Culto domenicale:
ore 10,00 Tempio dei Bellonatti

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Domenica, 27 Aprile 2014 14:05

Sermone di domenica 27 aprile 2014 (Isaia 40,25-31)

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Testo della predicazione: Isaia 40,25-31

«A chi dunque mi vorreste assomigliare, a chi sarei io uguale?» dice il Santo. Levate gli occhi in alto e guardate: Chi ha creato queste cose? Egli le fa uscire e conta il loro esercito, le chiama tutte per nome; per la grandezza del suo potere e per la potenza della sua forza, non ne manca una.  Perché dici tu, Giacobbe, e perché parli così, Israele: «La mia via è occulta al Signore e al mio diritto non bada il mio Dio?» Non lo sai tu? Non l'hai mai udito? Il Signore è Dio eterno, il creatore degli estremi confini della terra; egli non si affatica e non si stanca; la sua intelligenza è imperscrutabile. Egli dà forza allo stanco e accresce il vigore a colui che è spossato. I giovani si affaticano e si stancano; i più forti vacillano e cadono; ma quelli che sperano nel Signore acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano.

Sermone

Care sorelle, cari fratelli,

sono stata molto fortunata: ho visto volare l’aquila. Volava molto in alto, se non avessi avuto un binocolo non sarebbe stata altro che un puntino nel cielo. Planava con le ali stese, mi sembrava senza fatica, sfruttava le correnti dell’aria, faceva grandi giri nel cielo. Là dove osano le aquile. Coloro che sperano nel Signore, dice il profeta, sono come quell’aquila.

Ho anche osservato le galline. Sempre chinate sulla terra, alla ricerca di qualcosa da becchettare. Hanno ali ma le usano pochissimo, più che volare, svolazzano per breve tempo e non certo in alto. Il loro orizzonte è limitato. Guardando le galline senza volo, mi è venuto in mente il popolo di Israele in esilio a Babilonia. Con l’orizzonte stretto attorno a loro stessi , vedono solo le loro difficoltà, i loro problemi e si lamentano con Dio. “Il Signore non vede che vita faccio? Come mai Dio non difende la mia causa?” In una parola: Dio mi ha abbandonato in preda alla mia vita qui sulla terra. Non vede quanto devo tribolare.

Non riconosciamo in questi lamenti anche i nostri lamenti? Ci piacerebbe volare alto, avere un grande orizzonte di speranza, essere forti e senza fatica, ma constatiamo che la terra ci vincola, ci tiene e ci stanchiamo presto. La vita a volte è dura e se persino i giovani si stancano, i più forti vacillano siamo in un guaio umano e storico. Poter volare alto è un sogno. Sarebbe recuperare speranza, forza. Ma come si può fare?

Il profeta dice: alzate lo sguardo, allontanate lo sguardo da voi stessi e guardate il cielo che è come un enorme tenda che copre la terra. Se continuate a guardare solo voi stessi vedete solo il buio che vi circonda, che rende insicuri e fa paura; se guardate il cielo anche di notte, vedete le stelle come piccole luci e intuite l’immensità dell’universo. E quella grandezza intuita, vi rimanda al creatore, alla grandezza di Dio, Signore dell’universo.

Chi è il tuo Dio quando guardi solo al tuo piccolo mondo di difficoltà? Chi è il tuo Dio quando il tuo orizzonte è quello delle tue difficoltà e paure? E’ il Dio che pensi di portare con te come una valigetta del pronto soccorso in un viaggio: posso fare da me, ma all’occorrenza posso sempre servirmene. Dio, parte del bagaglio della tua vita. Ecco allora da dove sorge il lamento con Dio che accusiamo di non occuparsi della nostra vita: apriamo la valigetta del pronto soccorso e ciò che ci dovrebbe soccorrere ci pare inutilizzabile, forse quei cerotti si staccheranno presto perché sono rimasti lì chiusi da troppo tempo, il disinfettante è evaporato, proprio come ci succede con le valigette del pronto soccorso.

Alziamo lo sguardo da noi stessi e incontriamo la grandezza di Dio. Egli ci può dare qualcosa che già non abbiamo, qualcosa che non ci possiamo procurare. Egli non ci aiuta semplicemente ad essere più forti, a reggere, a resistere meglio, Dio non potenzia semplicemente le nostre capacità. Dio ci dà della sua forza, fa di noi qualcosa che senza di lui non possiamo essere: una nuova creatura.

Dio non sta semplicemente al nostro fianco come una valigetta del pronto soccorso in questa nostra vita che segue le sue regole di alti e bassi. Dio ci sta di fronte con la sua proposta di un nuovo mondo.

Solo domenica scorsa abbiamo udito questo annuncio con la resurrezione di Gesù. Non abbiamo celebrato solo qualcosa che ha riguardato Gesù, ma ci siamo trovati di fronte all’apertura per noi del nuovo mondo di Dio. Ormai la nostra vita è avviata sul cammino aperto per noi dalla resurrezione di Gesù. Già oggi, nella nostra vita, possiamo vivere la vita che sorge dalla resurrezione.

In questo senso non siamo vittime della nostra vita faticosa e precaria, del nostro mondo che si rabbuia, del nostro orizzonte piccolo. Noi siamo le creature di Dio che può fare le cose nuove, che può se necessario, risuscitarci già ora, come ha promesso di fare alla fine dei tempi.

Per questo non siamo condannati a vivere determinati dalle vicende della nostra vita, ma possiamo sperimentare il volo dell’aquila,  considerare la nostra vita e la vita sulla terra dall’alto e scoprire che il nostro Dio, nel suo amore per noi, non ci ha destinati a trascinarci stancamente in questa vita, ma ci ha destinati ad una vita piena.  

Questo lo scopriamo se alziamo lo sguardo in alto e se ci facciamo portare in alto dalla speranza che non delude: la speranza nel Signore colui che fa ogni cosa nuova. Amen.

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Erika Tomassone

Consacrata nel 1984, è pastora a Rorà e a Luserna San Giovanni dal 2011.

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