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Mercoledì, 18 Maggio 2016 22:25

Sermone di Pentecoste 2016 (1 Corinzi 12,1-11)

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Testo della predicazione: I Corinzi 12,1-11

Circa i doni spirituali, fratelli, non voglio che siate nell'ignoranza. Voi sapete che quando eravate pagani eravate trascinati dietro agli idoli muti secondo come vi si conduceva. Perciò vi faccio sapere che nessuno, parlando per lo Spirito di Dio, dice: «Gesù è anatema!» e nessuno può dire: «Gesù è il Signore!» se non per lo Spirito Santo. Ora vi è diversità di doni, ma vi è un medesimo Spirito. Vi è diversità di ministeri, ma non v'è che un medesimo Signore. Vi è varietà di operazioni, ma non vi è che un medesimo Dio, il quale opera tutte le cose in tutti. Ora a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune. Infatti, a uno è data, mediante lo Spirito, parola di sapienza; a un altro parola di conoscenza, secondo il medesimo Spirito; a un altro, fede, mediante il medesimo Spirito; a un altro, doni di guarigione, per mezzo del medesimo Spirito; a un altro, potenza di operare miracoli; a un altro, profezia; a un altro, il discernimento degli spiriti; a un altro, diversità di lingue e a un altro, l'interpretazione delle lingue; ma tutte queste cose le opera quell'unico e medesimo Spirito, distribuendo i doni a ciascuno in particolare come vuole.

Sermone

     Cari fratelli e sorelle, dalla parola biblica che abbiamo ascoltato, lo Spirito Santo risulta essere alla base di ogni attività e ogni testimonianza dei credenti. Senza lo Spirito nessuno può dire “Gesù è il Signore”, nessuno può pervenire alla fede, non vi è la capacità di comprendere il lieto annuncio dell’amore di Dio, c’è, infatti, troppa gratuità in quel messaggio per la nostra indole umana che ragiona in termini ricompensa, di “Do ut des”, di scambio di favori o di doni; senza l’azione dello Spirito non vi è la possibilità di esprime tale amore di Dio, tale grazia sovrabbondante, e poterla capire profondamente ed esprimerla sarebbe del tutto impossibile.

Perché?

Perché ciò di cui si parla, è altro da noi, diverso da noi, esseri umani, perché si tratta di qualcosa che ci sorpassa, qualcosa che va oltre il nostro orizzonte e i nostri limiti.

     L’apostolo Paolo che scrive alla chiesa di Corinto, spiega che solo attraverso il dono dello Spirito possiamo capire e allargare il nostro orizzonte.

Come agisce lo Spirito?

Innanzitutto crea diversità.

Noi avremmo pensato che lo Spirito crea omogeneità, persone che pensano tutti allo stesso modo, che si comportano tutti allo stesso modo, tutti d’accordo su argomenti difficili da trattare.

No, lo Spirito crea diversità. Dice l’apostolo: «Vi sono doni diversi… vi sono diversi modi di servire… vi sono diversi tipi di attività… ma uno solo è lo Spirito, uno è il Signore. Lo Spirito si manifesta in modo diverso», in questa diversità, la chiesa si scopre una, perché la finalità della diversità, che realizza lo Spirito, è «il bene comune» scrive l’apostolo.

     Dunque, lo Spirito crea diversità e bene comune”. Noi, che abbiamo paura delle differenze, delle diversificazioni e diversità, scopriamo, qui, che esse sono create apposta dallo Spirito.

Questo ci dice l’apostolo, a noi oggi, a cui piace l’uniformità: i pensieri diversi di ognuno, le diverse teologie delle chiese, le diverse spiritualità, tutte queste cose facciamo fatica ad accettarle, facciamo fatica a considerarle “dono dello Spirito”.

     Più spesso, noi, quando pensiamo a Dio e all’unità dei credenti e della Chiesa, pensiamo al “pensiero unico” al modo unico di essere credenti, con una sola interpretazione biblica legittima, una sola concezione dell’etica, quella giusta ovviamente. Ma la centralità del messaggio di Gesù Cristo non coincide con le forme ecclesiologiche che ci siamo dati, o con la teologia, o con una certa etica, il messaggio del Vangelo risiede nel Signore crocifisso e risorto per noi, per il nostro bene, per la nostra salvezza, quella di tutti, per il nostro perdono e perché potessimo orientare la nostra esistenza nella dimensione di un amore che non ci lascia mai e che permette che accada l’amore, il perdono, la condivisione, la solidarietà, la riconciliazione dove la diversità diventa divisione, dove le diverse concezioni etiche producono conflitti e guerre, violenze e morte. Lo Spirito crea accoglienza dove, a seguito della fuga dalla propria terra in conflitto, incontriamo l’altro.

     Dunque, per l’apostolo, lo Spirito agisce in modi diversi per il bene comune: come dire che quando noi agiamo solo per il bene particolare di qualcuno, di un gruppo, di un clan, di una sola comunità, di una sola chiesa, ed escludiamo gli altri, quell’agire non è opera dello Spirito Santo, ma opera umana.

Il bene comune è invece la prospettiva dello Spirito, lo scopo a cui mira l’opera dello Spirito.

     Cosa Significa per noi tutto questo?

Significa imparare a riconoscere l’azione dello Spirito che agisce per il bene di tutti, perché tutti possiamo beneficiare ciascuno gli uni degli altri, nella reciprocità, a partire dalle nostre diversità e dai nostri doni. Significa non arginare l’opera dello Spirito entro i propri steccati, i propri confini o i propri orizzonti. Ciò che è diverso da me, non è contro di me, ma per me. Questo ci vuole insegnare l’apostolo Paolo.

Lo Spirito ti incoraggia a lavorare, agire, lottare per il rispetto della diversità, perché il contrario significherebbe soffocare, spegnere, sprezzare l’opera dello Spirito.

     Ci dia, dunque, Dio, attraverso il soffio del suo lo Spirito, la capacità di comprendere, anche dentro la propria storia particolare, tradizione particolare, vita, l’opera che lo Spirito compie, qui e ora, come altrove e in modo diverso, per il bene della chiesa tutta, quella universale, e dell’umanità intera.

Amen!

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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