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Domenica, 06 Luglio 2014 12:51

Sermone di domenica 6 luglio 2014 (Ezechiele 18,1-4.21-24.30-32)

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Testo della predicazione: Ezechiele 18,1-4. 21-24. 30-32

La parola del Signore mi fu rivolta in questi termini: «Perché dite nel paese d’Israele questo proverbio: “I padri hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati?” Com’è vero che io vivo, dice Dio, il Signore, non avrete più occasione di dire questo proverbio in Israele. Ecco, tutte le vite sono mie; è mia tanto la vita del padre quanto quella del figlio; chi pecca morirà. Se l’empio si allontana da tutti i peccati che commetteva, se osserva tutte le mie leggi e pratica l’equità e la giustizia, egli certamente vivrà, non morirà. Nessuna delle trasgressioni che ha commesse sarà più ricordata contro di lui; per la giustizia che pratica, egli vivrà. Io provo forse piacere se l’empio muore? dice Dio, il Signore. Non ne provo piuttosto quando egli si converte dalle sue vie e vive? Se il giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l’iniquità e imita tutte le abominazioni che l’empio fa, vivrà egli? Nessuno dei suoi atti di giustizia sarà ricordato, perché si è abbandonato all’iniquità e al peccato; per tutto questo morirà. Perciò, io vi giudicherò ciascuno secondo le sue vie, casa d’Israele, dice Dio, il Signore. Tornate, convertitevi da tutte le vostre trasgressioni e non avrete più occasione di caduta nell’iniquità! Gettate via da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato; fatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo; perché dovreste morire, casa d’Israele? Io infatti non provo nessun piacere per la morte di colui che muore, dice Dio, il Signore. Convertitevi dunque, e vivete!

Sermone

Cari fratelli e care sorelle, il profeta Ezechiele è anche un sacerdote, il suo nome significa “Dio rafforzerà”. È un esule, deportato con il suo popolo in terra straniera, in Babilonia, dopo la sconfitta di Israele per opera del re Nabucodonosor nel 587 a.C.

Sono ormai passati diversi anni, e fra i prigionieri regna un morale molto basso e uno stato d’animo pessimo. Danno la colpa a Dio perché ritengono che Dio faccia pagare a loro le colpe dei loro padri, dei loro antenati.

Così, il profeta Ezechiele esordisce la sua predicazione con una immagine: la gloria di Dio si allontana dal tempio lasciando posto al giudizio; ma conclude con un’altra immagine: la gloria di Dio riappare nel nuovo tempio per una nuova epoca segnata dalla benedizione di Dio.

Ezechiele annuncia a Israele una speranza e una nuova liberazione, come quella dall’Egitto al tempo di Mosè. Prima di tutto, il profeta chiarisce il carattere di Dio: Dio non è un Dio vendicativo e spietato, ma un Dio che ama i suoi figli/e, un Dio che ama il suo popolo anche quando, a causa delle di scelte sbagliate e insensate, si trova in grave difficoltà.

Ezechiele cita un proverbio noto all’epoca, il quale affermava che «i figli soffrono a causa degli errori dei padri». Così pensava Israele deportato in Babilonia: pensava che non aveva fatto niente di male per meritare di ridursi in cattività e reso schiavo.

Ma delegare ad altri le colpe non è la strada giusta per uscire dalla crisi, guardare al passato ti ingessa, ti immobilizza e non muovi più un passo; bisogna guardare avanti e sperare nel futuro nuovo che il Signore ti pone davanti.

«Siamo ossa secche, la nostra speranza è tramontata» (Ez. 37) continuavano, invece, a ripetere gli Israeliti, rinunciando a vivere, a guardare nella direzione giusta. Allora il profeta spiega l’importanza di riconoscere le proprie colpe, chiede di assumersi le proprie responsabilità e da qui chiede di produrre un cambiamento attraverso la conversione e il ravvedimento per non essere più quelli di prima. Non si può tornare nella terra dei padri senza che nulla cambi.

Davvero il popolo è cambiato? Davvero si ritiene immune dall’idolatria o dal peccato dell’infedeltà allontanandosi da Dio? Si opprimevano i deboli della società: gli orfani, le vedove, gli stranieri; regnava sovrana una grande insensibilità verso gli affamati e verso i poveri; si praticavano prestiti a tassi di usura elevati, attestazioni del falso per danneggiare il prossimo.

