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Domenica, 12 Marzo 2017 13:06

Sermone di domenica 12 marzo 2017 (Matteo 12,38-42)

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Testo della predicazione: Matteo 12,38-42

Alcuni scribi e farisei presero a dirgli: «Maestro, noi vorremmo vederti fare un segno». Ma egli rispose loro: «Questa generazione malvagia e adultera chiede un segno; e segno non le sarà dato, tranne il segno del profeta Giona. Poiché, come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti, così il Figlio dell’uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti. I Niniviti compariranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno, perché essi si ravvidero alla predicazione di Giona; ed ecco, qui c’è più che Giona! La regina del mezzogiorno comparirà nel giudizio con questa generazione e la condannerà; perché ella venne dalle estremità della terra per udire la sapienza di Salomone; ed ecco, qui c’è più che Salomone!».

Sermone

Cari fratelli e care sorelle, davanti a persone che si considerano dei “santi” o degli “unti del Signore” noi protestanti assumiamo subito un atteggiamento prudente, guardingo, se non scettico, siamo certi che la Parola di Dio non ha bisogno di figure carismatiche potenti per affermarsi e per essere creduta. È giusto, anche perché nel passato abbiamo fatto esperienze di personalità carismatiche devastanti, come Hitler, Mussolini e altri tiranni che vantavano Dio dalla loro parte.

Dunque, la richiesta che gli scribi e i farisei rivolgono a Gesù “Dacci un segno” è più che legittima. Significa: “Dai prova delle tue pretese di essere il Messia, così potremo interpretarle alla luce delle Scritture”.

All’epoca, erano molti i “profeti” che vantavano pretese messianiche e promettevano segni stupefacenti che, ovviamente, non riuscivano a rendere concreti. C’era bisogno, quindi, di capire e di non farsi abbindolare dal primo venuto.

Tuttavia, Gesù riesce a capire cosa si nascondeva dietro la domanda degli scribi e dei farisei. Non era semplice curiosità di capire per poter giudicare l’autenticità di una persona come Gesù. Gesù non ha a che fare con delle persone che sono alla ricerca di Dio e sentono il bisogno di incontrarlo e amarlo; qui i farisei sono alla ricerca di un Messia potente che sappia essere forte, di grande impatto carismatico sulla popolazione e di grande potere!

Si tratta del fascino dell’onnipotenza, del potere che conquista, che sottomette e domina.

Quelle che domandano un segno a Gesù, sono persone che hanno un obiettivo chiaro: cercano un liberatore che annienti il potere romano cui erano sottomessi. Essi vogliono un Messia che ha un potere più forte di quello romano.

Per loro, questo sarebbe stato un segno divino l’avvento del Messia che avrebbe liberato il popolo dai romani, come ai tempi dell’Egitto, anche ora essi attendono un nuovo Mosè che compia segni e prodigi, come le 10 piaghe d’Egitto, per piegare chi dominava sul popolo. Era questa l’attesa di un Messia che sognavano.

Per loro, annunciare la speranza ai poveri, proclamare beati gli ultimi e i perseguitati, compiere guarigioni permettendo di reintegrare gli ultimi nella società umana e dando loro dignità e rispetto, annunciare l’amore che permette la riconciliazione, la soluzione dei conflitti e il riscatto umano, queste cose che Gesù predicava per loro non contavano nulla, non erano segni messianici, perché non abbattevano il potere dei romani.

Per Gesù, invece, il nemico non era da abbattere, Gesù diceva semmai che il nemico non va trattato come nemico, anche se dominatore, e non trattarlo da nemico significa togliere davanti a lui la possibilità di considerarti nemico, facendogli perdere, l’obiettivo da colpire.

Questo predicava il pastore Martin Luther King, lo stesso amore che avrebbe comportato cambiamenti radicali nella società americana. Così predicava il pastore nero: «Fateci ciò che volete e noi continueremo ad amarvi. Gettateci in prigione e noi continueremo ad amarvi… trascinateci in qualche viuzza buia e lasciateci mezzi morti e noi vi ameremo ancora. Ma siate certi che noi supereremo la vostra capacità di male con la nostra capacità di soffrire, e verrà il giorno in cui …raggiungeremo la vittoria: conquisteremo il vostro cuore e la vostra coscienza. Questa è la nostra fede».

