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Martedì, 24 Novembre 2015 17:17

Sermone di domenica 22 novembre 2015 (Galati 5,16-25)

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Testo della predicazione: Galati 5,16-25

Io dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne. Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra di loro; in modo che non potete fare quello che vorreste. Ma se siete guidati dallo Spirito, non siete sotto la legge. Ora le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho già detto, vi preavviso: chi fa tali cose non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c'è legge. Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. 25 Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche guidati dallo Spirito.

Sermone

Cari fratelli e care sorelle, come protestanti facciamo fatica ad accettare la serie di cataloghi contenuti nel brano biblico alla nostra attenzione, cataloghi che ci indicano ciò che possiamo e non dobbiamo fare; ci mettono perfino in imbarazzo perché escludono la nostra coscienza e la nostra libertà di compiere scelte responsabili, ci obbligano ad andare in un’unica direzione, e non ci permettono di riflettere sulle situazioni che siamo chiamati ad affrontare lungo la nostra strada.

Eppure, anche l’apostolo Paolo è d’accordo con noi, quindi cerchiamo di capire che cosa vuole dirci in questo brano.

L’apostolo prende qui in considerazione il tema della volontà di Dio e quella nostra, prende in esame il modo di vivere la nostra vita come credenti quando è ispirata dallo Spirito e quando è ispirata dalla nostra volontà, dai nostri desideri umani, dal nostro egoismo.

Il risulto della riflessione di Paolo è che i due modi non sono conciliabili, sono due strade opposte tra loro, vanno in direzioni opposte e portano lontano, a risultati completamente diversi.

I desideri umani sono chiamati dall’apostolo “carne” con una accezione negativa, che significa essere schiavi, non riuscire a liberarsi, significa vivere e produrre opere malvagie, che fanno male al prossimo, a chi ci è vicino o lontano, opere che infliggono violenza, producono inimicizie, abbattono ponti, interrompono relazioni, promuovono divisioni, discordie, conflitti, aggressività, cultura di morte.

È questo che provoca il desiderio di seguire se stessi, le proprie ambizioni di potere o di autoaffermazione ad ogni costo, con ogni mezzo. L’ambito della schiavitù di cui è vittima chi segue le inclinazioni della “carne”, non conosce rispetto, nessuna tolleranza o riguardo, nessuna indulgenza.

La via dello Spirito, invece, è quella della libertà, dell’essere guidati dallo Spirito che, per l’apostolo Paolo, significa essere liberi, non soggiogati da una legge che rende schiavi e imprigiona, schiavi anche del desiderio di essere superiori agli altri, ricchi di beni materiali che permettono di elevarsi socialmente e ricevere rispetto e onori; schiavitù è anche quella di chi si chiude in sé perché vede gli altri come una minaccia, pronti a depredarlo, a impoverirlo, a togliergli il posto che gli spetta di diritto.

Tutte le chiusure portano a idolatrare se stessi, all’idolatria delle cose da possedere che danno sicurezza; la chiusura porta alla separazione, alla disgregazione di gruppi, di progetti, di attività, porta alla schizofrenia e, infine, proprio perché fa sentire minacciati, alla guerra e alla violenza.

Ecco il senso dei cataloghi di vizi e virtù che l’apostolo riporta, che non sono certo delle regole da osservare, ma sono conseguenza di chi segue una strada anziché un’altra.

La via dello Spirito, ha un catalogo diverso da quello che produce la “carne”, al plurale: i “frutti della carne”. Lo Spirito produce un solo frutto: l’amore. Per questo l’apostolo parla del “Frutto dello Spirito” al singolare, e riporta per primo l’amore. Ma l’amore non è semplicemente il primo della lista, per l’apostolo l’amore è l’unico nella lista, perché l’amore produce gioia, pace, pazienza, bontà, fedeltà, autocontrollo, ecc...

Come dire che lo Spirito porta con sé quell’amore che diventa evidente, concreto, reale, tale da generare una comunità umana solidale, partecipe, che non teme il confronto, il dialogo, l’incontro, ma che ascolta e comprende le ragioni dell’altro/a, che si costruisce con il rispetto e le attenzioni reciproche.

Ma lo Spirito non è colui che ci rende adatti a compiere tali cose, non ci fa diventare capaci di opere sorprendenti. No, non siamo raggiunti da abilità soprannaturali: essere guidati dallo Spirito significa semplicemente rinunciare all’affermazione di se stessi, della propria “carne”, dei desideri di potere e lasciare spazio allo Spirito, affinché la vita che esso porta possa diventare realtà, quella dell’apertura e della disponibilità verso tutte le persone di ogni etnia, colore della pelle, cultura e religione.

Tutto ciò non è facile, e quanto è accaduto a Parigi il 13 novembre scorso o quanto accade in Siria e in altre parti del mondo, ci dà la misura di quanto la “carne” sia potente e abbia potere su di noi, fino a suscitare anche in noi, che non eravamo a Parigi o in Siria, sentimenti di vendetta, di rabbia, di ritorsione violenta tanto quanto quella subita.

Lo Spirito, invece, condanna ogni violenza, in tutte le sue forme, anche quella di chi vuol farsi ragione in ogni modo.

Perciò concludo con questa lettera che Antoine Leiris, marito di Helene, morta nell’attentato al Bataclan di Parigi, scrive ai terroristi sulla sua pagina Facebook:

Venerdì sera avete rubato la vita di un essere eccezionale, l'amore della mia vita, la madre di mio figlio, ma non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio saperlo, siete delle anime morte. Se questo Dio per il quale vi uccidete ciecamente ci ha fatto a sua immagine, ogni proiettile nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Allora no, non vi farò il regalo di odiarvi. Ve lo meritereste, tuttavia rispondere all'odio con la rabbia sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete.

Volete che io abbia paura, che guardi i miei concittadini con un occhio diffidente, che sacrifichi la mia libertà per la sicurezza. Ma avete perso. L'ho vista stamattina. Alla fine, dopo notti e giorni d'attesa. Era bella come quando è uscita quel venerdì sera, bella come quando mi sono innamorato di lei dodici anni fa.

Naturalmente io sono devastato dal dolore, vi concedo questa piccola vittoria, ma sarà di breve durata. So che lei sarà con noi ogni giorno e che ci ritroveremo in questo paradiso delle anime libere a cui non voi non avrete mai accesso. Siamo due, io e mio figlio, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo.

Pertanto non ho più tempo da dedicarvi, devo andare da Melvil che si risveglia dal suo pisolino. Ha 17 mesi appena, deve fare la sua merenda come tutti i giorni, poi andremo a giocare come tutti i giorni e per tutta la sua vita questo bambino vi farà l'affronto di essere libero e felice.

Perché no, non avrete neanche il suo odio.

AMEN!

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

Indirizzo: Via Beckwith 49, Luserna San Giovanni (TO), 10062, ITALIA

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