Culto domenicale:
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Domenica, 08 Gennaio 2017 22:17

Sermone di domenica 8 gennaio 2017 (Matteo 4,12-17)

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Testo della predicazione: Matteo 4,12-17

Gesù, udito che Giovanni era stato messo in prigione, si ritirò in Galilea. E, lasciata Nazaret, venne ad abitare in Capernaum, città sul mare, ai confini di Zabulon e di Neftali, affinché si adempisse quello che era stato detto dal profeta Isaia: «Il paese di Zabulon e il paese di Neftali, sulla via del mare, di là dal Giordano, la Galilea dei pagani, il popolo che stava nelle tenebre, ha visto una gran luce; su quelli che erano nella contrada e nell'ombra della morte una luce si è levata». Da quel tempo Gesù cominciò a predicare e a dire: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino».

Sermone

Care sorelle e cari fratelli, la predicazione di Gesù ha uno scopo particolare: all'umanità viene data una chiave di lettura nuova della vita e della storia, attraverso la quale, ci possiamo collocare, nel contesto umano, come uomini e donne che hanno la possibilità di sfuggire a un destino tragico, di paura e di morte. Ci è data la possibilità di essere riscattati dal giogo della vita umana intessuta di fallimenti, di discriminazioni, di intolleranze, emarginazioni, dal potere delle guerre, distruzioni, dal peso delle violenze inaudite come quelle che abbiamo appreso negli ultimi giorni a Berlino, in Turchia e non solo.

Ma quale risposta diamo come credenti a coloro che domandano: «perché Dio permette tutto questo?».

Gesù si è presentato all’umanità nascendo in una stalla e morendo su una croce, è stato vittima della scelleratezza e della malvagità umana, si è presentato con tutta la debolezza che umanamente ci è propria e l’ha vissuta fino in fondo. Dio non ha fatto improvvisamente irruzione nella storia del mondo con tutto il suo potere e la sua forza, deciso a risolvere lui tutti i problemi dell’umanità. No! Gesù, piuttosto, ci ha insegnato il modo di superarli, di accettarli, di sopravvivere ad essi con dignità.

Dio ha fatto parte della nostra storia, del nostro mondo, della nostra umanità debole, caduca, per dirci che, con noi, anche lui è partecipe del nostro destino umano; il suo essere presente nella nostra quotidianità è la nostra speranza, il nostro nuovo destino che si delinea con contorni sempre più netti.

È questo il Dio che conosciamo, il Dio che viene a noi: Dio ci è davvero vicino in ogni momento della vita, nella sofferenza e nel dolore, si fa solidale con noi, ci accompagna nelle difficoltà, ci tiene per mano quando si fa buio, quando rallentiamo il passo perché non riusciamo a vedere chiaramente dove poggiare in modo fermo il nostro piede. Quando siamo confusi e non sappiamo più capire il senso di quanto accade attorno a noi.

Gesù è venuto per annunciare l’avvento di un nuovo Regno, il Regno di Dio. Gesù ha voluto così denunciare la malattia del mondo, degli uomini e delle donne: la loro innata carica di forza distruttiva. Gesù, ma anche i profeti, hanno individuato la guarigione dell'umanità dai suoi mali annunciando l'avvento del Regno di Dio.

"Dio asciugherà ogni lacrima e la morte non ci sarà più" profetizza il veggente dell'Apocalisse, e se consideriamo che nella concezione ebraica la morte è causata dal peccato, e che il peccato è la condizione che lega l'umanità ai suoi mali, allora ci rendiamo conto di quale portata teologica e storica può avere il messaggio di Cristo. La morte non ci sarà più, dunque non ci sarà più il peccato, non più il male, non più la morte, di nessuno: né a causa della guerra, né della violenza, e il mare non inghiottirà più nessuno.

Perciò Gesù annunciava: "Ravvedetevi perché così il Regno di Dio sarà più vicino". Gesù, oggi, ci annuncia che il Regno di Dio è vicino, ci offre la possibilità di una vita umana rinnovata e non più segnata dalle conseguenze del male e del peccato.

Un cambiamento e una vita nuova sono annunciati dal Vangelo con l’immagine di un Regno. Cosa vuol dire regnare? Cosa significa dover gestire e programmare il lavoro di un Regno?

