Culto domenicale:
ore 10,00 Tempio dei Bellonatti
Numero di telefono del presbiterio: 0121.30.28.50
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Testo della predicazione: Matteo 15,21-28
Partito di là, Gesù si ritirò nel territorio di Tiro e di Sidone. Ed ecco una donna cananea di quei luoghi venne fuori e si mise a gridare: «Abbi pietà di me, Signore, Figlio di Davide. Mia figlia è gravemente tormentata da un demonio». Ma egli non le rispose parola. E i suoi discepoli si avvicinarono e lo pregavano dicendo: «Mandala via, perché ci grida dietro». Ma egli rispose: «Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d'Israele». Ella però venne e gli si prostrò davanti, dicendo: «Signore, aiutami!» Gesù rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cagnolini». Ma ella disse: «Dici bene, Signore, eppure anche i cagnolini mangiano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le disse: «Donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi». E da quel momento sua figlia fu guarita.
Sermone
Care sorelle e cari fratelli, una donna pagana distoglie l'attenzione su Gesù, grida dietro al corteo che segue Gesù. È una donna non ebrea che si rivolge a Gesù, ad un maestro ebreo per rivolgergli la preghiera di guarire sua figlia affetta da una grave malattia, forse è epilettica o qualcosa legata a forme improvvise di crisi, è tormentata, dice il nostro testo, da un demone maligno.
Ma l'attenzione del brano biblico non si ferma su questo aspetto, ma sul rapporto che la donna vuole instaurare con Gesù. Perciò grida per farsi sentire da lui, non si può avvicinare troppo a Gesù perché è pagana e quindi potrebbe contaminare il maestro, come chi ha una malattia contagiosa, come la lebbra. Ma la donna non si arrende, non si perde d'animo, e grida per farsi sentire da Gesù.
Però «Gesù non le rispose parola» dice l’evangelista. Gesù è muto, non reagisce, il suo silenzio è pesante, strano, urtante… Gesù, che è il consolatore degli afflitti; lui, che ha rasserenato coloro che piangono, che ha soccorso i tormentati; lui, che ha guarito tante persone, alla donna non risponde nulla.
Gesù è indifferente, e quando i discepoli, seccati dalle urla della donna, chiedono a Gesù di fare qualcosa per mandarla via, allora Gesù le rivolge la parola come farebbe qualunque ebreo che odia i pagani, soprattutto quelli della fascia costiera da cui proviene la donna; le si rivolge in modo ostile: «Non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cani». I cani erano gli infedeli, coloro che non erano degni di Dio. Gesù sta dando del «cane» alla donna. Una risposta che la donna non avrebbe mai voluto ascoltare da un maestro pio e religioso.
Questa donna, senza nome, non si arrende e, al rifiuto di Gesù, risponde con fede. Non era rimasta inerte al silenzio di Gesù e, adesso che Gesù le parla in modo da azzerare il suo rapporto con lei, la donna gli risponde, perfino con un certo senso dell’umorismo: «Dici bene, Signore; eppure anche i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Come dire: È vero che Israele è il popolo eletto, ma questo privilegio deve significare forse l’esclusione degli altri? Questa reazione della donna denota buon senso, ma anche fede, amore e viene vissuta da Gesù come una molla che scatta, come una scintilla che permette al fuoco di accendersi, come una conversione. È qui il miracolo, a Gesù non resta che da dire: Donna, grande è la tua fede. Qui è il vero miracolo, Gesù è scosso dall’incrollabile fede della donna, non c’è più nulla da aggiungere, null’altro da fare o da dire, perciò il racconto si chiude dicendo: «E da quell’ora sua figlia fu guarita».
Il miracolo è avvenuto. Ma al di là di questa liberazione dai demoni, da ciò che ci rende schiavi, vi è annunciato quel messaggio che porterà le comunità cristiane ad aprirsi, piuttosto che a rinchiudersi dentro le proprie sicurezze. La donna conduce Gesù a cambiare programma, Gesù si è aperto all’universale, ha abbattuto i muri che separavano ebrei e cananei che prima erano nemici, ora l’amore di Dio è per tutti, non solo per Israele.
Questo brano ci insegna che nessuno può respingere un altro, nessuno può mandare indietro un altro che chiede soccorso e aiuto. Uno straniero può essere visto con paura, guardato con sospetto, ma Gesù ci insegna a convertirci e a cambiare i nostri pregiudizi.
Questo racconto della donna straniera ci insegna che nulla è scontato, neppure Dio e la salvezza: infatti, la donna non chiede perché pensa di avere il diritto di ricevere qualcosa, la fede spera senza pretendere nulla, senza far valere il diritto di essere aiutati. La fede è più grande delle “pratiche religiose”.
