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Martedì, 03 Maggio 2016 18:53

Sermone di domenica 1 maggio 2016 (Giovanni 3,1-8)

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Testo della predicazione: Giovanni 3,1-8

C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. Egli venne di notte da Gesù, e gli disse: «Rabbì, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio; perché nessuno può fare questi segni miracolosi che tu fai, se Dio non è con lui». Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio». Nicodemo gli disse: «Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?» Gesù rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito. Non ti meravigliare se ti ho detto: "Bisogna che nasciate di nuovo". Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito».

Sermone

Cari fratelli e care sorelle, in genere, per tutti, il buio, l’oscurità, le tenebre, sono il luogo in cui nascondersi quando riteniamo di aver agito male, quando non vogliamo che gli altri ci vedano, che pensino male di noi. Anche se il buio è qualcosa che, interiormente, ci fa paura, perché rappresenta la condizione della nostra coscienza, e dei nostri pensieri a volte molto confusi a seguito di tante domande che ci facciamo dopo una sofferenza, un dolore, un lutto, nostro o degli altri.

L’evangelista Giovanni deve avere una comprensione analoga del buio e delle tenebre, tanto che quando Giuda lascia Gesù per consegnarlo ai suoi nemici afferma: «Egli, dunque, prese il boccone, uscì subito, ed era notte». E sì, era davvero notte nell’animo di Giuda.

Un vecchio di nome Nicodemo incontra Gesù di notte. Era un capo dei Giudei, un dottore d’Israele, pare, simpatizzante di Gesù e del suo messaggio. Incontra Gesù di notte, col favore delle tenebre: certamente non voleva che nessuno, data la sua posizione, sapesse che incontrava un maestro considerato eretico da molti dei suoi amici.

Incontreremo ancora Nicodemo più avanti nello stesso Vangelo, quando difenderà Gesù di fronte ai capi dei sacerdoti e dei farisei; e lo incontreremo ancora, più avanti, intento a prendersi cura della salma di Gesù, avvolgendola in fasce e aromi, e poi della sua sepoltura insieme a Giuseppe d’Arimatea, discepolo di Gesù, ma in segreto per timore dei Giudei. Avevano senz’altro qualcosa in comune i due.

Perché Nicodemo vuole incontrare Gesù?

Perché ha delle domande da porgli, domande importanti, esistenziali, che hanno ripercussioni nelle sue convinzioni, nella sua coscienza, nella sua anima. Eppure Nicodemo non gli pone nessuna domanda, dice soltanto: «Rabbì, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio; perché nessuno può fare questi segni miracolosi che tu fai, se Dio non è con lui». Tuttavia, Gesù legge l’animo di quel vecchio e va alla risposta senza giri di parole come fa Nicodemo. Noi non saremmo capaci di leggere una domanda in quelle parole, ma Gesù vi legge quella che anche il Giovane ricco gli porrà: «Cosa è necessario fare per entrare nel Regno di Dio? Per avere la vita eterna?».

Si tratta della domanda delle domande.

Forse Nicodemo voleva che Gesù rispondesse teologicamente, basandosi sulla legge ebraica, invece gli risponde con una frase enigmatica: «se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio», ma come è possibile nascere quando si è già nati? Si può forse tornare nel ventre della madre per nascere ancora una volta? E poi, che senso avrebbe? Cosa cambierebbe?

La risposta di Gesù non è legata alla legge di Mosè e neppure rimanda a una morale da seguire con scrupolo. Gesù parla invece della necessità di un rinnovamento radicale, completo, della mente e del cuore, come dell’anima; è come entrare nella vita con un nuovo essere, con un nuovo atteggiamento, con nuovi occhi, nuovo cuore, nuova concezione degli altri, di sé stessi e di Dio. È vedere da una nuova prospettiva la nostra vita, vedere dalla prospettiva di Dio, del suo amore, della sua grazia, del suo perdono. Gesù dice che se tu parti da questa prospettiva, tutto cambierà, tutto sarà nuovo, che vedrai cose mai viste prima, persone di cui non ti eri mai accorto prima, occasioni mai considerate, realtà che credevi non esistessero neppure. Una nuova nascita, appunto.

Tuttavia, Gesù sa bene che non dipende da noi la nuova nascita e che rinascere da capo ci sarebbe impossibile senza considerare il passato, dimenticarlo, non tenerne più conto.

Per questo Gesù approfondisce il senso delle parole enigmatiche «Bisogna che nasciate di nuovo»; e replica: «Se uno non nasce d’acqua e di Spirito non può entrare nel Regno di Dio».

Dunque la nuova nascita, il rinnovamento della mente e della nostra coscienza è reso possibile dall’azione dello Spirito Santo. «D’acqua e di Spirito» è un riferimento al battesimo come momento centrale della vita del credente che riconosce l’azione di grazia di Dio attraverso il segno del battesimo nel quale è all’opera lo Spirito Santo: questa è la fede, un’azione dello Spirito che agisce in noi e ci permette di credere e di operare.

È lo Spirito che può permetterci di entrare nella nuova dimensione di una prospettiva altra, di comprendersi in un modo che ha le sue ragioni al di là di questa sfera di esistenza; lo Spirito permette di andare al di là del nostro orizzonte, al di là di noi stessi, ci dà la possibilità di vivere concretamente legami di fraternità, relazioni d’affetto, rapporti di confronto sereni, ponti di collegamento e di unione.

Accade, così, il miracolo: nello Spirito, la possibilità di Dio entra nella nostra vita umana, storica, e la rinnova.

Lo Spirito è così, come il vento, libero, arriva e va dove vuole, secondo un disegno che noi non controlliamo né conosciamo.

Dunque, l’incontro di Nicodemo con Gesù rappresenta anche il nostro. Possiamo ritenere che non sempre è facile perché ci sentiamo indegni, inadeguati, troppo peccatori, ma soprattutto non comprendiamo; ci sentiamo ripiegati su noi stessi perché abbiamo paura di esporci, abbiamo paura di essere considerati bigotti, oppure solo “diversi”. Altre volte siamo troppo tristi, troppo depressi, troppo afflitti dai colpi della vita e viviamo nel buio della nostra anima, nella notte della nostra coscienza.

Tuttavia, il Vangelo di Giovanni ci incoraggia ad andare da Gesù, nel buio della nostra notte, a porgli tutte le nostre domande i nostri dubbi, le nostre paure, le nostre lacerazioni. Gesù ci risponde che ci offre il dono del suo Spirito perché possiamo nascere a una nuova dimensione della nostra vita e uscire dal buio della nostra esistenza.

Gesù non ci chiede di fuggire dal mondo, dalla nostra realtà umana, ma ci dice di viverla pienamente nella nuova comprensione della luce di Cristo. Amen!

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

Indirizzo: Via Beckwith 49, Luserna San Giovanni (TO), 10062, ITALIA

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