Testo della predicazione: I Corinzi 9,16-23
Perché se evangelizzo, non debbo vantarmi, poiché necessità me n'è imposta; e guai a me, se non evangelizzo! Se lo faccio volenterosamente, ne ho ricompensa; ma se non lo faccio volenterosamente è sempre un'amministrazione che mi è affidata. Qual è dunque la mia ricompensa? Questa: che annunciando il vangelo, io offra il vangelo gratuitamente, senza valermi del diritto che il vangelo mi dà. Poiché, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero; con i Giudei, mi sono fatto giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge, mi sono fatto come uno che è sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli che sono sotto la legge; con quelli che sono senza legge, mi sono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge di Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge. Con i deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli; mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni. E faccio tutto per il vangelo, al fine di esserne partecipe insieme ad altri.
Sermone
Care sorelle, cari fratelli,
scelta o costrizione? Siamo qui per una libera scelta o perché ci sentiamo obbligati? Oggi se ponessi così l'alternativa e dovessimo esprimerci per alzata di mano, ci schiereremmo dalla parte della libera scelta.
Non è il precetto domenicale, non è il mio senso del dovere, non è un obbligo che mi ha portato qui, ma liberamente ho scelto di essere qui. Secoli di “oppressione religiosa”, di una religione di precetti ed obblighi ci fanno dire con forza: liberamente scelgo, nessuno mi può costringere. A lungo andare però questa legittima affermazione della libertà di scelta finisce per diventare la nostra fragilità. La libertà diventa un atto puro e ideale e nel concreto si traduce così: sono qui perché oggi mi prendeva bene, sono qui perché io sono di chiesa, non vado in chiesa perché ho altro da fare. Nella pur legittima libera scelta, la mia persona con le sue decisioni, diventa il centro di ogni cosa e alla fine posso anche dire: come siamo bravi a fare le scelte giuste. Come sono bravi coloro che utilizzano la libertà per fare le scelte giuste. Siamo proprio persone di buona volontà.
Lo dice anche Paolo: se il mio impegno di apostolo è una questione di buona volontà è giusto che io sia ricompensato e anche elogiato. Nel caso di Paolo la questione era letteralmente essere mantenuto dalle chiese dove predicava. Ma continua Paolo il mio impegno di apostolo, di annunciatore della buona notizia non è una questione di buona volontà, per me è un obbligo, una costrizione (letteralmente, un destino). Avete presente lo schiavo che alcuni di voi hanno in casa? A lui affidate dei compiti che deve svolgere, non sceglie di svolgerli. Ecco il mio apostolato, lo leggo così. Non ho scelto io di viaggiare per il mediterraneo predicando e mantenendomi con il mio lavoro di tessitore. L'orizzonte delle mie scelte, quello che potevo immaginare secondo la mia educazione e la mia storia personale, era fare il tessitore ed essere un buon ebreo. Poi è arrivata una forza irresistibile, la buona notizia che mi ha cambiato i piani. Devo fare quel che faccio perché mi muove la forza della buona notizia che viene da Dio.