Culto domenicale:
ore 10,00 Tempio dei Bellonatti

Numero di telefono del presbiterio: 0121.30.28.50

Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

Indirizzo: Via Beckwith 49, Luserna San Giovanni (TO), 10062, ITALIA

Tel/Fax: (+39) 0121/30.28.50

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Testo della predicazione: II Corinzi 3,3-6

«Voi siete una lettera di Cristo, scritta mediante il nostro servizio, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente; non su tavole di pietra, ma su tavole che sono cuori di carne. Una simile fiducia noi l’abbiamo per mezzo di Cristo presso Dio. Non già che siamo da noi stessi capaci di pensare qualcosa come se venisse da noi; ma la nostra capacità viene da Dio. Egli ci ha anche resi idonei a essere ministri di un nuovo patto, non di lettera, ma di Spirito; perché la lettera uccide, ma lo Spirito vivifica».

Sermone

Care sorelle e cari fratelli, voi siete una lettera di Cristo.

Voi siete una lettera scritta da Cristo, il vostro credere, la vostra fede, la vostra adesione alla grazia di Dio sono opera di Cristo nei vostri cuori. E voi siete una lettera viva, che parla, che testimonia dell’amore di Dio, che prega, che ricerca nella Parola di Cristo il senso della propria fede e della propria esistenza.

Voi siete davvero una lettera di Cristo.

Questo è cuore della Riforma protestante, è proprio all’interno di questo brano dell’apostolo Paolo. Egli contrappone le tavole di pietra, la legge, alla grazia di Dio in Cristo, una grazia che non è scritta su pietre e neppure con inchiostro, ma è scritta direttamente nei nostri cuori.

Lo spunto per scrivere queste parole, l’apostolo lo riceve da parte dai credenti della chiesa di Corinto i quali, in qualche modo, contestavano all’apostolo Paolo il contenuto della sua predicazione che si basava unicamente sulla gratuità della grazia, del perdono e dell’amore di Dio. Così, chiedono all’apostolo una lettera di raccomandazione, per recarsi da loro.

 

Venerdì, 31 Ottobre 2014 15:06

31 ottobre: Festa della Riforma protestante

Le 95 Tesi che Lutero affisse il 31 ottobre 1517 alla porta della chiesa del castello di Wittenberg, diedero inizio alla Riforma protestante che velocemente avrebbe influenzato profondamente l'Europa e il mondo intero. Per questo motivo esse sono state considerate come il "manifesto" della Riforma.

Testo della predicazione: Esodo 34,4-10

«Mosè, dunque, tagliò due tavole di pietra come le prime; si alzò la mattina di buon’ora, salì sul monte Sinai come il Signore gli aveva comandato, e prese in mano le due tavole di pietra. Il Signore discese nella nuvola, si fermò con lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, e gridò: «Il Signore! il Signore! il Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco in bontà e fedeltà, che conserva la sua bontà fino alla millesima generazione, che perdona l’iniquità, la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente; che punisce l’iniquità dei padri sopra i figli e sopra i figli dei figli, fino alla terza e alla quarta generazione!» Mosè subito s’inchinò fino a terra e adorò. Poi disse: «Ti prego, Signore, se ho trovato grazia agli occhi tuoi, venga il Signore in mezzo a noi, perché questo è un popolo dal collo duro; perdona la nostra iniquità, il nostro peccato e prendici come tua eredità». Il Signore rispose: «Ecco, io faccio un patto: farò davanti a tutto il tuo popolo meraviglie, quali non sono mai state fatte su tutta la terra né in alcuna nazione; tutto il popolo in mezzo al quale ti trovi vedrà l’opera del Signore, perché tremendo è quello che io sto per fare per mezzo di te».

Sermone

Cari fratelli e care sorelle, senz’altro sarà capitato a tutti noi di rompere un’amicizia perché gli amici si sono comportati in modo scorretto, perché hanno tradito le nostre attese, le nostre riservatezze, le nostre confidenze, o hanno parlato male di noi o agito in modo sconveniente o irrispettoso.

La stessa cosa è accaduta nel rapporto tra Dio e Israele, suo popolo, quando Mosè scese dal monte Sinai con le Tavole della legge, i dieci comandamenti.

L’attesa del popolo era diventata lunga, troppo lunga, snervante, e il popolo si convinse che Mosè, salito sul Monte, non sarebbe più tornato e che si fossero sbagliati circa l’identità di quel Dio che li aveva liberati dall’Egitto dove erano stati schiavi per 400 anni. Così, costruirono un dio da onorare e dal quale farsi accompagnare verso il lungo cammino che li attendeva: un vitello d’oro.

A noi fa sorridere tutto questo, è davvero singolare, quanto contraddittorio, che la fiducia di un popolo fosse riposta sulla figura di un animale.

