Testo della predicazione: Luca 22,21-27
«Ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me sulla tavola. Perché il Figlio dell'uomo, certo, se ne va, come è stabilito; ma guai a quell'uomo per mezzo del quale egli è tradito!» Ed essi cominciarono a domandarsi gli uni gli altri chi sarebbe mai, tra di loro, a far questo. Fra di loro nacque anche una contesa: chi di essi fosse considerato il più grande. Ma egli disse loro: «I re delle nazioni le signoreggiano, e quelli che le sottomettono al loro dominio sono chiamati benefattori. Ma per voi non dev'essere così; anzi il più grande tra di voi sia come il più piccolo, e chi governa come colui che serve. Perché, chi è più grande, colui che è a tavola oppure colui che serve? Non è forse colui che è a tavola? Ma io sono in mezzo a voi come colui che serve».
Sermone
Care sorelle e cari fratelli, oggi è la domenica della diaconia ed è stato proposto alle nostre chiese di riflettere su questo brano dell’evangelista Luca che parla di servizio, di diaconia, appunto.
L’evangelista Luca pone questo passo subito dopo l’ultima Cena, è un discorso di addio rivolto a suoi discepoli, ma è anche un dialogo con loro. Gesù rivela il tradimento di Giuda e la propria morte; d’altra parte durante l’ultima Cena lo aveva già rivelato. È l’annuncio del tradimento da parte di uno dei discepoli che scatena la domanda esistenziale: chi sarà quello, tra noi, a tradire il Maestro?
«Sei forse tu? No! Semmai sarai tu a tradire il Maestro e tutti noi!». Non dev’essere stato facile sentirsi accusati o soltanto sospettati di tradimento. Ma questa contesa porta i discepoli a domandarsi chi, tra loro, sarebbe stato il più grande, il più importante, che così sarebbe stato scartato come sospettato di tradire il Signore.
Gesù interviene all’interno di questa contesa per spiegare il senso dell’essere grandi, quale dovrebbe, davvero, essere il ruolo delle persone importanti, dei re, dei governati; quello di Gesù stesso, quindi, quello dei suoi discepoli e, oggi, il ruolo della Chiesa.
L’evangelista Luca, sottolinea, intanto, che la Chiesa non è mai al riparo dai tradimenti, dalle infedeltà, dai voltafaccia nei confronti del Signore. L’interrogarsi reciprocamente è la domanda che sempre la chiesa deve porsi: sono fedele a Cristo o a me stessa?