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Domenica, 07 Settembre 2014 11:05

Sermone di domenica 7 settembre 2014 (Isaia 54,2)

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Testo della predicazione: Isaia 54,2

«Allarga il luogo della tua tenda, si spieghino i teli della tua abitazione, senza risparmio; allunga i tuoi cordami, rafforza i tuoi picchetti!».

Sermone

Care sorelle e cari fratelli, è un momento storico importante quello che sta attraversando Israele quando questa profezia è annunziata. Israele sta tornado da un lungo periodo di cattività, la deportazione in terra straniera, in Babilonia; il re Nabucodonosor ha distrutto il piccolo regno di Israele, Gerusalemme, il tempio costruito dal re Salomone, le terre.

Ma ora, dopo 50 anni di sofferenze, di solitudine e di assenza di Dio, il profeta Isaia annuncia la liberazione e il ritorno nella terra che Dio aveva promesso ad Abramo.

La predicazione diventa una predicazione non di giudizio e di condanna, ma promessa di perdono e di riconciliazione con Dio.

Il profeta invita a gioire, a rallegrarsi dell’opera di Dio, del suo amore verso tutte le sue creature. L’esortazione del profeta è tanto intensa e sentita che prende una forma poetica con cui egli descrive le benedizioni che il Signore sta per donare.

Prima, il popolo in cattività, aveva perso le speranze, aveva lottato, ma nulla era accaduto, aveva cercato di rialzarsi con tutte le forze di cui poteva disporre. Ma non ce l’aveva fatta.

Ora il profeta annuncia un cambiamento: «Per un breve istante ti ho abbandonato, ma con immensa compassione di raccoglierò… con amore eterno avrò cura di te».

      È un nuovo che entra a far parte della storia, che entra a far parte dei rapporti con Dio e dei rapporti tra gli esseri umani; è un nuovo che implica un cambiamento, un’apertura della mente e del cuore; è un “nuovo” che determina un nuovo orizzonte, che ha la necessità di ripartire fondandosi su basi nuove.

      La novità di Dio, il suo amore per noi, non si fondano sul passato, ma sul futuro, sulla nuova scoperta di Dio stesso e dell’opera non che ha già compiuto, ma che compirà. Siamo certo chiamati a essere grati a Dio per le benedizioni passate, per la sua liberazione compiuta in nostro favore, per la sua opera di salvezza. Ora è un giorno nuovo che comincia, come ogni giorno e verso il nuovo di Dio non ci si incammina guardando indietro, guardando il passato, cercando le sicurezze che ci hanno permesso di camminare nella fede e nella realtà umana con serenità.

      Il futuro che Dio apre ci impedisce di dire: «È sempre stato così, si è sempre fatto così», ora ci è richiesto di compiere un atto di fiducia e di speranza: «Allarga il luogo della tua tenda, si spieghino i teli della tua abitazione, senza risparmio, allunga i tuoi cordami, rafforza i tuoi picchetti».

      Ecco l’immagine poetica nella quale il profeta prorompe. Ma non è sdolcinata poesia che fa leva sui nostri sentimenti, perché qui è richiesta una risposta, un’azione specifica, particolare, è richiesto tutto l’impegno possibile, tutte le proprie energie per far fronte a un progetto nuovo: ingrandire lo spazio protetto, per ospitare una famiglia più numerosa.

      Sulla base della loro fede, i credenti sono chiamati a rispondere senza esitazione, ampliando lo spazio nella loro tenda, dedicando il tempo necessario che richiede una realtà nuova, destinata all’accoglienza, alla solidarietà, alla condivisione, alla fraternità, a rendere possibile l’amore di Dio attraverso il nostro impegno e la nostra opera.

      Tutto dovrà essere pronto quando l’opera del Signore si compirà, quando la sua benedizione avrà inizio, ma Dio ci chiede di credere alle sue promesse, ci chiede di compiere un atto di fede, di dare una risposta attiva e partecipe, chi chiede di mettere in gioco le nostre sicurezze, ci chiede di “rischiare”.

      L’amore di Dio va oltre gli interessi personali, impegna sempre ciascuno di noi, l’esistenza dei credenti. L’amore di Dio diventa sempre una novità, esso cambia le nostre abitudini, le nostre consuetudini che ci fanno chiudere in noi stessi, nelle nostre certezze che provocano solitudine, sterilità, inutilità. L’amore sovrabbondante di Dio riempie con la sua novità i nostri spazi vuoti, il nostro nulla e va oltre la nostra immaginazione, fino a chiederci di allargare la nostra tenda e rinforzare i picchetti.

      Dio lo dice proprio a noi che eravamo nell’orizzonte del ridimensionamento. Ma quando Dio giunge con il suo amore, ci riconduce a noi stessi, al senso che possiamo dare alla vita, a ciò che siamo e alle cose che facciamo. E tutto cambia perché la vita autentica risiede non nel restare immutati, ma nel cambiamento che stimola il nostro impegno e ci spinge a un servizio convinto, schietto. In fondo siamo chiamati ad affrontare le sfide che si presentano davanti a noi e a non aggirarle o a tornare indietro.

      E quando giungiamo a questa consapevolezza, scopriamo che non siamo soli, che c’è un mondo di fratelli e sorelle pronti a camminare con noi, nasce in noi la consapevolezza che la vita è vita con l’altro, con l’altra, una vita di rapporti, di relazioni, di umanità condivisa, di accoglienza, di solidarietà.

      Si tratta non di un nostro progetto, ma del progetto di Dio per il mondo, dell’opera di Dio per il mondo: con le nostre mani, con i nostri piedi, con la nostra mente, con le nostre parole umane. Tutto ci proviene da Dio e noi viviamo dei suoi doni e della sua gratuità.

      «Allarga il luogo della tua tenda, si spieghino i teli della tua abitazione, senza risparmio…»: senza risparmio di energie, perché c’è tanto da fare, tutti i tuoi spazi non possono restare luoghi di vita privata, non possono restare luoghi protetti, ma possono diventare luoghi di condivisione, di accoglienza, luoghi di speranza per tutti.

     Allarga i tuoi spazi, è uno stile di vita, quello dei credenti chiamati all’accoglienza del debole e di chi è fragile nel corpo e nella mente o nell’anima, alla lotta insieme a chi è discriminato e privo dei diritti fondamentali; allunga i tuoi cordami, apri le tue braccia conserte, le tue mani chiuse e rinsecchite e costruisci un futuro nuovo, un futuro di speranza; rafforza i tuoi picchetti, non permettere che il primo vento che soffia porti via tutta la tua speranza, il tuo impegno, la tua dedizione. Non scoraggiarti perché il vento soffierà, forte; sarà difficile, ma i picchetti della tua tenda reggeranno. Tutto ciò è richiesto ai singoli credenti, alle comunità di fede, alle opere, come l’Uliveto: tutti invitati ad affrontare le nuove sfide della società e là ad essere presenti senza paura sapendo che è Dio stesso che crea ed entra nel nostro orizzonte per permetterci di credere che il nostro servizio è quello che Dio compie. Amen!

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

Indirizzo: Via Beckwith 49, Luserna San Giovanni (TO), 10062, ITALIA

Tel/Fax: (+39) 0121/30.28.50

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