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Domenica, 13 Aprile 2014 14:00

Sermone di domenica 13 aprile 2014 - Domenica delle Palme (Ebrei 12,1-3)

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Testo della predicazione: Ebrei 12,1-3

«Noi, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio. Considerate perciò colui che ha sopportato una simile ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori, affinché non vi stanchiate perdendovi d’animo».

Sermone

Care sorelle e cari fratelli, nella lettera agli Ebrei che abbiamo ascoltato, l’autore è preoccupato del fatto che i credenti siano diventati apatici e pigri: non prestano più attenzione alla predicazione, trascurano i culti, non sopportano le difficoltà che incontrano come cristiani e come minoranza religiosa; soffrono anche di ignoranza teologica, di un deficit di conoscenza che li fa diventare creduloni alla cultura dominante:

«Avremmo molte cose da dire, ma è difficile spiegarle a voi perché siete diventati lenti a comprendere. Dopo tanto tempo dovreste già essere maestri; invece avete di nuovo bisogno che vi siano insegnati i primi elementi...; siete giunti al punto che avete bisogno di latte e non di cibo solido» (Ebrei 5,11-12).

Chi si rivolge a questi credenti, ricorda i padri che agirono con la loro fede e furono testimoni delle opere di Dio, si tratta di una lunga schiera di uomini e di donne, a partire da Adamo, Noè, Mosè, per passare ai patriarchi, ai profeti fino a Giovani Battista e altri che morirono per la loro fede.

«Siamo circondati da una grande schiera di testimoni»: come a dire che partecipiamo anche noi al miracolo della fede, alla continuità storica della testimonianza, che anche noi siamo chiamati ad afferrare quella fune della fede che così ci unisce all’intero popolo dei fedeli che nel corso dei secoli vi si sono aggrappati.

Ci troviamo, dunque, tutti insieme a formare una comunità di fede ininterrotta. A questo punto si apre una immagine, ed è quella di una gara: è una staffetta e ognuno passa il testimone da una mano all'altra per arrivare fino a noi.

E ora siamo noi in gara: gli atleti di un tempo (da Abele, ai profeti, a Giovanni Battista, a Pietro Valdo, a Martin Lutero, Calvino, a Martin Luther King) sono spettatori. Ora è il nostro momento, ci è proposto di correre la staffetta: ricevuta la bacchetta di legno, il testimone, dai nostri nonni o genitori o da un nostro amico o membro della chiesa che ci ha parlato della fede in Dio e del suo amore, tocca a noi ora correre la corsa della fede ed essere, anche noi, testimoni dell’amore di Dio.

Attorno a noi c’è una lunga schiera, un gran numero di persone che vengono dalla storia passata, ma anche da quella futura; l’immagine dell’autore biblico ci indica che costoro sono tutti attorno a noi, per fare il tifo per noi, per incoraggiarci a non mollare se la strada si fa dura, a non arrenderci se sulla strada crescono spine e rovi, a non tornare indietro se la salita è aspra, a non impigrirci se ci annoiamo.

Il nostro sguardo, sia sempre rivolto alla meta, verso Colui che la corsa l'ha percorsa fino in fondo: Gesù. Il predicatore della lettera agli Ebrei parla di "fissare lo sguardo" (aphorontes) vuol dire "fissare negli occhi", "guardare con fiducia", orientare il nostro stile al suo, che non si è fermato, non si è arreso.

Gesù è l'autore della nostra fede, la rende compiuta perché è stato perfetto nella sua perseveranza, perfetto nella sua opera di sostegno ai poveri, agli emarginati, agli indifesi, agli esclusi dalla società, egli è stato “perfetto” nel ridare voce e dignità a coloro che erano ridotti al silenzio e privati di ogni diritto e di riconoscimento umano.

Verso Gesù deve essere rivolto lo sguardo di coloro che scelgono di appartenergli. Egli è il modello di atleta che corre la staffetta, è il nostro modello di fede.

Ecco, all'interno di questa riflessione ci è domandato: «Dove ci collochiamo noi?», dove corriamo? In quale direzione?

Anche il racconto di Gesù che entra trionfante a Gerusalemme ci interroga. Gesù entra cavalcando un'asina, circondato da una folla acclamante che agita rami e palme e grida «Osanna al Figlio di Davide!». Dove siamo noi?

Siamo tra la folla che oggi acclama e che dopo grida a Pilato: «crocifiggilo»? Oppure siamo tra i discepoli che si defilano impauriti? Siamo, forse, più simili a Pilato che non vuole restare coinvolto in questioni di fede e se ne lava le mani? Chi siamo noi?

Siamo forse come Simone di Cirene che porta la croce di Gesù per un tratto della "via dolorosa"?

Oppure siamo come quell'umile asina che porta Gesù a Gerusalemme, come quell'asina che diventa strumento per introdurre Gesù dentro la città chiusa della nostra vita che cerca sicurezza?

Il teologo Karl Barth in una predicazione per la Domenica delle Palme di tanti anni fa, disse: «Come vorrei questa mattina essere quell'asina che porta Gesù nella mia città». «Anch'io vorrei questa mattina essere quell'asina che porta Gesù nelle vostre case, nei luoghi in cui lavorate, tra le persone con cui vivete. E tutti insieme, come comunità cristiana, non abbiamo altra ragione d'essere che quella dell'asina che porta Gesù» (cit. Paolo Ricca).

La vita cristiana è sempre in tensione tra l'essere e il non essere, tra 1'impegno e il disimpegno. Alle volte siamo attori della fede, altre volte spettatori stanchi, scoraggiati, indifferenti.

Oggi la Parola del Signore ci invita a considerare la vocazione che ci è rivolta: la nostra gara è cominciata, forse ci sentiamo impreparati o poco allenati; siamo invitati a imparare, a questo servono i tanti testimoni della fede che si assicurano la continuità della staffetta.

Non ci stanchiamo, dunque, e non ci perdiamo d'animo in questa bella gara: Gesù è Colui che ha percorso fino in fondo la sua corsa e ha portato a compimento la gara; è lui che oggi sostiene la nostra corsa. Amen!

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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