Il profeta domanda se tutto ciò era normale.

Ezechiele annuncia che tutto ciò non può che portare alla rovina e alla morte, cioè all’estinzione di un’intera nazione, come di fatto è accaduto, mentre “chi pratica la giustizia e l’equità certamente vivrà”.

Il profeta Ezechiele cerca di spiegare che Dio non è un Dio vendicativo che si diverte a castigare e a causare guai alla gente. La crisi d’Israele non è una punizione divina, ma semplicemente l’effetto di scelte senza Dio, di scelte senza la sensibilità verso i diritti del prossimo, gli ultimi, gli stranieri, i più deboli.

È come dire che «ognuno raccoglie ciò che semina». Ma Dio, come un padre e una madre, ha a cuore il futuro dei suoi figli/e, perciò cerca di educarli in modo che le loro scelte siano scelte che permettano di vivere e non di soccombere e di crollare sotto il peso di scelte scellerate. La via dell’equità e della giustizia comporta scelte di condivisione, non di supremazia, scelte di accoglienza, non di espulsione, scelte di integrazione non di separazione o di emarginazione.

Come dire che la vita del mondo, il suo futuro sta in queste scelte: se saremo capaci di interagire tra esseri umani in modo da accoglierci vicendevolmente, da dividere le risorse in modo equo per la sopravvivenza di tutti allora potremo vivere, potremo sperare in un futuro sempre nuovo; ma le scelte di parzialità e di ingiustizia, di discriminazione e malgoverno conducono ad una esistenza senza un futuro, in una non-esistenza, in una non-vita.

Dunque, il discorso del profeta diventa accorato e tenero allo stesso tempo: egli incoraggia a rafforzare la responsabilità di ognuno dicendo: «Tornate e convertitevi. Fatevi un cuore nuovo e… vivete!». Questa è la vera vita, quella vissuta nella consapevolezza dei propri limiti e delle proprie parzialità, ma consapevole della necessità dell’aiuto e del sostegno di Dio che ci apre ad un futuro le cui prospettive sono sempre lusinghiere.

Così accade nel brano del Vangelo di Giovanni, che abbiamo ascoltato: c’è una donna è per terra, è esposta alla vergogna e al vituperio di tante persone con il cuore indurito che riversano su di lei tutte le loro colpe e il loro peccato. È un capro espiatorio. È una donna colta in flagrante adulterio. Qui, Gesù sintetizza in maniera esemplare il messaggio di Ezechiele: «chi è senza peccato scagli la prima pietra».

Accusare gli altri di tutti i tuoi guai e quelli del mondo, che siano i tuoi avi, gli altri, gli stranieri, i ROM, i cinesi o di altre nazioni, non cambia proprio nulla. Come Ezechiele, Gesù richiama tutti alle proprie responsabilità, al proprio peccato.

Gli accusatori della donna capiscono e mollano la pietra, si girano e vanno via, forse a chiedere perdono a Dio per il fatto che stavano per fare un grave errore, quello di accusare gli altri piuttosto che guardare dentro se stessi e cominciare da lì a cambiare con un processo di conversione per cambiare il mondo.

E alla donna cosa dice Gesù? «Neppure io ti condanno! Vattene in pace». Gesù sottolinea che la grazia di Dio è totalmente gratuita, è un dono che genera giustizia ed equità.

È qui che accade il cambiamento che tutti attendiamo, solo a partire dal contributo che ciascuno di noi può dare, un contributo di ideali, di significati, di prospettive, di valori, di sogni, di fede, di speranza, di amore!

La nostra famiglia, la nostra chiesa, la nostra città, la nostra società, avranno un futuro sorprendente se avremo la capacità di lasciarci sempre interrogare anche da domande scomode, se avremo la capacità di guardare avanti con speranza e se sapremo partecipare attivamente alle scelte importanti, a volte anche difficili a cui siamo chiamati senza delegare le nostre responsabilità.

Il profeta chiama anche noi oggi a dare il nostro convinto contributo per la giustizia e l’equità nel mondo in cui viviamo. Amen!

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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