Ciò vuole semplicemente indicare a quale punto di stoltezza e stupidità possa arrivare l’essere umano riguardo alla sua fedeltà verso chi gli ha fatto del bene, a chi lo ha salvato, verso chi deve riconoscenza e amicizia.

Mosè rompe le Tavole della legge perché reputa che, a questo punto, la fedeltà a Dio e di Dio sia compromessa, che si sia rotto il forte cordone che teneva legato il popolo a Dio.

Testo della predicazione: Efesini 5,15-21

Guardate dunque con diligenza a come vi comportate; non da stolti, ma da saggi; ricuperando il tempo perché i giorni sono malvagi. Perciò non agite con leggerezza, ma cercate di ben capire quale sia la volontà del Signore. Non ubriacatevi! Il vino porta alla dissolutezza. Ma siate ricolmi di Spirito, parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore; ringraziando continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo; sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo.

Sermone

     Cari fratelli e care sorelle, alle orecchie di un protestante suonano un po’ sospette le parole dell’autore della lettera agli Efesini, perché sembra voglia dare indicazioni moralistiche che non siano conseguenza della propria coscienza e della propria libertà.

     In fondo questa lettera, probabilmente una circolare a cui ogni chiesa dell’Asia minore metteva la propria intestazione, è stata scritta per esortare i credenti a non perdersi nei modi di essere e di fare della realtà sociale dell’epoca: l’autore parla di “giorni malvagi” e invita i credenti a un’etica di coerenza con la propria fede, anche quando diventa difficile, proprio per far fronte a momenti faticosi della vita.

     Si tratta di tempi difficili, malvagi, perché dominati dal male, colpiti dalla violenza, dalla disonestà, dalla cattiveria e dall’immoralità. Alcuni credenti non si ponevano alcun problema sulla loro doppia morale, per la quale nella chiesa erano onesti e fuori disonesti, cioè, come tutti gli altri. Oggigiorno, quando un politico è accusato di corruzione si difende dicendo che “così fan tutti”, che è normale. Ecco, questi credenti che si comportavano in questo modo si adeguavano al tempo della malvagità, a quello dell’ingiustizia sociale.

     Per questo, nella lettera agli Efesini vi è un richiamo alla saggezza e all’intelligenza, il richiamo di rifuggire la stoltezza e la stupidità.

Testo della predicazione: Genesi 9,8-16

«Dio parlò a Noè e ai suoi figli con lui dicendo: «Quanto a me, ecco, stabilisco il mio patto con voi, con i vostri discendenti dopo di voi e con tutti gli esseri viventi che sono con voi: uccelli, bestiame e tutti gli animali della terra con voi; da tutti quelli che sono usciti dall'arca, a tutti gli animali della terra. Io stabilisco il mio patto con voi; nessun essere vivente sarà più sterminato dalle acque del diluvio e non ci sarà più diluvio per distruggere la terra». Dio disse: «Ecco il segno del patto che io faccio tra me e voi e tutti gli esseri viventi che sono con voi, per tutte le generazioni future. Io pongo il mio arco nella nuvola e servirà di segno del patto fra me e la terra. Avverrà che quando avrò raccolto delle nuvole al di sopra della terra, l'arco apparirà nelle nuvole; io mi ricorderò del mio patto fra me e voi e ogni essere vivente di ogni specie, e le acque non diventeranno più un diluvio per distruggere ogni essere vivente. L'arco dunque sarà nelle nuvole e io lo guarderò per ricordarmi del patto perpetuo fra Dio e ogni essere vivente, di qualunque specie che è sulla terra».

Sermone

Care sorelle e cari fratelli, cari bambini e bambine della scuola domenicale, tutti noi ci aspettiamo una punizione dopo aver sbagliato, dopo aver fatto un guaio veramente grosso.

Cari bambini/e, i vostri genitori non sono sempre molto contenti quando disubbidite loro o quando, per esempio, giocando a palla in casa, rompete un prezioso vaso cinese o qualcos’altro di importante, o il vetro di una finestra. Anche voi vi sentite dispiaciuti se quando, a causa della vostra disubbidienza, succede un grosso guaio a cui i vostri genitori devono rimediare.

Cosa fanno tutti i genitori per insegnarvi che quello che avete fatto è sbagliato? Vi puniscono! E la loro punizione consiste sempre nel fare (o ricevere) qualcosa che non vi piace, vero?

Ecco, il racconto della Bibbia che abbiamo ascoltato parla di una punizione: le persone erano diventate molto cattive, malvagie, violente gli uni contro gli altri. Se eri in casa venivano i ladri, se camminavi per strada ti scippavano la borsa, non si trovava lavoro e la gente non aveva i soldi per pagare le tasse sempre più alte, e diventava sempre più cattiva e violenta. Ma queste sono cose di altri tempi?! Oggi non è più così!?