Il Messia non si auto-legittima con l’imposizione e la forza, non dimostra le sue qualità mostrando i muscoli e falsificando così il messaggio dell’amore di Dio. Solo Dio rende autentico il Messia, ma per riconoscerlo è necessaria la fede che, la sola, può riconoscere che il Messia e la sua opera di salvezza non sono una realtà che si impone con la forza, ma che si propone con l’amore.

Per questo, i farisei non avranno alcun segno, perché essi non saranno capaci di vederlo, perché non è la fede che li anima, perché vogliono altro, vogliono vedere altro, vogliono che le cose cambino solo esteriormente e non nell’intimo, nel cuore e nella mente di tutti, nei contenuti, nei sentimenti più profondi, veri e autentici di chi, per fede, accoglie il disegno di Dio per vedere una vera trasformazione del mondo e dell’umanità.

Sarà dato solo un segno, il segno di Giona, il profeta che rimase per tre giorni dentro il ventre di un grosso pesce sotto gli abissi marini. Così accadrà al Messia e questo sì, sarà un segno.

Segno di Dio è la croce del Messia, la sua morte, il suo oblio nel ventre della terra, nel nulla.

Segno di Dio è anche l’annullamento del nulla, è l’annullamento della morte intesa come annientamento definitivo dell’essere. Con il segno di Giona, Gesù annuncia una speranza: le persone a cui ha predicato il profeta sono state perdonate e riscattate da se stessi, dalla violenza e dal male: quello ha determinato un reale cambiamento perché partiva dalla conversione del cuore.

Segno di Dio è dunque la speranza annunciata nella risurrezione del Messia, che diventa segno della vita, una vita a cui tutti noi siamo chiamati, una vita che tutti possono aspettarsi da Dio, una vita nuova, vera, che dà un senso alla nostra vita umana di oggi.

Eppure, anche oggi, come allora con i farisei e gli scribi, accade la stessa cosa: la gente chiede dei segni e prodigi per credere in Dio, per credere che ci possa essere una speranza, un futuro migliore. Anzi, c’è chi chiede segni miracolosi solo per se stesso, almeno i farisei avevano la bontà di pensare alla liberazione di tutto il popolo, ma oggi assistiamo a degli egoismi e personalismi fanatici e settari, che sanno persino di diabolico.

Invece, Dio resta Dio anche quando non compie miracoli eclatanti, anche quando tace, anche quando crediamo se ne stia lontano. 

Guardiamoci piuttosto da coloro che rivendicano Dio per sé, facciamo attenzione ai falsi profeti e agli incantatori. Per la Bibbia, segno del vero Messia che ci perdona e ci salva è la libertà che ci ha donato a un prezzo altissimo: il prezzo della croce, il segno che ci aspettiamo da Dio.

Eccolo il Messia, ecco Colui che non inganna: è Colui che ci rende liberi, che non ci assoggetta a sé, che non ci umilia e non ci rende schiavi di sé, dipendenti da lui, ma liberi, è proprio lui, perché la nostra libertà gli è costata cara: il prezzo della croce; una croce che non è la “fine” perché là Gesù muore, ma l’inizio di una risurrezione che riguarda anche noi, ogni giorno, quando siamo perdonati, riconciliati, quando rispondiamo a Dio con la nostra solidarietà, la nostra condivisione, il nostro desiderio di fraternità nei confronti di chi, invece, è respinto e rimandato al mittente.

Ci sono oggi profeti che predicano la libertà non dai nuovi oppressori potenti e subdoli, ma da persone inermi che fuggono dalla violenza, da guerre e dalla morte certa. Gesù risponde con un segno eloquente: la croce, egli dona se stesso fino a morire, fino a essere inghiottito e annientato dalla violenza umana, ma come un segno e un grande prodigio, torna, torna per le nostre strade e le nostre piazze, come le tante persone straniere che percorrono le nostre città, persone sfuggite alla violenza e alla devastazione completa, e che sono tornate a vivere grazie a opportunità solidali e di amore. Amen!

Questa risurrezione e il messaggio di questa gente, ci interrogano circa i segni e i prodigi che chiediamo ancora di vedere, per indicarci la direzione verso cui dobbiamo guardare e per dirci che questi segni straordinari della presenza di Dio che chiediamo non sono lontani da noi, ma davanti ai nostri occhi.

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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