Culto domenicale:
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Domenica, 02 Novembre 2014 12:47

Sermone di domenica 2 novembre 2014 - Domenica della Riforma

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Testo della predicazione: II Corinzi 3,3-6

«Voi siete una lettera di Cristo, scritta mediante il nostro servizio, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente; non su tavole di pietra, ma su tavole che sono cuori di carne. Una simile fiducia noi l’abbiamo per mezzo di Cristo presso Dio. Non già che siamo da noi stessi capaci di pensare qualcosa come se venisse da noi; ma la nostra capacità viene da Dio. Egli ci ha anche resi idonei a essere ministri di un nuovo patto, non di lettera, ma di Spirito; perché la lettera uccide, ma lo Spirito vivifica».

Sermone

Care sorelle e cari fratelli, voi siete una lettera di Cristo.

Voi siete una lettera scritta da Cristo, il vostro credere, la vostra fede, la vostra adesione alla grazia di Dio sono opera di Cristo nei vostri cuori. E voi siete una lettera viva, che parla, che testimonia dell’amore di Dio, che prega, che ricerca nella Parola di Cristo il senso della propria fede e della propria esistenza.

Voi siete davvero una lettera di Cristo.

Questo è cuore della Riforma protestante, è proprio all’interno di questo brano dell’apostolo Paolo. Egli contrappone le tavole di pietra, la legge, alla grazia di Dio in Cristo, una grazia che non è scritta su pietre e neppure con inchiostro, ma è scritta direttamente nei nostri cuori.

Lo spunto per scrivere queste parole, l’apostolo lo riceve da parte dai credenti della chiesa di Corinto i quali, in qualche modo, contestavano all’apostolo Paolo il contenuto della sua predicazione che si basava unicamente sulla gratuità della grazia, del perdono e dell’amore di Dio. Così, chiedono all’apostolo una lettera di raccomandazione, per recarsi da loro.

L’apostolo deve ricevere una lettera che lo accrediti come apostolo, come maestro di una teologia condivisa da chi ha un’autorità più grande della sua. Chi può essere? Forse uno degli apostoli che predicava la circoncisione della carne? Una pratica che manteneva viva, nel cristianesimo, la legge di Mosè, dell’Antico testamento, quello che l’apostolo Paolo chiama, antico patto.

Com’è possibile che i credenti di una chiesa fondata da Paolo, gli chiedano ora delle credenziali?

Non era raro che nell’antichità, ma ancora oggi, delle persone come scienziati, filosofi o teologi fossero accompagnati da una lettera di presentazione per frequentare chiese, assemblee, convegni o circoli di vario genere; la lettera serviva per proteggersi da eventuali impostori che si infiltravano all’interno di gruppi per creare scompiglio o presentare tesi fuorvianti ed eretiche, spesso si trattava di persone malintenzionate da tenere lontano.

L’apostolo risponde chiedendo ai credenti di Corinto di guardare a se stessi, di considerare come sono pervenuti alla fede, e di esaminare attentamente chi essi sono veramente: sono credenti, hanno ricevuto la fede, sono oggetto della grazia di Dio, dell’amore di Dio, del suo perdono.

Com’è potuto accadere tutto ciò? È accaduto tramite la predicazione dell’apostolo, il suo servizio, il suo apostolato. La lettera che essi cercano non devono trovarla in Paolo, ma in se stessi. Essi sono una lettera che è stata scritta da Cristo stesso: Cristo ha compiuto in loro l’opera della fede.

“Voi siete una lettera di Cristo”.

Voi siete la testimonianza vivente di un miracolo grande quanto è grande il mondo e tutti ne sono testimoni, è davanti agli occhi di tutti.

La mia lettera, dice l’apostolo, siete voi, perché ne cercate un’altra? Cosa cercate fuori dalla fede? Fuori dall’amore e dalla grazia di Dio? Fuori dalla testimonianza di tale amore che siete chiamati a rendere? La mia lettera siete voi stessi.

I credenti di Corinto cercavano di mantenere l’antica legge scritta su tavole di pietra e, insieme, il nuovo messaggio di Cristo, il nuovo patto che Dio ha compiuto. Questo nuovo patto è l’Evangelo che non ha tavole di pietra, non è una legge che è normativa e a cui ci si può appellare, è un’opera compiuta unicamente da Dio, lui soltanto ne è l’autore, senza il nostro consenso, senza la nostra firma, Dio l’ha firmato con il sangue della croce.

Si tratta di un’opera che Dio ha compiuto in nostro favore, per noi, senza chiederci nulla in cambio: solo il nostro pentimento, solo il riconoscimento della nostra fragilità, della nostra parzialità; solo ammettendo il nostro peccato.

Voi siete una lettera di Cristo: significa questo.

Dio non ha scritto questa lettera con inchiostro, essi non sono stati portati a credere attraverso un discorso o da una tesi filosofica che li ha convinti, ma se hanno creduto è perché lo Spirito del Dio vivente ha fatto tutto ciò; lo Spirito non ha scritto su tavole di pietra, ma direttamente nei loro cuori la parola dell’Evangelo della grazia. Ed essi ora vivono all’interno di questo orizzonte.

L’apostolo ricorda che Dio ha fatto tutto questo per i credenti di Corinto attraverso il suo ministero e il suo servizio. Perché è Dio stesso che lo ha chiamato a essere ministro del nuovo patto, dell’Evangelo; Dio compie tutta l’opera, ma ci rende anche capaci di agire, ci rende idonei al servizio.

Non si tratta di una nostra capacità, perché essa ci viene da Dio. È Dio l’acqua che ci disseta, noi possiamo essere solo i suoi canali.

Tutto ciò, la grazia di Dio gratuita, il suo amore, la fede stessa, sono per tutti noi un impegno, impegno alla coerenza, impegno alla responsabilità, impegno a non delegare a nessuno l’opera che Dio ci affida, per l’edificazione della chiesa, per la testimonianza nel mondo, per il nostro servizio nel sociale. Da Dio riceviamo la capacità e l’idoneità.

La grazia di Dio ci impegna a vivere non all’interno di un orizzonte che i Corinzi avevano preso e cioè quello della legge, dell’osservanza di regole e di tradizioni che non ci impegnano nella nostra responsabilità ma chiedono solo mera ubbidienza. La salvezza di Dio risiede proprio nella libertà piuttosto che nelle costrizioni legalistiche.

L’ubbidienza letteralistica uccide la nostra responsabilità, il nostro impegno gioioso e franco, la nostra adesione alla fede in modo partecipe che invece è donato dallo Spirito che rende viva la nostra fede, le conferisce libertà, fantasia, semplicità, originalità, spontaneità.

Ecco, la Riforma protestante del XVI secolo ha voluto sottolineare la grazia che Dio continua a compiere tra noi non perché la meritiamo, ma perché è la scelta di Dio, quella della croce, proprio perché non avremmo mai avuto la capacità di riscattarci da soli dal nostro peccato.

Ora, invece, non solo riceviamo il perdono senza meritarlo, non solo riceviamo la sua grazia e la sua salvezza senza meritarli, ma riceviamo anche la capacità e l’idoneità di testimoniare ciò che Dio compie per noi, per la chiesa e per il mondo intero, attraverso di noi.

Ricordatelo, fratelli e sorelle, Dio fa di voi una lettera di Cristo, una lettera aperta, una lettera che parla e dice tutto dell’amore e della grazia di Dio. Amen!

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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