Così il re Davide aveva individuato il Programma per poter regnare con giustizia ed equità, un po' come fanno i nostri politici prima di essere eletti.

Camminerò sulla via giusta… Terrò una condotta leale negli affari di corte. Non degnerò di uno sguardo i progetti del malvagio.
Non mi lascerò corrompere. Voglio evitare chi vive d'intrighi, non mi legherò al disonesto.
Sceglierò per miei consiglieri gente di fiducia, uomini onesti e leali per miei ministri. Non abiterà nella mia reggia colui che inganna, non avrà posto alla mia presenza chi dice menzogne. Ridurrò al silenzio ogni malfattore del paese.

(Salmo 101 - TILC)

Qui apprendiamo che i propositi per un buon governo sono legati alla giustizia, alla condotta leale, alla fiducia, alla legalità. Di contro, bisogna lottare contro l’illegalità, la corruzione, gli intrighi, la disonestà, l'arroganza, l'inganno, il falso.

Tutti siamo chiamati a fare un programma per la nostra vita, per la nostra comunità e per la nostra società. Tutti noi siamo chiamati a essere sudditi di questo Regno, sudditi che partecipano con passione al processo di guarigione e di cambiamento della nostra umanità. Siamo chiamati a portare l'annuncio del Regno di Dio come possibilità che ci è data per un cambiamento reale del mondo, a partire dal nostro ravvedimento personale; a partire cioè dalla consapevolezza della nostra debolezza, dei nostri errori, dei nostri fallimenti sempre possibili.

La fede non ci rende mai indifferenti e inoperosi, la fede ci impegna a vivere la nostra storia partecipando con convinzione attraverso il nostro programma di vita: praticando l’umiltà, la giustizia verso chi subisce la prepotenza, l’accoglienza verso chi non ha più una terra perché l’ha lasciata a motivo della guerra o della fame; la lealtà, la solidarietà verso chi è senza voce e senza diritti, la legalità per una distribuzione equa delle risorse e dei servizi al prossimo.

Si tratta dei frutti del ravvedimento che ci offrono la possibilità di cominciare a vivere nella prospettiva del Regno di Dio che, in fondo, è già una realtà, nascosta, ma che comincia a radicarsi e a portare i suoi frutti. L’apostolo Paolo avrebbe parlato del frutto dello Spirito e cioè dell’amore.

Questo è per noi oggi il Regno di Dio: la possibilità, che ci è donata di amare, perché questo amore ci fa vedere l’altro in modo: non come colui/colei che viene a rubarci la nostra pace, la nostra vita, il nostro lavoro, ma come un essere umano che ha bisogno del mio sostegno, come tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri. Dio ci ha fatto dono delle sue attenzioni, del suo perdono e della vita di Gesù, suo Figlio, questo amore per noi ci impegna e ci fa aprire le braccia verso il prossimo da accogliere, con il quale riconciliarci, verso il quale gettare nuovi ponti che permettono l’incontro.

Questa è l’opera di Dio, ed è sempre una cosa stupenda. Questo è il Regno di Dio: è la capacità di gioire della solidarietà e della condivisione. Regno di Dio è accoglienza, apertura, ospitalità. L’Amore di Dio non ci impegna a fare cose giuste e belle, ma a essere giusti, a essere belli; non ci impegna a fare cose buone, ma essere buoni, non a sforzarsi di praticare l’onestà, ma a essere onesti, non a fare accoglienza, ma a essere accoglienti.

Il Regno di Dio comincia da noi, è dentro di Dio, Dio lo ha posto lì. Il Regno di Dio comincia nel nostro intimo, nel nostro essere. Dio comincia da qui la sua opera, da dentro di noi, affinché poi possa rendere la realtà che ci circonda più umana. È così che oggi Dio ricrea il suo progetto di umanità, la sua creazione, è così che la mantiene: operando efficacemente da dentro le nostre menti e il nostro cuore, per questo Gesù diceva: «Non si dirà: "Eccolo qui", o "eccolo là"; perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi» (Lc 17,21).

Sì, il Regno di Dio è vicino, fratelli e sorelle, più vicino di quanto immaginiamo, perché Dio lo ha posto in noi per ricreare un mondo nuovo, senza più guerre, violenze e disumanità. Amen!

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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