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Lunedì, 14 Agosto 2017 10:56

Sermone di domenica 13 agosto 2017 (Matteo 7,24-27)

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Testo della predicazione: Matteo 7,24-27

Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà paragonato a un uomo avveduto che ha costruito la sua casa sopra la roccia. La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno investito quella casa; ma essa non è caduta, perché era fondata sulla roccia. E chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica sarà paragonato a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno fatto impeto contro quella casa, ed essa è caduta e la sua rovina è stata grande.

Sermone

Cari fratelli e care sorelle, la casa sulla roccia è una parabola che l’evangelista Matteo a conclusione delle beatitudini e del discorso sul discepolato, cioè sul seguire Gesù. L’evangelista sottolinea che la predicazione di Gesù, il cosiddetto Sermone sul Monte, si attende da noi una risposta chiara, senza vie di mezzo: possiamo essere tra coloro che dopo aver ascoltato Gesù costruiscono la loro casa sulla roccia, l’avranno messa in pratica, oppure sulla sabbia, non avendo messo in pratica quanto ascoltato.

In effetti questa parabola si inserisce nella tradizione biblica in modo parallelo all’Alleanza dell’Antico Testamento, anche lì Dio promette benedizioni per coloro che osservano la legge di Dio e la mettono in pratica e minacce di maledizione per coloro che la trasgrediscono. In Deuteronomio leggiamo:

Ora, se tu ubbidisci diligentemente alla voce del Signore tuo Dio, avendo cura di mettere in pratica tutti i suoi comandamenti che oggi ti do, il Signore, il tuo Dio, ti metterà al di sopra di tutte le nazioni della terra; e tutte queste benedizioni verranno su di te e si compiranno per te, se darai ascolto alla voce del Signore tuo Dio.

Appare chiaramente la parola ascoltare (shema’) e la parola fare (asha’), perché l’ascolto della Parola di Dio produce sempre delle conseguenze pratiche.

Nella parabola delle due case che abbiamo ascoltato, le parole di Gesù prendono il posto della legge antica, diventano una nuova legge non più fondata su una serie di regole scritte, ma sulla legge dell’amore. Bisogna ricordare che Gesù, nel Vangelo di Matteo, pronuncia il suo lungo discorso sul programma della vita dei credenti proprio su un monte che ricorda il Monte Sinai dove Dio ha dato le Tavole della legge a Mosè.

Ora è Gesù il nuovo Mosè che annuncia una nuova legge, superiore a quella di prima, perfetta perché si basa sull’amore di Dio. Dio fonda qui una nuova alleanza che pone sulle labbra di Gesù, essa non è più rivolta a un solo popolo, ma a tutta l’umanità. L’azione di Dio non è più limitata all’interno di Israele, ma si estende per tutto il mondo: il suo amore lo spinge a perdonare e a offrire la sua grazia perché sa che da soli non avremmo le forze per riscattarci dal nostro peccato.

La nostra forza e il nostro destino sono riposti sull’amore di Dio per noi; questo ci dice Matteo, su questo si fonda la nostra fede di oggi e quella dei credenti, nostri fratelli e sorelle di tutte le epoche.

In questo senso, Gesù non pronuncia un discorso astratto, filosofico, teorico, ma propone un modello di vita che si fonda semplicemente sull’ascolto delle parole di Gesù, un ascolto che, sempre, produce, come conseguenza, un’attività pratica, un lavoro di braccia fecondo, che ci permette di costruire la nostra casa, la nostra storia e la nostra vita sulla roccia, su un terreno sicuro, stabile, per resistere ai venti contrari, alle tempeste della vita, alle bufere dell’esistenza umana. Matteo afferma che chi fa così è un discepolo saggio, una discepola saggia.

Invece, è considerata stolta quella persona che separa l’ascolto di Gesù dalla pratica quotidiana, dimentica le sue parole o non si immedesima in esse come parole che la riguardino personalmente.

Eppure le parole di Gesù contenute nel Sermone sul Monte, parlano di tutti noi, del nostro essere luce e sale della terra, dei poveri, dei puri di cuore, dei perseguitati, della pace, della coerenza dei credenti, del perdono, dell’amore anche per i nemici, delle nostre offerte per la chiesa e per i poveri; Gesù aveva insegnato a pregare (è contenuto in questo sermone il “Padre Nostro”), delle nostre ansie e preoccupazioni, del non giudicare, del valore dell’azione gratuita, del Regno di Dio.

Al contrario, lo stolto ascolta senza mettere in pratica, la sua esistenza è come una costruzione senza solido fondamento che viene spazzata via dalla tempesta. Si tratta della precarietà di quei credenti e della loro esperienza cristiana fallimentare, perché hanno una adesione alle parole del Signore in modo formale.

La Parola di Dio diventa, per chi l'ascolta, una promessa e, come tutte le promesse, fa riferimento al futuro, a una realtà che deve accadere. E la casa è un esempio importante, l'esempio più comune, più immediato, perché tutti abbiamo bisogno di una casa dove abitare, dove vivere, dove condividere le gioie, le speranze, ma anche le sconfitte e i dolori. Tutti abbiamo nei nostri progetti una casa, speriamo di possederla, perché la casa dà sicurezza, è riparo dalle intemperie, permette una vita famigliare intima, riparata dalle aggressioni esterne.

Gesù stesso è consapevole che la vita non è tutta rose e fiori e non dice che i credenti saranno risparmiati dalle prove in quanto credenti. Anzi, le prove fanno parte della vita di tutti i cristiani. Ma Dio promette che sarà vicino, sempre. Egli non ci abbandonerà a noi stessi, al nostro destino; nelle difficoltà e nelle prove ci sosterrà e ci darà la forza di cui avremo bisogno.

Gesù, dunque, non propone una nuova legge da osservare scrupolosamente, ma un modello di vita che ha sempre presente davanti a sé l’amore di Dio, la sua grazia, il suo perdono gratuito, la libertà, la pace, la riconciliazione, la solidarietà, la condivisione: tutto ciò nonostante la nostra piccola realtà umana fragile, effimera, parziale, limitata.

Perché è davvero straordinario il fatto che ci è data la capacità di ricevere l’amore di Dio che ci fa andare incontro agli altri. È straordinario avere la capacità di capire che tutti siamo un dono di Dio gli uni per gli altri. È straordinario che possiamo venirci incontro reciprocamente per perdonarci, e per sentirci liberi di rispettare l’altro, l’altra e lottare per la sua dignità e la sua libertà.

È tutto così straordinario e sovrumano quello che siamo resi capaci di fare e di essere che non farlo ci fa risultare stolti, stupidi, incoscienti.

Gesù propone questa parabola delle due case perché vuole dirci che la sua Parola non può essere trattenuta per sé o interiorizzata, perché la Parola che ascoltiamo apre le nostre labbra, fa parlare anche noi, ci permette di testimoniarla, e porta i suoi frutti: stringe legami, permette nuove aperture, consente la fiducia e la solidarietà reciproche. Questo è l’amore da cui parte la Parola di Gesù: raggiunge il cuore di tutti e tutte.

È questo che fa l’evangelista Matteo: ci trasmette la testimonianza di quella Parola di Gesù che produce i suoi frutti senza i nostri sforzi, ma semplicemente lasciandole lo spazio che esige da noi, perché così possa raggiungere il cuore e la mente di tutti e tutte. Amen!

 

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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