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Lunedì, 23 Gennaio 2017 16:40

Sermone di domenica 22 gennaio 2017 (Romani 1,16-17)

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Testo della predicazione: Romani 1,16-17

Io non mi vergogno del Vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco; poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com'è scritto: «Il giusto per fede vivrà».

Sermone

Cari fratelli e sorelle, qualche volta sarà capitato anche a voi di sentire tradita la nostra fiducia da un famigliare, parente o amico, oppure è capitato che un rapporto di amicizia si sia logorato perché è venuta meno la fiducia e quella fedeltà reciproca che teneva saldo quel rapporto. Non si sta affatto bene quando un legame si rompe, e allora ci difendiamo ripromettendoci di fidarci solo di noi stessi e di nessun altro.

Ecco, l'apostolo Paolo parla di questo rapporto tra Dio e noi, di un rapporto di fiducia che Dio vuole avere con noi.

Pensate, Lutero nella sua ricerca tormentata di risposte alle domande circa la salvezza, si è fermato sul testo di Romani 1,17 «Io giusto per fede vivrà» e da qui prese inizio la Riforma della chiesa.

L'apostolo Paolo, dice dell’Evangelo che esso è «potenza di Dio». Perché l'apostolo parla di potenza? Come protestanti abbiamo sempre contestato il potere della chiesa. Eppure, per l’apostolo l’Evangelo è potenza di Dio. Che significa dunque?

Per tutti noi l’Evangelo è un messaggio, un annuncio, una parola da dare, non una potenza, anche se di Dio. L'Evangelo non è semplicemente una parola che proclama un contenuto, l’Evangelo è una forza creatrice, la Parola dell’Evangelo è qualcosa che accade, si rea­lizza ciò che afferma.

In questo senso è potenza, per­ché in quell’annunzio Dio è presente ed è all’opera. Così come la potenza di Dio ha fatto risuscitare Gesù dal regno della morte, anche nella parola umana del predicatore è presente e operante Dio con la sua forza che suscita la vita là dove regna la morte.

L'Evangelo non è l’an­nuncio di una parola astratta, è potenza di Dio perché trasforma, vivifica, libera.

La potenza di Dio non è qualcosa che esplode, non è un annunzio pronunciato con grande enfasi, con voce altisonante per evocare e conferirgli potenza. No! L’Evangelo tuona anche quando è sussurrato, anche se letto con gli occhi, raccontato nel segreto. La potenza dell'Evangelo non è la furia dell'acqua del fiume in piena, o della diga che improvvisamente cede. L'evangelo è la pioggerella che bagna la terra e che esploderà in una immensa produzione di frutti, fiori e piante rigogliose. L'Evangelo è potenza perché trasforma la terra arida in verdeggianti prati. È potenza di Dio perché non resta mai una parola vuota, ma produce cambiamento, ravvedimento, conversione, nuova vita, salvezza.

Dunque l’Evangelo produce un cambiamento, produce una concretezza che possiamo vedere con i nostri occhi e ciò proviene dalla giustizia di Dio rivelata nell’Evangelo. Quando proclamiamo l’Evangelo, annunciamo la giustizia di Dio.

     Ma cos’è la giustizia di Dio? Forse il fatto che Dio è giusto?  Certo, Dio è giusto, ma Martin Lutero, riflettendo a lungo sul senso di questo versetto, comprese la giustizia non è quella «per la quale Dio è giusto, ma la giustizia per la quale Dio ci fa giusti». Si tratta della giustizia che Dio dona a noi, per la quale diventiamo giusti nonostante restiamo peccatori.

È un'azione che Dio compie per noi. La giustizia di Dio è qualcosa che entra nella storia, che diventa efficace, si tratta dell’attività di Dio, Dio che salva, che perdona la nostra infedeltà e non ci tratta da nemici e neppure chiude con noi che prima eravamo amici.

Per Paolo la giustizia di Dio non è un giudizio che incombe minaccioso sull’essere umano, al contrario è un giudizio espresso a favore nostro per essere liberati dalla minaccia della morte, dalla schiavitù del peccato, dalla paura del nostro futuro.

Dunque, quella che l’apostolo Paolo dice essere la Potenza di Dio, è in realtà la sua giustizia che noi riceviamo come una sentenza di grazia e di perdono.

La giustizia di Dio non è un giudizio che avverrà alla fine dei tempi, ma un evento di Dio che già accade oggi, nel nostro presente, per questo l’apostolo dirà ai Corinzi: «Oggi è il giorno della salvezza» (II Cor. 6,2).

Ecco la presenza di Dio in ogni momento della nostra giornata, la giustizia di Dio è la nostra giustizia, il nostro essere perdonati, amati, sostenuti, nonostante non lo meritiamo perché restiamo peccatori/trici.

La giustizia di Dio per tutti noi ci rende fratelli e sorelle, instaura una relazione: con Dio e l’un l’altro, una relazione di fedeltà. Dio resta sempre fedele anche di fronte alle nostre infedeltà. Ed è sempre pronto a riammetterci nel rapporto con lui.

Dio stringe un patto con noi dichiarandoci giusti, e ci chiama a essere fedeli a questo patto affinché «da fede a fede possa essere rivelata la giustizia di Dio».

In questo senso la giustizia di Dio è potenza perché crea spazi nuovi in questo rapporto con Dio e tra noi. In questo rapporto, Dio è colui che rimane sempre fedele, un amico vero che ci chiama a ricambiare la sua amicizia e la sua fedeltà.

Ecco perché l’apostolo può dire: «Il giusto per fede vivrà». Noi non siamo giusti perché abbiamo la capacità di non peccare, ma lo siamo perché Dio ci perdona e ci assolve. È la fede in questo Dio che ci permette di vivere. Dunque il giusto, colui/colei che Dio giustifica (perdona), potrà vivere in questa dimensione di grazia a motivo della fede, che ha ricevuto da Dio.  

Questa fede nel Dio che è sempre all’opera per noi – per la riconciliazione, il perdono, l’amicizia, la fedeltà – dà senso alla nostra vita di credenti, dà un significato e un valore alle nostre giornate ei nostri rapporti con il prossimo e con Dio.

Tutto questo significa annunzio dell’Evangelo, potenza di Dio e giustizia di Dio. È l’azione efficace di Dio che ci sostiene e ci dà la forza di guardare avanti con fiducia, sapendo di non essere soli con i nostri limiti umani e le nostre inadeguatezze.

Questa è la nostra fede: è la gioiosa adesione alla giustizia di Dio che ci chiama ad essere suoi amici che rispondono alla sua fedeltà; una risposta che ci chiama anche a una relazione di fedeltà con il prossimo, con la società umana nella quale siamo chiamati a vivere.

A noi il compito di annunciare con fedeltà questa Parola, senza vergognarcene, perché Dio possa continuare la sua opera di giustizia, trasformando la triste e disperata realtà di questo mondo in una esistenza gioiosa e luminosa. Amen!

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

Indirizzo: Via Beckwith 49, Luserna San Giovanni (TO), 10062, ITALIA

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