altra parte, nulla è più definitivo di una tomba!
Per quelle donne, come per noi, la tomba è la soglia oltre la quale non si può andare, davanti a una tomba non c’è speranza.
Terrorismo religioso che fare restare pietrificati davanti a una violenza inaudita che causa morti e stragi.
Illegalità che trasforma il diritto e l’equità in favoritismi.
Corruzione che si fa strada in chi è roso dall’avidità e dall’egoismo e adora un dio tutto d’oro che non né ha sentimenti né cuore.
Razzismo che impedisce l'incontro con chi è diverso da se stessi.
Disoccupazione che annienta la speranza del futuro.
Egoismo che fa morire la solidarietà.
Cosa c'è di più definitivo di una tomba?
Davanti alla morte tutti restiamo in silenzio, non ci sono parole che esprimano quello stato d’animo, non ci sono parole capaci di dare risposte alle nostre domande.
Quella che riceviamo davanti alla tomba non è una risposta definitiva. La parola del giovane dentro il sepolcro rompe il silenzio: «Non vi spaventate! Gesù non è qui, è risorto!», ed è un annuncio, inatteso, e le tre donne diventano il luogo d’incontro tra la morte e la vita.
Anche le donne sono incaricate di pronunciare una parola che rompa il silenzio della morte: «Andate a dire che Gesù è risuscitato». Ecco cos’è la risurrezione: è rompere il silenzio; è la possibilità di pronunciare una parola davanti alla morte e alla devastazione, davanti alla violenza e al terrore di tante morti di innocenti; davanti all’aridità culturale, al deserto dell’ignoranza e del gelo della paura e dello sgomento da parte di chi fugge dalla guerra, dai conflitti, dalla distruzione dei corpi e dello spirito, dal razzismo, dall’intolleranza e dall’odio.
C’è qualcosa di più definitivo di una tomba?
Oltre la tomba il sì di Dio alla vita.
Questo significa risurrezione.
La risurrezione è il messaggio che c’è speranza, che la morte non ha l’ultima parola: Cristo non è rimasto nella tomba, ma ci precede per le vie del mondo, perché lo si possa ancora incontrare. Lui, il vivente, può rendere vivi noi, la chiesa, la nostra società, le nostre città inaridite da indifferenza, egoismo, razzismo, qualunquismo, silenzio di fronte alle ingiustizie.
La resurrezione di Gesù è la risposta che ci viene data davanti alla tomba, davanti al nostro silenzio, davanti all’assenza di speranza, alla fine di tutto, davanti alla morte.
La resurrezione di Gesù è liberazione dalle nostre paure, dai legami della morte.
Gesù risorge per ognuno e ognuna di noi, ci incontra e ci dà il modo di trovare la forza di combattere, di suscitare interesse, di pronunciare una parola che rompa il silenzio; di portare vita dove essa è stata portata via dalla morte: nei confronti di noi stessi quando siamo stanchi e vorremmo rinunciare; nei confronti di chi non ha più la forza per sollevarsi a causa dei colpi della vita, a causa di lutti, malattie, a causa del lavoro perduto o mai trovato.
Siamo chiamati a rompere il silenzio della tomba, a portare vita dove la morte produce corruzione, violenza, illegalità, razzismo, egoismo. Risurrezione è rompere il silenzio per le vittime di nuove schiavitù: quella della manodopera a basso costo, quella della tratta e della prostituzione; quella del respingimento dei rifugiati che hanno perso una patria e la speranza; quella di chi vede solo buio davanti a sé; quella di un paese tramortito da corruzione e mal governo.
Risurrezione: il sì di Dio alla via, il no di Dio alla morte!
«Andate a dire che Gesù è risuscitato». È una parola che può cambiare tutto: la paura, il timore, l’angoscia si trasformano in speranza, nello stupore di vedere i propri piedi non più incerti, ma fermi e sicuri. Nella paura, nella morte, nel tremito e nello stupore il Signore agisce, pronuncia una Parola che ci permette di cambiare. È una risurrezione!
C’è speranza, fratelli, c’è speranza, sorelle.
Accogliamo anche noi quella Parola che ci permette di parlare e rompere un silenzio mortale.
Buona Pasqua a tutti e a tutte! Amen!
Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.
Indirizzo: Via Beckwith 49, Luserna San Giovanni (TO), 10062, ITALIA
Tel/Fax: (+39) 0121/30.28.50
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