Nel nostro testo, la fede appare come un "credere", contro il silenzio di Dio o il rifiuto di Dio. La fede è ciò che ci permette di metterci in relazione con Dio e le relazioni producono cambiamenti: il testo biblico di oggi ci insegna che né Dio, né la donna escono “illesi” da questa relazione, ma ne escono cambiati.
Ma la fede non è neppure quella che non conosce dubbi e debolezze, incrollabile e forte come quella degli inquisitori. La fede è quella che resiste anche nei momenti di grande tentazione, quella che non si tira indietro nelle difficoltà, ma reagisce, anche litigando con Dio.
Quante volte, fratelli e sorelle, avete fatto anche voi l'esperienza del silenzio di Dio? del Dio che se ne sta muto? l'esperienza di un Dio oscuro, proprio quando l'orizzonte della vita si restringe e non avete saputo più individuare quale futuro vi stava davanti, e in che modo poter proseguire; quante volte vi è accaduto di sentire Dio lontano anni luce e siete rimasti soli nella sofferenza e nel dolore? Nella malattia, soli nello smarrimento e nel vagare a vuoto?
Un ebreo nascosto in una cantina buia e fredda, dell’epoca nazista, poi condotto nei lager tedeschi dove ha trovato la morte, ha scritto su una parete: «Credo nel sole anche quando non splende; credo nell’amore, anche quando non lo sento; credo in Dio anche quando tace».
Caro fratello, cara sorella, l’evangelista Matteo, con questo racconto, ti incoraggia a perseverare nella fede, senza arrenderti anche quando il silenzio di Dio diventa per te incomprensibile e insopportabile. Anche quando, davanti ai perché, non ottieni risposta: perché il terremoto? perché le alluvioni? perché i disastri naturali? perché gli tsunami? Perché dolore e sofferenza?
Alle volte il tuo diventa un grido di dolore, come quello della donna cananea la cui figlia era stata colpita da qualcosa che la stava togliendo la vita.
Quante volte le tue domande e il tuo grido si sono fatti pressanti e quante volte hai atteso invano una risposta? Quante volte… …ti è giunta l’improvvisa sensazione di essere addirittura respinto, respinta?
Quante volte ti sei sentito inadeguato davanti alla tua debolezza, di essere umano, a ricevere una risposta Dio? In fondo, la fede non è il pretendere di avere dei diritti speciali, la fede è una relazione tra noi e Dio che cambia, che cambia noi e cambia anche Dio, come qualsiasi rapporto tra esseri umani. Perché chi entra in una relazione non resta uguale a prima.
Gesù apre a tutti noi orizzonti nuovi, apre alla relazione fraterna con tutti, apre a dei rapporti umani senza pregiudizi. Grazie a questa donna, lo sguardo di Gesù rispetto agli stranieri, ai non ebrei è cambiato, è stato trasformato, il suo messaggio ora è rivolto a tutti, a tutte, al di là delle frontiere e senza discriminazioni.
Così, anche noi siamo invitati a lasciarci interpellare da ciò che è nuovo e stimolare da persone che diverse da noi, che non ci assomigliano. Accettiamo, invece, di essere disturbati nelle nostre abitudini e nelle nostre tradizioni, per vivere in modo autentico l’avventura della fede e dell’incontro a cui Dio ci chiama. Impariamo a pregare con perseveranza, come questa donna che ne è il modello; sarà come una rinascita, un ritrovarsi a vivere una dimensione nuova della vita, com’è accaduto alla figlia della donna Cananea.
La Parola del Signore ci stimola a imparare a guardare con gli occhi della fede la persona diversa da noi, cananea, come la donna, che può essere una persona malata, straniera, di una cultura diversa, omosessuale: la fede accoglie tutti senza vantare privilegi, la fede abbandona i pregiudizi verso il prossimo.
Non è facile, perché spesso, anche ciò che ci è familiare può essere visto come un nemico da abbattere. Oggi abbiamo posto una sedia vuota con un paio di scarpe rosse, una maglia e una borsa. Non è un sedia vuota, ma è un posto occupato da chi non può più sedersi a quella sedia. Si tratta di donne che hanno subìto violenza e sono state uccise. Questo posto lo riserviamo a una di loro, affinché la quotidianità non ci faccia dimenticare tutte le vittime di femminicidio.
Gesù, che fa l’esperienza del cambiamento, dell’apertura, dell’incontro e dell’ospitalità, invita anche noi a cambiare, a ripetere e a far nostra la sua scoperta e la sua esperienza dell’accoglienza. Amen!
Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.
Indirizzo: Via Beckwith 49, Luserna San Giovanni (TO), 10062, ITALIA
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