Testo della predicazione: Ebrei 13,15-16

«Per mezzo di Gesù, dunque, offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode: cioè, il frutto di labbra che confessano il suo nome. Non dimenticate poi di esercitare la beneficenza e di mettere in comune ciò che avete; perché è di tali sacrifici che Dio si compiace».

Sermone

Care sorelle e cari fratelli, se a ciascuno di voi domandassi quanti sacrifici ha compito nel passato o continua a compiere, mi farebbe un elenco molto lungo: sacrifici nei confronti dei figli, sacrifici a motivo di un lavoro molto duro, magari per mettere da parte qualcosa per un progetto come una casa, un viaggio; ma ci sono anche sacrifici a causa della mancanza di lavoro, sacrifici per chi studia una materia difficile ma necessario per il proprio futuro, ecc… Nella vita, i sacrifici sono proprio tanti e diversi.

L’autore della lettera agli Ebrei scrive una lunga predicazione, molto densa di contenuti, perché intende incoraggiare i credenti che facevano molti sacrifici incontrando prove e difficoltà di ogni genere: dalle persecuzioni, al dover compiere scelte teologiche difficili a motivo di interpretazioni differenti circa l’Antico testamento, Gesù Cristo stesso, l’etica…

Ogni credente immagina che, a partire dalla propria fede, possa vivere in pace e nella serenità, mentre gli ascoltatori del nostro predicatore erano persone deluse e amareggiate a motivo di una vita difficile.

Il predicatore cerca di far penetrare la Parola di Dio nel cuore e nell’anima dei credenti, spiega il contenuto dell’Antico Testamento, rivela che esso è la prefigurazione di un nuovo Patto che Dio ha compiuto attraverso il suo figlio, Gesù.

Testo della predicazione: Matteo 21,28-32

«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si avvicinò al primo e gli disse: "Figliolo, va' a lavorare nella vigna oggi". Ed egli rispose: "Vado, signore"; ma non vi andò. Il padre si avvicinò al secondo e gli disse la stessa cosa. Egli rispose: "Non ne ho voglia"; ma poi, pentitosi, vi andò. Quale dei due fece la volontà del padre?» Essi gli dissero: «L'ultimo». E Gesù a loro: «Io vi dico in verità: I pubblicani e le prostitute entrano prima di voi nel regno di Dio. Poiché Giovanni è venuto a voi per la via della giustizia, e voi non gli avete creduto; ma i pubblicani e le prostitute gli hanno creduto; e voi, che avete visto questo, non vi siete pentiti neppure dopo per credere a lui».

Sermone

Cari fratelli e care sorelle, l’ascolto della parabola di Gesù, per certi versi, ci fa andare indietro nel tempo quando ricevevamo ordini dai genitori, dagli insegnati a scuola, o comunque, dai grandi, dagli adulti. Questa condizione con il tempo stanca e arriva dunque il tempo in cui rispondiamo: «Sono adulto e vaccinato, scelgo io cosa fare».

I figli della parabola che Gesù racconta, sono già adulti, e probabilmente stufi di sentirsi dare degli ordini. Ma c’è una differenza tra i due: il primo dice di sì, ma in fondo non ha a cuore la vigna, non gli interessa, anche se sa che la vigna ha bisogno di cure, e perché no, anche di passione, di affetto. Dice sì, forse per rispetto dovuto nei confronti del padre.

Il secondo figlio dice di no. Accade a volte, quando abbiamo a cuore qualcuno o qualcosa, che l’incoraggiamento da parte di altri a perdercene cura, sia un mancato riconoscimento del nostro amore e del nostro impegno per ciò che abbiamo a cuore. Allora, ci irrigidiamo.

Anche cercando di capire in profondità la motivazione che induce i due fratelli a dare risposte così diverse, Gesù non se ne prende cura, espone una parabola invitando a identificarsi con l’uno o con l’altro figlio rispetto alla volontà di Dio.

 

Domenica, 07 Settembre 2014 11:05

Sermone di domenica 7 settembre 2014 (Isaia 54,2)

Testo della predicazione: Isaia 54,2

«Allarga il luogo della tua tenda, si spieghino i teli della tua abitazione, senza risparmio; allunga i tuoi cordami, rafforza i tuoi picchetti!».

Sermone

Care sorelle e cari fratelli, è un momento storico importante quello che sta attraversando Israele quando questa profezia è annunziata. Israele sta tornado da un lungo periodo di cattività, la deportazione in terra straniera, in Babilonia; il re Nabucodonosor ha distrutto il piccolo regno di Israele, Gerusalemme, il tempio costruito dal re Salomone, le terre.

