Culto domenicale:
ore 10,00 Tempio dei Bellonatti
Numero di telefono del presbiterio: 0121.30.28.50
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Testo della predicazione: Vangelo di Giovanni 8,3-11
Gli scribi e i farisei gli condussero una donna colta in adulterio; e, fattala stare in mezzo, gli dissero: «Maestro, questa donna è stata colta in flagrante adulterio. Or Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu che ne dici?» Dicevano questo per metterlo alla prova, per poterlo accusare. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere con il dito in terra. E, siccome continuavano a interrogarlo, egli, alzato il capo, disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva in terra. Essi, udito ciò, e accusati dalla loro coscienza, uscirono a uno a uno, cominciando dai più vecchi fi no agli ultimi; e Gesù fu lasciato solo con la donna che stava là in mezzo. Gesù, alzatosi e non vedendo altri che la donna, le disse: «Donna, dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata?» Ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neppure io ti condanno; va' e non peccare più».
Sermone a cura di Lidia Maggi (tratto da: L’evangelo delle donne, figure femminili nel Nuovo Testamento – Claudiana 2010)
Una donna viene portata a Gesù che, seduto per terra, giudica e ammaestra nel cortile del Tempio. Una donna usata per incastrarlo. A nessuno sembra interessare la sua vita. È solo un’adultera, colta in flagrante e destinata alla lapidazione. Sola contro quegli uomini che si appellano alla durezza della loro legge per farla morire; sola senza colui che ha amato, colpevole come lei, eppure latitante. Sola con tutti gli occhi puntati su di lei, sguardi pesanti come macigni che la scrutano, la invadono e la colpiscono prima ancora delle pietre. Sguardi insistenti e morbosi.
Eccola davanti a Gesù. L’unico con il capo chinato; il solo che le risparmia anche la sofferenza di occhi giudicanti.
Ci sono situazioni dove lo sguardo infiamma, come nell’incontro con il giovane ricco: «e Gesù guardatolo negli occhi l’amo»; e altre in cui lo sguardo spegne, diventa tortura.
Gesù, con il capo chino, scrive sulla sabbia. Traccia segni che in pochi istanti svaniranno. Intorno a lui, uomini pronti a lanciare sassi, a uccidere. Nel mezzo, la donna.
Anche Gesù ricorre a dei macigni. Le sue parole sono pietre. Ma sono dirette non contro la povera donna esposta alla gogna, bensì contro chi piega la legge ai propri interessi.
«Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra» (Giov. 8,7). Parole come macigni per colpire chi, pur di incastrare un’antagonista, non esita a usare una vita umana e il proprio credo.
Coloro che volevano giudicare Gesù, usando il caso pietoso di una donna, sono stati a loro volta giudicati; coloro che si sentiva no in diritto di lapidare sono stati colpiti dalle pietre delle parole del Maestro.
Sabbia e pietre, leggerezza e pesantezza, parole scritte nella polvere che volano via e parole solo pronunciate che rimangono per sempre pietra d’inciampo. Il racconto della donna adultera parla con questi paradossi. Fa uscire dalle ristrettezze umane e religiose spingendo ad andare oltre le apparenze e le semplificazioni.
A chi legge non sfuggirà che persino in un racconto così serio, in cui ne va della fede e, soprattutto, della vita di una povera donna, sbuca l’ironia. Essa si percepisce nel risvolto del racconto squisitamente evangelico: il giudizio contro l’altro è diventato un boomerang che ha colpito chi lo ha lanciato.
Ma, oltre a questo tipo d’ironia per così dire morale, emerge anche un’ironia simbolica, applicata ad alcune delle immagini bibliche importanti per la loro carica positiva di significati, come la roccia e lo sguardo. L’ironia non risparmia neppure le grandi parole e i simboli della fede. Con lo sguardo, infatti, si può penetrare l’anima, ma anche colpirla e giudicarla. La roccia può fare da fondamento per la casa, ma può anche distruggerla, sfondarla.
In certi casi, parlano meglio di Dio lo sguardo abbassato e la roccia frantumata.
L’uso fondamentalista del linguaggio e dei simboli religiosi, e conseguentemente della fede stessa, nasce da un cuore preoccupato più del giudizio che della comprensione.
Il prezzo delle certezze è l’incapacità di quel distacco ironico che sa discernere le situazioni e riconoscere la cosiddetta legge dei tempi formulata da Qohelet: «C’è un tempo per lanciare pietre e un tempo per posarle a terra».
C’è una religione pietrificata dal fondamentalismo, che condanna la donna in nome della Legge e dei simboli religiosi. Gesù parla, invece, un linguaggio che rimette in movimento: quello di una Scrittura che è Parola di vita. Una lingua in grado di non identificare la donna con il gesto compiuto: «Io non ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Anche per chi legge la sfida rimane ambiziosa: essere all’altezza di questa «insostenibile leggerezza della fede», magistralmente insegnataci da Colui che è, insieme, roccia della nostra vita e dito non puntato ma usato per scrivere sulla sabbia.
Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.
Indirizzo: Via Beckwith 49, Luserna San Giovanni (TO), 10062, ITALIA
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