Ma ora, dopo 50 anni di sofferenze, di solitudine e di assenza di Dio, il profeta Isaia annuncia la liberazione e il ritorno nella terra che Dio aveva promesso ad Abramo.

La predicazione diventa una predicazione non di giudizio e di condanna, ma promessa di perdono e di riconciliazione con Dio.

Il profeta invita a gioire, a rallegrarsi dell’opera di Dio, del suo amore verso tutte le sue creature. L’esortazione del profeta è tanto intensa e sentita che prende una forma poetica con cui egli descrive le benedizioni che il Signore sta per donare.

Prima, il popolo in cattività, aveva perso le speranze, aveva lottato, ma nulla era accaduto, aveva cercato di rialzarsi con tutte le forze di cui poteva disporre. Ma non ce l’aveva fatta.

Ora il profeta annuncia un cambiamento: «Per un breve istante ti ho abbandonato, ma con immensa compassione di raccoglierò… con amore eterno avrò cura di te».

Testo della predicazione: Romani 12,1-2

Vi esorto, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.

Sermone

Care sorelle e cari fratelli, nei due versetti che abbiamo udito dalla lettera ai Romani, l'apostolo Paolo opera una rivoluzione copernicana all'interno del Cristianesimo.

L'apostolo incoraggia la comunità dei credenti di Roma e, sebbene l'esortazione abbia una sapore autorevole, è fatta in nome della "misericordia di Dio"; perciò l'apostolo invita i credenti a «offrire i loro corpi in sacrificio vivente ...quale culto spirituale a Dio». Ed è proprio il caso di sottolinearlo "culto spirituale" perché, in effetti, l’apostolo sta operando un’abolizione di antiche concezioni che separavano nettamente il sacro dal profano. Gli antichi riti erano eseguiti proprio a motivo di questa netta divisione tra gli umani e il dio. Lo stesso rito, anche in Israele, serviva a purificare il corpo di chi si presentava al cospetto di Dio. Una persona che aveva peccato non poteva apparire davanti alla santità di Dio.

Ora, invece, Paolo invita a offrire proprio quel corpo umano come sacrificio, quel corpo che rappresentava tutto il contrario del sacro, tutta l'impurità e la corruzione umana, tutto il degrado e il peccato in cui era piombato l’essere umano per la sua disubbidienza che leggiamo fin dalle prime pagine della Bibbia.

Testo della predicazione: Romani 11,25-32

«Fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi: un indurimento si è prodotto in una parte d'Israele, finché non sia entrata la totalità degli stranieri; e tutto Israele sarà salvato, così come è scritto: «Il liberatore verrà da Sion. Egli allontanerà da Giacobbe l'empietà; e questo sarà il mio patto con loro, quando toglierò via i loro peccati». Per quanto concerne il vangelo, essi sono nemici per causa vostra; ma per quanto concerne l'elezione, sono amati a causa dei loro padri; perché i carismi e la vocazione di Dio sono irrevocabili. Come in passato voi siete stati disubbidienti a Dio, e ora avete ottenuto misericordia per la loro disubbidienza, così anch'essi sono stati ora disubbidienti, affinché, per la misericordia a voi usata, ottengano anch'essi misericordia. Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disubbidienza per far misericordia a tutti».

Sermone

Cari fratelli e sorelle, questo brano biblico che ci propone il nostro lezionario “Un giorno, una Parola”, è la conclusione di un discorso che l’apostolo Paolo inizia due capitoli prima. La riflessione dell’apostolo riguarda il rapporto fra Israele e quella parte di Cristianesimo proveniente dal mondo pagano.

     L’apostolo esordisce spiegando che i credenti sono davanti a un mistero che Dio ha rivelato all’apostolo ed egli, ora, lo rivela a sua volta.

     La domanda che i cristiani di Roma si ponevano era la seguente: «Israele che non ha riconosciuto Gesù come Figlio di Dio e come Messia, è stato estromesso dalla salvezza?». Ogni risposta avrebbe generato altre domande. Se si risponde di sì, che Israele è fuori dalla salvezza, allora l’elezione che Dio ha dato a Israele, appunto come popolo eletto privilegiato, passa ora ai cristiani, essi diventerebbero il popolo eletto, il nuovo Israele e Dio avrebbe rinnegato il vecchio Israele. Se si risponde di no, che Israele è il popolo di Dio eletto, allora che ruolo avrebbero i cristiani nel progetto di Dio? Non potrebbero essere loro fuori dalla salvezza?

     Il mistero di Dio che l’apostolo svela è il seguente: Dio ha progettato l’indurimento del cuore d’Israele per salvare i pagani, coloro che non sono ebrei, che non hanno una tradizione di conoscenza di Dio e della sua Parola.